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Fallisce il tentativo di accordo globale sulla plastica

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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Il tentativo di trovare un accordo globale sulla plastica è terminato senza un consenso unanime, con grande delusione da parte delle Nazioni Unite. Dopo una settimana di trattative intense, le riunioni tenutesi a Nairobi che hanno coinvolto oltre 500 rappresentanti mondiali non hanno portato a un accordo sul testo preliminare del trattato sulla produzione di plastica. L’obiettivo era creare un “pre-accordo” globale prima della COP 28 per affrontare l’inquinamento da plastica, coinvolgendo leader di settori industriali e governi. Moltissime proposte sono state ricevute dalle Nazioni Unite, ma a causa di grandi controversie e interessi diversi, il tutto si è chiuso con un nulla di fatto.

Alcuni attori, come l’industria della plastica e i paesi esportatori di petrolio come Russia e Arabia Saudita, sostengono la riciclaggio e il riutilizzo. Gruppi ambientalisti e governi, invece, sottolineano la necessità di ridurre significativamente la produzione di plastica.

In un momento di crisi climatica e aumento dell’inquinamento, un trattato globale sulla plastica è considerato essenziale dalla comunità scientifica. Ogni anno vengono prodotte più di 400 tonnellate di plastica nel mondo, di cui appena il 10% viene riciclato. Graham Forbes, capo della delegazione del Greenpeace, ha detto: “Stiamo andando verso una catastrofe”.

presentazione della notizia su fallimento trattative su accordo mondiale sulla plastica

Tra conflitti d’interesse e cambiamento climatico

Le proposte divergenti rivelano una battaglia complessa tra interessi economici. Paesi come i membri dell’Unione Europea, il Canada e il Kenya vogliono un trattato che stabilisca obiettivi di riduzione della produzione di plastica. Sottolineano anche l’importanza di riciclare e riutilizzare, ma in primo luogo vorrebbero che se ne producesse di meno. Nazioni produttrici di petrolio come l’Arabia Saudita e la Russia, che vedrebbero diminuire la domanda di greggio di conseguenza, cercano invece di difendere la produzione a tutti i costo. Insieme ai dirigenti delle industrie del petrolio e della plastica, propendono per politiche più morbide, incentrate sulla riciclaggio e l’uso di tecnologie efficienti.

Ambientalisti e scienziati avvertono che la massiccia produzione annuale di plastica sta creando una crisi di inquinamento globale. Il solo riciclaggio non è sufficiente per risolvere il problema. Secondo il direttore del Greenpeace, i governi stanno permettendo che gli interessi del settore petrolifero prevalgano sulla salute della popolazione e del Pianeta. Questa discordia rende difficile trovare un equilibrio tra le esigenze industriali, la preservazione ambientale e la salute pubblica. Al tempo stesso il tempo scorre, i mari diventano più inquinati e un intervento diventa sempre più necessario. La domanda è se le Nazioni Unite possano davvero essere l’organizzazione che cambierà le cose.

foto di un attivista contro la plastica

Un fallimento per le Nazioni Unite

La controversa conferenza COP 28 è in arrivo. La mancanza di consenso a Nairobi e la nomina del CEO della compagnia petrolifera statale degli Emirati Arabi a presidente delle negoziazioni della COP 28 preoccupano ambientalisti, scienziati e governi attenti alle politiche ambientali. Temono che il tema della plastica non venga discusso adeguatamente, visti i forti conflitti d’interesse tra il management dell’evento e i temi trattati. La nomina di Sultan Al Jaber a presidente delle negoziazioni fa temere dibattiti infruttuosi e controversi al COP 28. Ci sono molte critiche anche sulle altre conferenze annuali delle Nazioni Unite sul clima, che spesso si risolvono senza accordi o con accordi che poi non vengono fatti rispettare.

Di fatto, il fallimento delle negoziazioni di Nairobi rappresenta un altro grande buco nell’acqua per un’organizzazione che sta facendo molta difficoltà a dimostrare di poter avere un impatto concreto. Le Nazioni Unite si sono fatte portavoce delle politiche climatiche a livello internazionale, ma non hanno il potere per garantire il rispetto degli accordi. In molti casi vengono annunciati impegni e accordi, soprattutto a livello finanziario, ma i fondi non vengono mai realmente ricevuti dalle nazioni che firmano questi trattati. Nel caso dell’accordo sulla plastica le cose sono andate ancora peggio, al punto da non arrivare nemmeno a una bozza da poter discutere -non si parla nemmeno di approvare- al COP 28.

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