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Zero sorprese per il dollaro USA. Venerdì il dato più importante

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DXY inverte il trend dopo l’arrivo di dati dal mercato del lavoro USA che segnalano un rallentamento, per quanto ancora modesto, del mercato del lavoro. Il dato per gli initial jobless claims si attesta a 207k, leggermente al di sopra delle aspettative ma in calo rispetto all’ultima rilevazione. Venerdì 6 ottobre sarà poi il turno dei non farming payrolls, che potrebbero essere un nuovo ostacolo al tentativo di USD di tornare sui livelli fatti registrare soltanto qualche giorno fa.

I mercati, anche qui in modo piuttosto lieve, continuano a ritenere che per il meeting del 1° novembre non ci saranno rialzi e che un’eventuale decisione in questo senso sarà presa, nel caso, per la riunione successiva. Una situazione che, tenendo a freno il differenziale tra i tassi USA e quelli delle altre economie principali sta togliendo gas al rally del dollaro USA verso le principali divise. Rimangono però, all’interno del mercato del Forex, da tenere sotto osservazione le condizioni dello yen giapponese, che dopo il recente intervento di Bank of Japan sembra poter rimanere con una certa agilità sotto la quota simbolica dei 150 contro USD.

DXY fermo e in trend leggermente negativo. Fine della corsa?

Mercato del lavoro in raffreddamento, anche se lento

L’andamento del mercato del lavoro testimonia da un lato che gli effetti delle politiche monetarie più restrittive da 20 anni a questa parte stanno avendo effetto; dall’altro che siamo ancora piuttosto lontani da segnali di recessione. Gli Initial Jobless Claims sono ancora poco sopra i 200k, con il segnale definitivo di una recessione che è storicamente considerato essere quello dei 300k. È un mercato del lavoro però, andando a scavare tra i dati, decisamente anomalo. Nonostante il rallentamento dell’economia le aziende non avrebbero una grande fretta di liberarsi dei lavoratori in esubero perché da un lato i segnali di una recessione non sono ancora evidenti e perché dall’altro invece la penuria di forza lavoro invita tutti a una maggiore considerazione prima di effettuare tagli al personale.

Ci saranno poi da fare analisi certamente più approfondite quando si avranno dati maggiormente dettagliati sulla composizione stato per stato dei nuovi a richiedere sussidi di disoccupazione. Il dato è comunque da interpretarsi come statico, almeno al fine di cercare di anticipare il prossimo trend del dollaro USA nei confronti delle principali divise sui mercati internazionali.

Tutti attendono il dato di venerdì

Grande attesa per venerdì 6 ottobre

L’attesa è tutta per venerdì 6 ottobre, quando si avrà un quadro più preciso di quanto sta avvenendo nel mercato del lavoro grazie ai dati sui non farming payrolls, dati che aiuteranno a capire come si stanno muovendo i salari e dunque a completare la lettura sull’andamento del mercato più caldo negli USA, quello del lavoro. Un mercato sul quale Jerome Powell di Federal Reserve ha già posato gli occhi e che ritiene quintessenziale per capire anche come si muoverà l’inflazione nei prossimi mesi.

La paura, per quanto i mercati puntino per tre quarti su un’ulteriore hawkish pause, è che l’inflazione possa avere ulteriori colpi di coda. Colpi di coda che renderebbero necessario un ulteriore intervento in termini di rialzi dei tassi di interessi negli USA. Cosa che – data invece la minore aggressività delle altre banche centrali, potrebbe giocare a favore del dollaro.

Occhi puntati anche sulla situazione yen

Il massiccio intervento – per quanto semi-segreto – delle autorità giapponesi sui mercati ha permesso allo yen di allontanarsi, per quanto di poco, dalla soglia psicologica dei 150 contro il dollaro. Una soglia che però oltre a essere vicina, potrebbe essere toccata di nuovo anche semplicemente facendo agire le naturali forze di mercato.

I tassi a Tokyo sono ancora negativi – e non sembra ci sia alcuna intenzione di intervenire a breve per riportarli in positivo. La distanza con le politiche monetarie d’Europa e degli Stati Uniti rimane ancora siderale.

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