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Yen Debole? Non è un problema per l’economia. Parla Kazuo Ueda
Dopo aver ritenuto uno yen debole una delle peggiori iatture possibili, Kazuo Ueda sembra averci ripensato e in un’audizione davanti al Parlamento giapponese tesse le lodi, per quanto possibile, della debolezza dello yen e degli effetti (positivi) che potrebbe avere sull’economia di Tokyo. Una questione che lascerà di stucco in molti e che i mercati sembrerebbero già aver interpretato come l’ennesimo segnale di impotenza da parte di Bank of Japan a tutela della divisa nazionale del Giappone.
Nel frattempo il cambio dello yen contro il dollaro rimane abbondantemente sopra i 150 con l’indice DXY che invece si muove lateralizzando. Una situazione che è segno anche della confusione che sembrerebbe regnare sovrana in Giappone dopo che tutte le misure a tutela dello yen sembrano aver fallito o comunque aver offerto copertura di periodo assai breve. Ma cosa ha detto Kazuo Ueda e perché in molti lo hanno interpretato come la campana dell’ultimo round del combattimento tra inflazione e Giappone?
Kazuo Ueda: difficile valutare gli effetti sull’economia di uno yen debole
Fino alla scorsa settimana, Kazuo Ueda, governatore di Bank of Japan, la banca centrale di Tokyo, aveva continuato a avvisare politica e player economici riguardo gli effetti di uno yen debole sull’inflazione interna. A fronte di una situazione che Tokyo non sperimentava da tempo, un rialzo sostenuto dei prezzi appunto, Ueda aveva puntato il dito sulla debolezza dello yen e sugli effetti che questa debolezza indiscutibilmente ha sul costo delle importazioni, costo che poi finisce per riflettersi anche sulla produzione delle merci e dei servizi che vengono venduti in Giappone.
Qualche ora fa però Kazuo Ueda è intervenuto allo Shūgiin, la camera dei rappresentanti del Giappone, rispondendo ad una serie di domande che gli sono state poste dai parlamentari e nel commentare lo yen debole ha affermato che non è chiaro che tipo di effetto potrà avere sull’economia giapponese. Se fino a qualch e giorno fa si trattava di qualcosa da contenere a tutti i costi, sia con interventi della Banca Centrale sia invece con il sostegno di Washington – queste furono le minacce in quel tempo – oggi in realtà si potrebbe guardare, sempre secondo Ueda, ad un maggiore ottimismo ad uno yen cronicamente debole.
Se è vero che questo aumenta i costi degli import, è anche vero che rende più appetibili le merci giapponesi all’estero, favorendo di conseguenza gli export. Quale dei due effetti è più intenso nel quadro dell’economia giapponese di oggi? Kazuo Ueda non ha risposte chiare e non ce le abbiamo anche noi, per quanto si ritiene almeno su queste pagine che il Giappone possa fare di meglio per la sua economia di una svalutazione competitiva che renda le sue merci più attrattive.
Ancora stimolo
Nel corso della stessa sessione di domande e risposte, Kazuo Ueda ha anche rifiutato legami tra il monetary easing e la debolezza dello yen sulle piazze internazionali. Qualcosa che è inevitabile interpretare come l’ulteriore permanenza di tassi negativi ancora per un po’, all’interno di misure di politica monetaria forse poco ortodosse e comunque tese a sostenere l’economia più che a combattere un’inflazione che presto potrebbe diventare un problema.
Il differenziale dei tassi tra USD e JPY, nonché tra EUR e JPY, potrebbe continuare a esercitare pressioni sullo yen, che mentre Ueda parlava al Parlamento ha toccato livelli che non si vedevano praticamente da 30 anni. Le parole di Ueda hanno consentito un breve recupero che però dovrà essere valutato nella tenuta lungo i prossimi giorni.
Chi si aspettava una sferzata da Tokyo e dalla sua banca centrale vedrà le sue aspettative per l’ennesima volta frustrate. Ma non ci si può aspettare granché da chi è costretto a fare i conti anche con un’economia che che non cresca da più di 20 anni.