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Uber lancia moto elettriche in Kenya, primo test in Africa
Uber ha annunciato l’inizio di un nuovo progetto in Africa, paese dove la società opera con successo ormai da anni. Il suo principale mercato è quello del Kenya, dove Uber opera attualmente -attraverso i suoi riders- una flotta di circa 30.000 moto-taxi. I moto-taxi sono la soluzione preferita per gli spostamenti dagli utenti di Uber in Africa, essendo le strade spesso congestionate e con il servizio che costa appena una frazione rispetto a quello con spostamenti in auto. La novità riguarda l’introduzione, proprio in Kenya, di un nuovo servizio esclusivamente operante con moto elettriche. Sarà la stessa azienda a metterle a disposizione, in un cambio di direzione rispetto alla versione tradizionale del servizio che prevede la partecipazione degli autisti con i loro stessi veicoli.
Attualmente il continente africano, secondo le stime delle Nazioni Unite, rappresenta appena il 3% delle emissioni globali di CO2. Al tempo stesso, anche per mancanza di risorse con cui far fronte alla situazione, è una delle aree del mondo che patisce le conseguenze più evidenti del cambiamento climatico. Secondo uno studio pubblicato lo scorso anno dalla Climate Policy Initiative evidenzia che attualmente l’Africa riceve circa il 12% dei fondi necessari per combattere gli effetti del cambiamento climatico: nel 2020 ha ricevuto appena $29.5 miliardi, contro i 250 miliardi di dollari stimati per riuscire a intervenire per tempo su rischi come siccità, inondazioni e mancati raccolti. Il Kenya, che si appresta a ospitare l’African Climate Summit la prossima settimana, è una delle nazioni che si stanno impegnando di più in questa direzione.
Iniziativa che presto potrebbe essere ripetuta
Si tratta del primo esperimento condotto da Uber in termini di mobilità elettrica in Africa, e in generale si tratta di un servizio ancora inesistente nella regione sub-sahariana. La società sta cercando di raggiungere la neutralità climatica entro il 2040, e una parte importante di questo progetto prevede proprio l’elettrificazione della gamma di veicoli che Uber offre ai suoi utenti. Kagiso Khaole, direttore generale di Uber per la regione sub-sahariana, ha svelato che i piani della società sono più ambiziosi di quanto si potrebbe pensare. Anche se Uber ha ufficialmente annunciato solo questo primo progetto in Kenya, Khaole ha già dichiarato che questa iniziativa potrebbe essere presto seguita da un “possibile annuncio” che riguarderà il resto dei mercati africani. Attualmente Uber è presente in diverse aree a sud del deserto del Sahara tra cui Nigeria, Costa d’Avorio, Ghana, Uganda e Sud Africa.
Il nuovo prodotto presentato si chiama Uber Boda Boda, giocando su un nome con cui vengono identificati i moto-taxi in Africa. La società ha annunciato che si attende un calo del 30-35% nei costi operativi, con benefici per Uber e per i suoi clienti: questi ultimi pagheranno il 15-20% in meno rispetto a un normale moto-taxi non elettrico, mentre il resto del margine andrà direttamente a Uber. Khaole ha anche sottolineato che le nuove moto elettriche potranno offrire un servizio migliore ai consumatori, con meno vibrazioni e meno rumore. Approfittando di questa nuova opportunità, alcuni operatori locali hanno anche iniziato a installare delle stazioni per il cambio delle batterie nelle strade di Nairobi, permettendo ai conducenti di rifornirsi di energia in un modo più rapido rispetto alla classica ricarica del veicolo.
Il Kenya guida il fronte della sostenibilità in Africa
Il Kenya continua a essere al centro delle iniziative che riguardano la sostenibilità, soprattutto nella parte sub-sahariana dell’Africa. La nazione alimenta il proprio fabbisogno energetico al 90% da fonti rinnovabili, in gran parte grazie alla sua favorevole posizione geografica. Il Kenya si trova lungo la Rift Valley, una zona geotermicamente molto attiva che permette alla nazione di produrre oltre il 40% della propria energia da questa fonte -soprattutto grazie alla centrale di Olkaria-. Inoltre il paese è attraversato da diversi fiumi di grossa portata, tra cui il Tana dove è stata costruita una delle più importanti centrali idroelettriche africane. Il governo kenyota ha addirittura fissato l’obiettivo di produrre il 100% della propria energia da fonti rinnovabili entro il 2030, anticipando di gran lunga le economie avanzate. Con le recenti iniziative per finanziare la transizione ecologica nei paesi emergenti da parte delle nazioni sviluppate, è un momento particolarmente caldo per le discussioni in materia.
La prossima settimana Nairobi ospiterà anche il summit internazionale delle nazioni africane legato all’ambiente e al cambiamento climatico. Sembra dunque che la decisione di Uber sia stata annunciata in un momento particolarmente sensibile per l’argomento. Si è già iniziato a parlare di quali saranno i temi da affrontare nel corso del summit, e si prevede soprattutto che venga dato un largo spazio ai modi per attirare investimenti da parte di altre nazioni. Soipan Tuya, Ministro dell’Ambiente kenyota, ha spiegato che intende cambiare la narrativa: mostrare al mondo l’Africa come un paese capace di attirare investimenti equi ma anche redditizi, che possano aiutare il mondo a combattere la sfida del cambiamento climatico. Ci si aspetta che arrivino migliaia di delegati dalle altre nazioni africane, e che a Nairobi vengano annunciati affari per un volume possibilmente vicino al miliardo di dollari.