Sulle azioni asiatiche pesano gli utili di Tesla ed Alphabet. Lo yen brilla

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Written by Pierpaolo Molinengo
Attivo come autore dal 1989, si è iscritto all'albo nel 2002, quando ha iniziato ad occuparsi di economia, concentrando dapprima i suoi studi sul mercato immobiliare, fisco e mutui per poi allargare il suo focus sui mercati emergenti e sui rapporti Usa-Russia.
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Gli utili deludenti di Tesla e Alphabet hanno impattato sulle azioni asiatiche, che sono rovinosamente scese. I numeri dei big tech hanno intaccato la propensione al rischio. Nello stesso tempo lo yen è balzato al massimo delle sette settimane, in attesa della riunione della prossima settimana della banca centrale.

Rimane stabile il dollaro Usa. I trader rimangono al momento in panchina ed attendono i dati sull’inflazione previsti per venerdì e la riunione della Fed in programma per la prossima settimana. Anche la Bank of Japan si dovrebbe riunire la prossima settimana: quando potrebbe arrivare un aumento dei tassi di 10 punti base (almeno secondo il 44% degli investitori).

L’indice MSCI delle azioni dell’area asio-pacifica al di fuori del Giappone è sceso dello 0,35%, mentre il Nikkei ha registrato un -1%. I mercati finanziari di Taiwan sono chiusi a causa di un tifone.

I futures del Nasdaq sono scivolati dell’1%, mentre i futures dell’indice S&P 500 sono scesi dello 0,6% dopo che Tesla ha comunicato di aver registrato un margine di profitto più basso degli ultimi cinque anni, penalizzando gli altri titoli del settore dei veicoli elettrici. Alphabet, la società madre di Google, ha perso terreno nelle contrattazioni after-hours, nonostante l’azienda abbia superato gli obiettivi di fatturato e profitto.

Kyle Rodda, analista senior del mercato finanziario presso Capital.com, spiega che l’asticella era stata posta così in alto per Alphabet che un modesto rialzo degli utili non è riuscito a spingere il titolo più in alto. Quindi, il mercato non ha notizie su cui investire. Questo dimostra anche che i titoli tecnologici sono valutati troppo bene qui.

A perdere terreno non sono unicamente le azioni asiatiche

Non sono unicamente le azioni asiatiche a perdere terreno. Anche in Europa l’umore è stato cupo. Nel Vecchio Continente i futures Eurostoxx 50 hanno registrato un calo dello 0,65%. Stessa situazione viene registrata dai:

  • futures DAX tedeschi in calo dello 0,44%;
  • futures FTSE in calo dello 0,3% in vista di una serie di utili delle aziende della regione.

A finire sotto i riflettori sono principalmente le azioni europee del lusso, dopo che LVMH ha reso noto un rallentamento della crescita delle vendite. Il cambio di passo è stato determinato dai consumatori cinesi, che hanno iniziato a ridurre le proprie spese.

Tornando sulle azioni asiatiche, quelle cinesi sono state condizionate da un trading instabile. L’indice Shanghai Composite è stato sostanzialmente piatto, mentre l’indice blue chip CSI 300 è sceso dello 0,26% dopo aver registrato martedì il calo giornaliero più grande da metà gennaio.

Lo yen continua la sua corsa

A condizionare l’andamento delle azioni asiatiche è anche lo yen giapponese, che ha registrato il suo massimo in sette settimane, sfiorando quota 154,36 dollari dopo essere salito dell’1% nella giornata di ieri (martedì 23 luglio 2024). Per lungo tempo lo yen è rimasto vicino al minimo di 38 anni: 161,96 dollari

Sono molti gli operatori che sospettano che  ad inizio luglio Tokyo sia intervenuta sul mercato valutario, in modo da smuovere lo yen da quei minimi. Stando alle stime dei dati della BoJ, le autorità avrebbero speso qualcosa come 6 trilioni di yen per sostenere la valuta.

I continui interventi hanno sostanzialmente spinto gli speculatori a smantellare le operazioni di carry trade, grazie alle quali i trader prendono in prestito degli yen a tassi bassi per investire in attività quotate in dollari. E riuscire, in questo modo, ad ottenere dei rendimenti più elevati.

Ad ogni modo lo yen è cresciuto ed è riuscito a sfiorare un massimo di oltre un mese nei confronti della sterlina e dell’euro. Ed un massimo di due mesi nei confronti del dollaro australiano.

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