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Tokyo rivendica indipendenza dagli USA. Parla Masato Kanda: pronti a intervenire quando vogliamo
Continuano gli attriti tra Tokyo e Washington. Pochi giorni fa Janet Yellen, pur non citando direttamente le massime autorità monetarie del Giappone, aveva lanciato un avviso riguardo i supposti interventi di BoJ a tutela del valore dello yen. I mercati, parafrasiamo quanto affermato da Janet Yellen, esistono proprio per questo tipo di situazioni – e ulteriori invertenti non sarebbero stati tollerati di buon grado. Una dichiarazione che ha avuto un effetto annuncio importante, rinforzando il sentiment ribassista sullo yen. I mercati, d’altronde, hanno interpretato il messaggio di Yellen nel peggior modo possibile, almeno per il valore dello yen: Washington si sarebbe dimostrata chiaramente contraria a ulteriori interventi. Cosa che avrebbe dovuto tenere a freno appunto le velleità giapponesi di governare il mercato del cambio con forti vendite di valuta straniera.
Mentre la situazione sembrava a tutti giunta al capolinea, poche ore fa è intervenuto Masato Kanda, che è vice ministro alle Finanze con delega per le questioni internazionali. Kanda ha ricordato al mondo che in realtà Bank of Japan e più in generale le massime autorità monetarie del Paese del Sol Levante continueranno a fare quanto preferiscono e quanto necessario per combattere la speculazione.
Washington e Tokyo ai ferri corti? Il forex diventa ancora più politico
Il recente incontro tra il primo ministro giapponese Fumio Kishida e il governatore di Bank of Japan Kazuo Ueda era stato un segnale anticipatorio di quanto poi si sarebbe verificato oggi. O di quanto comunque è stato ventilato da Masato Kanda: la questione della tutela dello yen è diventata politica, con il Giappone che desidererebbe maggiore libertà di azione, dopo aver raccolto poco dalle lamentele in seno al G7.
Proprio al G7 avevano fatto riferimento le autorità americane nell’indicare il patto, tacito, di limitare gli interventi a mercato per quanto riguarda le valute a quando estremamente necessari. Situazione di necessità che almeno dall’altro capo del mondo, ovvero a Washington, nessuno sembrerebbe ravvisare, almeno nella misura in cui appunto garantirebbe interventi diretti da parte delle autorità giapponesi.
Masato Kanda è stato però piuttosto netto. Netto in termini che nessuno sentiva più da Bank of Japan e dal governo giapponese da tempo, anche quando in passato vi è stata la necessità di spaventare gli short sullo yen. Questione politica che indica dunque che Tokyo potrebbe comunque forzare la mano, nonostante le raccomandazioni arrivate da Janet Yellen. Raccomandazioni che rimarranno – forse – lettera morta.
Curioso il fatto che nonostante ci sia stato spazio per una dichiarazione di indipendenza di BoJ e del Giappone di questo tipo, Kanda non abbia comunque confermato i due interventi che i mercati ritengono certi e che si sono consumati nel corso della scorsa settimana.
Il cambio USD/JPY ha ripreso a correre
Dopo la forte correzione innescata dai supposti interventi di Bank of Japan, il cambio USD/JPY ha comunque ripreso a correre. Nel momento in cui scriviamo è stata superata di nuovo quota 156, che un tempo era una delle soglie che avrebbero richiesto un intervento da parte di BoJ.
Soglia che ora sembrerebbe essersi alzata di parecchio: il primo degli ultimi 2 interventi di BoJ è arrivato con il cambio bel al di sopra dei 160. E chissà se non si dovrà attendere ancora una volta di rivedere certi livelli prima di un intervento.
La situazione rimane comunque molto tesa. E come anticipato da diversi analisti – e anche da chi vi scrive – i due interventi supposti di BoJ non hanno cambiato i fondamentali: lo yen è e rimarrà debole, in virtù principalmente di differenze tra i tassi di Washington e Tokyo per ora incolmabili sul breve periodo.