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Yen, fine del rimbalzo? È USD a dirigere l’orchestra del Forex

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È ancora il dollaro a condurre le danze. La rincorsa dello yen giapponese si ferma, pur dopo un buon recupero, perché come spesso accade da qualche tempo a questa parte, mancano quei fondamentali per un ritorno della divisa nazionale giapponese da un trend positivo. O in altre parole: il rimbalzo fatto registrare dalla valuta di Tokyo è in larga parte imputabile più alla debolezza del dollaro che a un ritorno della fiducia verso JPY.

La questione è diventata cristallina dopo che la diffusione dei verbali del FOMC ha interrotto la rincorsa in modo brusco: Federal Reserve minaccia ulteriori interventi sui tassi di interesse, se dovesse presentarsi la necessità e rinnega con forza di aver valutato la possibilità di tagli già a partire dal 2024. I mercati ci credono poco, ma tanto basta per arrestare una corsa dello yen che era sembrata già dall’inizio ben poco convincente.

Yen ancora in sofferenza

Un concerto solista: tutto dipende dal dollaro USA

I verbali del FOMC sono stati privi di grandi sorprese, ma basta anche il lontano sentore di una minaccia di rialzi per ristabilire i rapporti di forza tra USD e la valuta dei paesi economicamente avanzati più in difficoltà di tutto il 2023. Lo yen giapponese lascia in strada almeno parte dei gain che ha conseguito negli ultimi giorni, confermando uno stato di debolezza assoluta contro il quale si può soltanto pregare.

Sembreranno toni poco adatti a un’analisi sul mercato del Forex, ma di questo si tratta: mancando fondamentali per l’inversione del trend, Bank of Japan non può che sperare in ulteriori momenti di debolezza da parte del dollaro USA, che potrebbero essere innescati da eventuali dati “negativi” sul mercato del lavoro USA e dalle prossime letture del dato sull’inflazione. Speranze che però, dato anche lo stato sgangherato della valuta di Tokyo e dell’economia che rappresenta, potrebbero essere mal riposte.

Nel frattempo si è tornati pericolosamente vicini a quota 150, una quota che soltanto poche settimane fa avrebbe comandato un intervento immediato, e a mercato, delle autorità monetarie di Tokyo, ora però riportate a consigli decisamente più miti.

JPY rimane il grande malato

Settimana lenta negli USA: cosa aspettarsi?

Sarà comunque una settimana lenta dalle parti di Washington. Oltre a mancare quei dati in grado di agitare i mercati, sarà anche la settimana della Festa del Ringraziamento, settimana che storicamente è contrassegnata da volumi non entusiasmanti e da scarsa liquidità sui mercati nell’una o nell’altra direzione.

I dati sul mercato dei mutui di oggi non hanno detto granché, gli ordini dei beni non defense raccontano di un’economia in leggero rallentamento rispetto alle aspettative, ma meglio del mese scorso, e anche i jobless claims sulla media delle 4 settimane non cambiano di molto le carte in tavola.

Sarà l’ennesimo rimando, che per Bank of Japan significa il calciare, metaforicamente, ancora in avanti la lattina. Con le preoccupazioni degli investitori che però montano e con la ripresa degli ultimi giorni che potrebbe finire catalogata nell’insieme dei rimbalzi del gatto morto.

Per quanto Kazuo Ueda abbia affermato al parlamento di non ritenere l’inflazione necessariamente un problema (e sì, uno yen debole la favorisce), sappiamo che le preoccupazioni a Tokyo ci sono e che è finito anche il tempo di interventi a mercato senza preoccuparsi delle conseguenze, anche finanziarie, di certi interventi.

La situazione è, per quanto i cambi si muovano lentamente in questa particolarissima settimana, grave e seria al tempo stesso. Intanto gli short dei grandi fondi ai danni dello yen rimangono su livelli molto elevati.

La settimana della verità sarà però, con ogni probabilità, la prossima. E difficilmente Tokyo potrà presentare al mercato fondamentali diversi da quelli che ormai maturano da mesi, se non da anni.

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