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USA-Emirati: asse da $17 mld per agricoltura sostenibile
Si rafforza l’asse tra Washington e Dubai per l’agricoltura sostenibile, che vede gli Stati Uniti collaborare proattivamente con gli Emirati Arabi per finanziare grandi progetti nell’ambito dell’agricoltura biologica, dell’allevamento sostenibile e della produzione di energia dalle biomasse agricole. Si arriva ora a impegni totali per $17 miliardi, in aumento di 4 miliardi di dollari rispetto all’ultimo incontro avuto tra le due parti a maggio. L’iniziativa esiste dal 2021 e, da quel momento, ha già contribuito a finanziare 80 grandi progetti e ha raccolto le adesioni spontanee di grande imprese private come Google e Bunge.
Il settore agricolo, insieme a tutta la filiera della produzione di alimenti, contribuisce per circa un terzo alle emissioni totali di gas serra dovute all’attività dell’uomo. A essere sotto accusa sono soprattutto i grandi allevamenti e le esportazioni che richiedono trasporti accelerati via aereo, un problema che si mischia con quello della sostenibilità dei trasporti. Non a caso si prevedono grandi cambiamenti nell’equilibrio dell’agricoltura europea e delle altre nazioni del mondo, con sempre più allevamenti e vigneti che vengono eliminati per fare spazio a soia e legumi.
In due per un impatto mondiale
Emirati Arabi e Stati Uniti hanno iniziato questa collaborazione al COP 26 di Glasgow, e da quel momento hanno continuato a contribuire con nuovi investimenti al progetto battezzato Agricolture Innovation Mission for Climate. L’obiettivo non è quello di realizzare progetti localizzati di agricoltura sostenibile, ma più che altro quello di avere un impatto globale che nasca da un finanziamento a due parti. A ricevere i fondi sono soprattutto grandi progetti di ricerca in ambito delle colture vegetali ad alto tenore proteico, del recupero degli scarti prodotti dalla filiera alimentare e soprattutto delle tecniche di agricoltura sostenibile. Tanta ricerca, dunque, ma rivolta ad avere risvolti pratici anziché puri obiettivi scientifici. Questo know-how viene poi condiviso con gli altri membri delle Nazioni Unite, affinché possano beneficiarne a loro volta.
Il Segretario dell’Agricoltura statunitense, Tom Vilsack, ha definito questo nuovo impegno ad aumentare i finanziamenti dell’Agricolture Innovation Mission for Climate come una partnership in grado di accelerare l’adozione di “processi trasformativi” per l’industria alimentare e importante per assicurare la sicurezza alimentare in ogni parte del mondo. Attualmente $12 miliardi sono stati direttamente investiti da enti governativi, ma ben $5 miliardi sono già arrivati dalla partecipazione volontaria di grandi attori privati. In totale, con i nuovi fondi annunciati oggi verranno finanziati 27 progetti di ogni dimensione: si va da piccoli esperimenti finanziati per $150.000 fino a enormi impegni da oltre $500 milioni in finanziamenti.
Almeno sull’agricoltura si concorda
Il COP 28 di quest’anno continua a essere segnato da distanze enormi tra le posizioni dei partecipanti, soprattutto per quanto riguarda la transizione verso una nuova economia priva di combustibili fossili. Quantomeno sull’importanza di abbattere le emissioni nella filiera agroalimentare, però, tutti sembrano concordare. Si guarda in particolare alla necessità di abbattere le emissioni di metano che derivano dal mondo dell’allevamento: il metano rimane nell’atmosfera meno tempo rispetto alla CO2, ma è decine di volte più inquinante.
Ora si guarda con attesa alla giornata di domani: il 10 dicembre è stato indicato dagli organizzatori del COP 28 come una giornata interamente dedicata al tema dell’agricoltura. La speranza comune è che, a differenza di quanto sta succedendo con i dialoghi su petrolio e gas naturale, in questo caso ci siano meno conflitti d’interesse e le Nazioni Unite riescano a trovare più agevolmente un accordo per abbattere le emissioni inquinanti del settore. Si parlerà della necessità di coltivare in modo più efficiente, soprattutto evitando la deforestazione e assicurando che le filiere siano più corte possibile. Avrebbe dovuto trovare spazio in questa conversazione anche un accordo sulla riduzione della plastica utilizzata negli imballaggi, ma i dialoghi su questo tema sono già falliti ancor prima che il COP 28 prendesse avvio ufficialmente.