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Tassi Euro | Villeroy dice che tutto è possibile

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Continua la passerella di banchieri centrali e di membri di BCE sulle principali testate giornalistiche del continente. Nella giornata di ieri è toccato a François Villeroy de Galhau, che ha aggiunto – se possibile – ulteriore confusione riguardo quelli che potranno essere i prossimi passi di BCE per quanto concerne i tassi di interesse. Secondo il membro francese di BCE, ogni momento potrebbe essere quello giusto per avviare i primi tagli a tassi di interesse che invece, almeno secondo Christine Lagarde, torneranno a essere argomento di discussione dalle parti di Francoforte soltanto a metà anno.

Continua dunque il profluvio di opinioni personali delle quali però si dovrà tenere necessariamente conto, perché saranno per l’appunto le opinioni personali a indirizzare le prossime scelte della banca centrale che governa la seconda valuta – per importanza sui mercati del Forex – e che si trova a fronteggiare il rischio concreto di una recessione. Rischio forse più concreto che negli Stati Uniti.

Nell’area euro non tutti sono d’accordo con Christine Lagarde

Christine Lagarde era stata netta: prima di metà anno non si discuterà di tagli ai tassi di interesse. Lo hanno detto i più vicini alla governatrice della Banca Centrale Europea in quel di Davos. Lo aveva ripetuto la stessa Lagarde durante la conferenza stampa di rito successiva ad ogni decisione sui tassi. I mercati si sono mostrati essere in forte disaccordo, prezzando già ampiamente un taglio dei tassi già in aprile. E ora, a complicare la discussione che tiene banco sia in BCE sia tra gli operatori di mercato.

Alla confusione si aggiunge la voce, anche questa in dissonanza con il coro che è arrivato fino ad oggi di BCE, di François Villeroy de Galhau. Secondo il governatore della Banca di Francia, qualunque appuntamento nel corso del 2024, in BCE, potrebbe essere quello giusto. Ha affermato che il taglio dei tassi avverrà durante il 2024 – e questo non sarà una notizia per nessuno – mentre non si ha certezza sul quando sarà il caso di operare. Un tono però piuttosto dovish che segnala come almeno una parte di sentiment ai piani alti della politica monetaria dell’area euro. Questo a poche ore dall’ultima uscita pubblica anche di Martins Kazaks, dagli atteggiamenti e dai toni assolutamente lontani.

Se per Kazaks infatti il principale rischio è quello, per BCE, di tagliare i tassi troppo presto e così offrire una sponda ad un possibile recupero dell’inflazione, per Villeroy la questione è opposta: il rischio sarebbe quello di rimanere in territorio restrittivo troppo al lungo, creando così ulteriore pressione su un’economia, quella dell’area euro, che appare già in importante difficoltà.

L’inflazione però continua a far paura a Francoforte

Complici anche le recenti tensioni geopolitiche e l’impossibilità di tornare alla normalità a Suez sul breve periodo, le autorità politiche e monetarie dell’Unione continueranno con un atteggiamento prudente nei confronti dell’inflazione. Il rischio che ennesime imprevedibili difficoltà che impattano sul costo finale delle merci possano tornare a aiutare l’inflazione. Una situazione che sarà da tenere sotto osservazione nel corso delle prossime settimane.

Fino al prossimo incontro di BCE per decidere le politiche monetarie e più in senso stretto i tassi di interesse, continuerà l’alternarsi di opinioni, anche in aperto contrasto l’un l’altra. Una confusione che i mercati eviterebbero di buon grado e che però sono necessari all’interno di organi che sono comunque collegiali. Difficile però per il momento valutare chi riuscirà a prevalere, se le colombe che guardano alle condizioni dell’economia di breve o le aquile che non vogliono correre rischi di alcun tipo per quanto riguarda il percorso di ritorno al target del 2%. I più cinici sottolineano come sarà probabilmente Washington, anche in questo caso, a fare scuola.

Difficile però per il momento valutare chi riuscirà a prevalere, se le colombe che guardano alle condizioni dell’economia di breve o le aquile che non vogliono correre rischi di alcun tipo per quanto riguarda il percorso di ritorno al target del 2%. I più cinici sottolineano come sarà probabilmente Washington, anche in questo caso, a fare scuola.

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