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Tesla: indagine Commissione UE colpisce impero di Elon Musk

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Written by Gianluca Grossi
Attivo come analista economico dal 2009, collaboro con TradingOnline.com dove fornisco approfondimenti sul Forex, sulla macroeconomia e sul mercato azionario, prestando particolare attenzione alle economie in ascesa quali quelle di Turchia, Brasile, Indonesia e Cina. Ricopro inoltre il ruolo di caporedattore per il rinomato giornale online Criptovaluta.it, una risorsa chiave per chi è interessato al settore delle criptovalute e del Bitcoin. Il mio interesse si estende al mercato degli ETF, soprattutto quelli negoziati a New York, mantenendo sempre un'attenta osservazione sulle dinamiche di mercato.
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Dalla recente guerra commerciale a tema EV tra Cina e Europa, potrebbe essere Tesla a pagarne le conseguenze. La società di produzione di veicoli elettrici di Elon Musk è – secondo voci di corridoio riportate da Bloomberg – una delle aziende sotto inchiesta da parte della Commissione Europea e una di quelle sulle quali i sospetti sembrano essere più solidi. Al centro i sussidi – che per l’UE sono aiuti di stato – del quale avrebbe beneficiato per l’appunto anche Tesla.

Il titolo ha risposto alla circolazione del indiscrezioni perdendo in pre market, questione degna di qualche apprensione anche se sarà poi la sessione di martedì 26 settembre a mercati pienamente aperti a dire la sua sulle possibili ripercussioni per Tesla di un’indagine di questo tipo. Indagine che è partita il 13 settembre e che lunedì 25 settembre è stata tema di discussione in un incontro di alto livello tra autorità europee e cinesi, con il responsabile al commercio per la Commissione che ha ribadito l’esistenza di un’indagine super partes che non potrà essere influenzata neanche da accordi politici.

Tesla al centro guerra

L’indagine della Commissione Europea comincia a spaventare Tesla

L’indagine della Commissione Europea inizia a spaventare Tesla, che secondo gli ultimi dati utilizza le strutture produttive nella Repubblica Popolare per soddisfare larga parte della domanda di veicoli venduti in Europa. L’indagine è ormai uno dei temi caldi delle discussioni politiche tra i due blocchi, quello cinese e quello europeo, con la Commissione Europea che in una mossa che Pechino ha definito protezionistica vuole colpire le società che hanno goduto di eccessivi aiuti di stato. Un’indagine che era stata annunciata da Ursula von der Leyen durante la prima metà di settembre e che presenta rischi geopolitici e commerciali tanto per Bruxelles quanto per Pechino. E a quanto parrebbe ora, anche per le grandi società USA.

Se da un lato si teme una ritorsione cinese – che colpirebbe in particolare i marchi tedeschi dell’auto – dall’altro anche la Cina ha di che temere. Le piazze europee continuano a essere uno sbocco fondamentale e primario per le capacità produttive di Pechino, capacità produttive che sono già in forte sofferenza a causa di una domanda globale fiacca e di problemi strutturali per l’economia cinese. Tesla, che ha dichiarato più volte il suo impianto produttivo di Shanghai il più importante hub per l’export di veicoli, avrà di che preoccuparsi.

Tesla Shanghai
Tesla al centro della guerra commerciale tra UE e Cina

Numeri importanti

I numeri che Tesla fa registrare tra Cina e Europa sono importanti. Si parla di più di 90.000 veicoli, per il periodo gennaio-luglio 2023, che sarebbero stati prodotti in Cina e poi esportati in Europa. Numero che vale poco meno del 50% delle consegne del gruppo di Elon Musk, almeno secondo i dati che sono stati diffusi da SAR.

Secondo quanto è stato riportato da diverse testate, finiranno sotto inchiesta da parte della Commissione Europea tassazione di favore, prestiti alla società a tassi agevolati e altre forme di finanziamento, anche indiretto, per le operazioni di Tesla nella Repubblica Popolare.

Quali saranno le conseguenze?

Si tratterà con ogni probabilità di un’indagine lunga e che vedrà anche l’opposizione dei diretti interessati, sia per le vie politiche che per quelle legali. Per il momento Tesla non ha commentato la vicenda, così come non lo hanno fatto pubblicamente gli altri produttori cinesi o in Cina che sono finiti sotto la lente di ingrandimento.

Nel frattempo si sta giocando un’altra partita tra Washington e Pechino, con la Repubblica popolare che pochi minuti fa ha espresso, tramite il vice presidente, il desiderio di vedere più aziende statunitensi in Cina. Un gioco delle parti che continuerà ancora per molto, con nessuno che, chiaramente, vuole rimanere con il proverbiale cerino in mano.

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