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Borse ferme in attesa di evoluzioni geopolitiche. Arrivano le trimestrali
Le borse soffrono la situazione che si sta sviluppando in Medio Oriente, per quanto siano estremamente diversi sia i presupposti, sia le conseguenze. Le borse asiatiche chiudono una giornata da incubo, con Tokyo che perde oltre il 2% e il resto del continente fa solo marginalmente meglio. Shanghai perde soltanto lo 0,4%, mentre Hong Kong chiude perdendo più dell’1%. Una situazione che però non trova riflessi negli USA, dove i futures – scambiati anche a borse chiuse – fanno registrare movimenti laterali.
Preoccupazioni per il Medio Oriente, abbiamo detto, perché continuano le minacce di estensione del conflitto da una parte e dell’altra – con le materie prime che rimarranno il focus principale per la volatilità e le azioni che invece potrebbero continuare a muoversi in modo altalenante, al migliorare o al peggiorare delle notizie che arrivano da Israele. Ci sono diverse considerazioni da fare per chi vorrà investire o per chi ha già posizioni aperte sul mercato.
Borse “occidentali” si muovono lateralmente. Ferme Germania e Francia, e anche gli USA
Continuano i movimenti laterali per le borse principali a livello mondiale: le borse europee viaggiano tutte sui prezzi di apertura, tanto a Parigi quanto a Francoforte. FTSE 100 in leggero rialzo, ma comunque contenuto e dovuto a situazioni che si stanno sviluppando nel Regno Unito. In leggero rialzo anche il FTSE MIB insieme a IBEX, con gli spunti rialzisti però che sono frustrati dalle tensioni che continuano a svilupparsi in Medio Oriente. Dello stesso avviso – per quanto sarà necessario guardare poi alle contrattazioni vere e proprie – anche le principali borse USA.
L’inflazione e le reazioni delle principali banche centrali diventano secondarie a fronte di una situazione, quella in Israele e in Medio Oriente, la cui possibile estensione non è ancora chiara. Spirano venti di guerra che preoccupano sia le quotazioni del petrolio sia del gas – in particolare in avvicinamento della stagione fredda in Europa.
Il peggioramento delle condizioni geopolitiche in Israele si aggiunge poi al fronte russo-ucraino, aperto da tempo e che, pur se uscito dalle prime pagine dei giornali, continua a agitare i mercati e non sembrerebbe essere vicino alla soluzione, quantomeno sul breve periodo.
Occhi puntati anche sulle trimestrali
Le stagione delle trimestrali, se di segno positivo, potrebbe influenzare anche sul breve periodo quotazioni azionarie che, almeno sui principali mercati, sono in caduta da luglio. Non saranno però soltanto le trimestrali a guidare l’andamento dei mercati. Se ne parla poco – e non è più come abbiamo detto poco sopra la questione principale – ma ci sarà comunque da valutare la situazione sul fronte dei tassi, almeno negli Stati Uniti. Il caso di un rialzo durante la prossima riunione del FOMC, che si terrà il 1° novembre, è prezzato al 30% dai mercati e sembra essere per il momento da escludere. I dati economici del mese di ottobre confermano infatti la possibilità che si possa procedere almeno con un’altra hawkish pause, pausa che potrebbe trasformarsi in una decisione di lungo periodo, con il tasso attuale di Fed che potrebbe diventare quello di massimo di questo ciclo.
Situazione diversa in Europa, dove ci si aspetta la certificazione di un rallentamento dell’economia tedesca e dove al tempo stesso è difficile che BCE abbia lo spazio di manovra necessario per imporre altri rialzi ai tassi. Nell’ordine, ricapitolando le situazioni che influenzeranno i mercati azionari nei prossimi giorni: Israele, e il potenziale allargamento del conflitto, trimestrali e solo successivamente i dati che riguardano l’inflazione e di conseguenza i tassi. Per quanto stia tornando un sentiment relativamente positivo, i mercati però giocano d’attesa e si muovono, almeno per oggi, in laterale.