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Volkswagen decide per riduzione produzione EV

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Volkswagen ridurrà la produzione di autovetture elettriche almeno in due fabbriche in Germania e avrebbe già avviato trattative con i sindacati per valutare il da farsi a partire da metà ottobre negli stabilimenti produttivi che saranno colpiti dal provvedimento. Il gruppo tedesco paga sia la riduzione della domanda a livello europeo per i veicoli elettrici, sia la fine degli incentivi all’acquisto in Germania, fine degli incentivi che ha reso l’ultimo mese utile, agosto, uno dei più fortunati di sempre per il gruppo.

A preoccupare maggiormente è il futuro della produzione a Zwickau, uno dei due stabilimenti produttivi colpiti, mentre per quanto riguarda l’altra struttura, quella di Dresda, si dovrebbe tornare alla normalità per la metà del mese prossimo. Segni di rallentamento dunque in un comparto che tanto il mondo dell’auto quanto gli analisti ritengono fondamentale anche per il futuro economico dell’Europa e che continua a essere al centro di una aspra lotta politica tra Cina e Europa.

Volkswagen riduce la produzione di veicoli elettrici

Il puntino che mancava nella strategia europea?

La nuova strategia europea ha lasciato diversi commentatori di sasso. Parliamo della decisione di avviare delle indagini sui sussidi di stato di cui avrebbero goduto i produttori di auto elettriche con impianti produttivi in Cina, Tesla compresa. Una situazione che potrebbe innescare ritorsioni da parte di Pechino e complicare ulteriormente una situazione certamente non idilliaca tra i due blocchi. Una manovra che Pechino ha definito protezionistica e che a questo punto potrebbe essere considerata una risposta agli stessi dati che hanno costretto Volkswagen a ridurre la produzione di veicoli elettrici.

Secondo quanto riportato da Bloomberg, avrebbero pesato oltre che a problemi strutturali (la fine degli incentivi) anche un appetito per i veicoli elettrici che in Europa sembra scemare rapidamente, con i consumatori che sembrerebbero essere sempre meno convinti di acquistare un veicolo elettrico per rimpiazzare quelli a benzina o diesel. Certo, pesano anche gli incentivi che la Germania ha deciso di interrompere per le flotte aziendali, le quali costituivano un’importante domanda per questo tipo di produzione.

Giù i sussidi, giù l’interesse per gli europei

Ripensamenti importanti anche per il ban ai veicoli con motore termico

Le avvisaglie dei problemi che oggi Volkswagen si trova a affrontare sono anche desumibili dalle posizioni tedesche sul futuro ban per i veicoli a motore termico in Europa. La Germania ha infatti richiesto estensione del limite, indicando nell’utilizzo di e-fuel una delle possibili alternative. Situazione che potrebbe incontrare – se le condizioni di Volkswagen dovessero dimostrarsi essere realtà per il resto del settore auto – anche il favore a questo punto di Francia e Italia.

Si complica così ulteriormente l’ambizioso programma di cammino verso le emissioni zero nel continente europeo. Programma che in realtà, anche in piena euforia ESG, in diversi avevano considerato eccessivamente ambizioso e pertanto eccessivamente costoso. I consumatori – soprattutto se al netto dei generosi incentivi che quasi ogni stato europeo ha garantito – avranno con ogni probabilità l’ultima parola.

Mal comune, mezzo gaudio

L’estrema forza dei produttori cinesi e di Tesla in questo comparto – che viene ritenuto uno dei pochi a poter garantire ancora profitti alle aziende automobilistiche – fa soffrire anche gli Stati Uniti. La recente ondata di scioperi verte anche sul post-elettrico, ovvero sul venire a patti sull’impiego degli operai quando la produzione verterà maggiormente verso i veicoli elettrici e quando dunque ci sarà meno bisogno di addetti.

Una questione che sembra essere di difficile soluzione anche a Detroit, con le tre sindacalizzate (Stellantis, GM e Ford) che potrebbero non avere un percorso di uscita sostenibile da uno scontro con i sindacati che si è fatto molto acceso. E che vede anch’esso al centro la questione elettrico, che non fa dormire sonni tranquilli né ai governi, né alle società del settore.

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