Un altro invito alla calma. Questa volta a parlare non è Christine Lagarde, ma Martins Kazaks, che fa parte del consiglio di governance della Banca Centrale Europea e che, come i colleghi, sta cercando di comunicare a mercati e cittadini la necessità di stringere i denti, ancora per qualche mese, sui tassi di interesse. Il rischio, ha affermato in un’intervista per Bloomberg TV, è quello paventato da quasi tutte le banche centrali che si trovano a combattere l’inflazione: è il rischio di tagliare troppo presto e per questo motivo di offrire il campo ad un rimbalzo dei prezzi.
Un rischio che BCE, stando almeno alle dichiarazioni pubbliche dei dirigenti dell’istituto, non sembra essere disposta a voler correre, mentre dall’economia arriverebbero segnali sì di segno non sempre uguale, ma comunque peggiori delle precedenti della stessa BCE. Sarà, come abbiamo già commentato più volte su queste pagine, un complesso gioco di equilibri nel quale la preparazione dei mercati, anche tramite effetto annuncio, continuerà ad essere una delle questioni principali per BCE.
Meglio aspettare: questo è il mantra di BCE
Non che sia una novità per chi ha seguito da vicino le ultime dichiarazioni della Banca Centrale Europea e dei suoi membri più importanti. La BCE preferisce infatti giocare d’attesa, non ritenendo che la guerra all’inflazione sia stata vinta e prevedendo un ritorno in target al 2% soltanto nel 2025. Di questo avviso è anche Martins Kazaks, lettone in forza al consiglio di governance della banca centrale che gestisce l’area euro, che ha confermato a Bloomberg TV la necessità di portare pazienza e di muoversi soltanto dopo che sarà chiara la possibilità di un ritorno in target concreta.
Sarebbe ben peggiore, ha affermato a Bloomberg TV, anticipare eventuali tagli ai tassi per poi trovarsi, come negli anni ’70 e negli anni ’80, a fronteggiare un’inflazione ben peggiore e che grazie a politiche monetarie di nuovo espansive troverebbe una base d’appoggio per tornare su livelli intollerabili per le banche centrali e per le economie.
Tutto questo mentre BCE soltanto ieri ha confermato che i tassi, per questa tornata, rimarranno fermi, indicando indirettamente che comunque, almeno per questo ciclo, i rialzi sono definitivamente alle spalle.
Sono alle spalle potenziali rialzi, ma non sono alle spalle i problemi che Francoforte si trova ad affrontare: i mercati infatti sembrano essere di avviso diverso e prezzano già tagli per il prossimo aprile, in anticipo di almeno 2 mesi rispetto a quanto ha annunciato BCE.
Preoccupazioni per i salari
In senso inverso rispetto a quello del comune sentire: la principale preoccupazione oggi per i quadri di BCE è che un aumento dei salari e un mercato del lavoro generalmente molto forte finisca per spingere ulteriormente l’inflazione in alto, dopo il rimbalzo fatto registrare dagli ultimi dati. Per quanto il mandato di BCE comprenda sia la ricerca della stabilità dei prezzi sia quello della massima occupazione, è questa la preoccupazione principale di Francoforte. Preoccupazione che potrebbe essere almeno in parte contenuta da un rallentamento dell’andamento delle economie che compongono l’area euro. Rallentamento che è stato già registrato ma che non è chiaro se sia sufficiente o meno.
Cosa ricordata anche da Bostjan Vasle, governatore della banca centrale della Slovenia, che segnala come la crescita dei salari che si sta facendo registrare in Europa sia ancora troppo alta rispetto a quanto serve per tornare al 2% dell’inflazione. Tutto questo mentre la recessione è una possibilità concreta e mentre le banche centrali continuano ad affrontare una situazione che ritengono unica e mai vista prima.