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PBOC: altra iniezione di liquidità. Possibili interventi più massicci

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Written by Gianluca Grossi
Attivo come analista economico dal 2009, collaboro con TradingOnline.com dove fornisco approfondimenti sul Forex, sulla macroeconomia e sul mercato azionario, prestando particolare attenzione alle economie in ascesa quali quelle di Turchia, Brasile, Indonesia e Cina. Ricopro inoltre il ruolo di caporedattore per il rinomato giornale online Criptovaluta.it, una risorsa chiave per chi è interessato al settore delle criptovalute e del Bitcoin. Il mio interesse si estende al mercato degli ETF, soprattutto quelli negoziati a New York, mantenendo sempre un'attenta osservazione sulle dinamiche di mercato.
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Ancora iniezioni di liquidità per l’economia cinese. La People’s Bank of China fornirà al sistema quasi 40 miliardi di dollari di controvalore, con orizzonte di medio periodo, riducendo però contestualmente la liquidità di breve periodo tramite operazioni sul mercato. Segnali ulteriori delle difficoltà di Pechino sul piano economico – situazione falcidiata sia da una domanda interna piuttosto bassa, sia da un sentiment negativo che ormai alberga nel cuore del grosso degli operatori economici.

A fronte di dati sui prestiti ottenuti nella scorsa settimana che segnalano altri potenziali rallentamenti dell’economia cinese – La Banca Centrale della Repubblica Popolare ha deciso di intervenire. Intervento che è arrivato, tra le altre cose, durante una sessione pessima per tutte le borse asiatiche, Tokyo in testa, dovuta anche alle ragionevoli preoccupazioni per la situazione globale in termini economici e anche all’escalation possibile per quanto riguarda il conflitto in Israele. La situazione, nel complesso, rimane più che preoccupante, con l’Asia che nonostante la maggiore distanza geografica dal cuore del conflitto potrebbe comunque pagare un prezzo molto alto.

Ancora interventi di PBOC

Ancora liquidità dalla Banca Centrale cinese

Mentre tutto il resto del mondo continua con politiche di tassi di interesse aggressivamente alti e con il quantitative tightening, la Cina va contro-corrente. Non si tratta però di decisioni senza alcun tipo di giustificazione: la Cina sta infatti affrontando una crisi economica importante e non ha da fronteggiare i problemi relativi all’inflazione che invece appaiono ancora come fuori controllo negli USA e nell’area euro.

Una situazione complicata – e che è dovuta in larga parte a livelli di domanda interna più che preoccupanti, alla crisi ormai senza fine del settore immobiliare e a altre preoccupazioni anche di carattere demografico. Con l’inflazione pressoché ferma già da qualche mese – e con luglio che è stato addirittura deflativo – c’è spazio per qualche manovra spot per offrire liquidità a mercati che sono schiacciati dalle attuali condizioni economiche.

La liquidità aggiuntiva sarà anche di sostegno alle condizioni della stessa nei prestiti interbancari e in vista di una domanda maggiore di denaro mentre ci si avvicina alla stagione delle tasse, nonché a controbilanciare il possibile aumento della domanda per i bond, locali e nazionali.

I rallentamenti dell’economia cinese, per quanto ancora presenti, sembrerebbero tra le altre cose – almeno a guardare i dati sull’export, in via di miglioramento. Se dovessero però permanere condizioni avverse per gli operatori economici, Pechino ha confermato di avere nella sua faretra ancora interventi che potrebbero avere carattere di maggiore organicità.

PBOC interventi
Più libertà di manovra per Pechino

Mentre il resto delle banche centrali tira i remi in barca

La situazione è speculare presso le altre banche centrali delle economie più rilevanti del pianeta. Washington e Francoforte sono costrette infatti a fare i conti con uno spazio di manovra molto ristretto, con l’inflazione che morde ancora e con una domanda interna ancora alta – così come con un mercato del lavoro ancora piuttosto solido. Nel caso in cui dovesse presentarsi la necessità di stimoli per l’economia anche a Occidente, ci sarebbe pertanto da fare i conti con condizioni strutturalmente diverse – e non meno complicate rispetto a quelle della Repubblica Popolare.

Secondo gli analisti più scettici però, gli interventi massicci di stimolo dell’economia più volte minacciati da Pechino potrebbero essere soltanto un bluff: le condizioni economiche anche delle casse pubbliche sono rapidamente peggiorate e, per quanto l’unità politica su certi temi sia un dei “fiori all’occhiello di Pechino”, potrebbe mancare anche la volontà di intervenire in modo massiccio.

Le iniezioni di liquidità, tra le altre cose, poco potranno fare per il settore maggiormente in crisi nella Repubblica Popolare: dati in mano, è difficile aspettarsi, con o senza ulteriori iniezioni, una via d’uscita tranquilla per Evergrande e per gli altri big del settore immobiliare che operano nella Repubblica Popolare.

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