America Latina, le forti piogge minacciano la produzione di petrolio – WTI sopra gli 80$

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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Il prezzo del WTI chiude la settimana al di sopra della soglia psicologica di 80$ al barile, guidato soprattutto dalla prospettiva di un’offerta più bassa nel breve termine. Importanti stabilimenti situati in paesi non-OPEC, soprattutto in Ecuador e in Cile, hanno dovuto sospendere la produzione in seguito alle forti piogge che si stanno abbattendo sull’area occidentale dell’America Latina. Dopo che il cartello OPEC+ ha deciso di mantenere i tagli alla produzione fino alla fine dell’anno, i paesi non-OPEC stanno giocando un ruolo essenziale nel dare stabilità al mercato. Inoltre si registra una domanda particolarmente elevata di carburante per aerei, con l’estate del 2024 che vedrà il numero più alto di passeggeri nella storia, cosa che contribuisce a creare aspettative di prezzi in rialzo.

Indubbiamente il 2024 non è stato un anno facile in termini di condizioni climatiche: prima le inondazioni in Brasile, poi quelle di Dubai e in Russia. I paesi produttori di petrolio stanno diventando essi stessi vittima del cambiamento climatico, che colpisce con periodi di siccità alternati a piogge drastiche in modo sempre più frequente. La speranza è che quanto meno la produzione della Guyana riesca a sopravvivere a questo momento particolare, scampando a un problema che sta per ora toccando soprattutto i paesi affacciati sul Pacifico.

presentazione della notizia su produzione di petrolio in America Latina minacciata dalle piogge
In Cile ci si aspetta che le piogge vadano avanti nel corso della prossima settimana

Petroecuador costretta a dichiarare “forza maggiore”

La compagnia petrolifera nazionale dell’Ecuador ha dovuto dichiarare l’incapacità di mantenere gli impegni presi per l’esportazione di petrolio per “cause di forza maggiore”. Uno dei più grandi impianti produttivi del paese, quello di Napo, si trova senza corrente elettrica: normalmente è alimentato da tre diverse grandi dighe idroelettriche, ma in questo momento la produzione ha dovuto essere sospesa a causa delle piogge intense che rischiano di far crollare le dighe. Sono state sospese sia le operazioni di estrazione che quelle di raffinazione, mentre gli abitanti del paese risentono della mancanza di elettricità nelle loro case. Esiste persino il rischio che gli stessi impianti vengano inondati e resi inadatti a riprendere le operazioni per settimane.

Si stanno verificando problemi importanti anche negli oleodotti che collegano gli impianti produttivi ai porti. Secondo la OCP, l’azienda che gestisce la rete di trasporto petrolifero, le piogge intense hanno iniziato a erodere le infrastrutture strategiche e la sicurezza degli oleodotti è a rischio. Petroecuador produce 390.000 barili di petrolio al giorno, giocando un ruolo importante nella filiera globale soprattutto in un momento come questo.

Le esportazioni di petrolio dall’Ecuador valgono oltre $11 miliardi all’anno

Problemi anche in Cile

Un’altra regione colpita da piogge intense è quella di Cauqenes in Cile, dove oltre all’estrazione petrolifera è intensa anche l’estrazione mineraria di rame. Qui sono cadute piogge anomale tra il 13 e il 14 giugno, causando un allagamento che viene ancora alimentato dalle piogge di questi giorni. Con 116 millimetri di precipitazioni in due giorni, in una regione totalmente impreparata per questo livello di precipitazioni, l’attività estrattiva delle risorse del sottosuolo è pressoché totalmente ferma. Amerigo, la più importante azienda cilena per l’estrazione di rame, ha annunciato progetti per la costruzione di una diga di contenimento di fronte alla possibilità che lo scenario possa ripetersi di nuovo. Per il momento non è chiaro quale sia l’impatto sulla produzione di petrolio ma si parla di mezzo milione di tonnellate di rame non estratte da quando si sono verificate le piogge della scorsa settimana.

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