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Crescono gli short su BYD. Preoccupazioni per EV made in China

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Soltanto qualche giorno fa ha portato a casa il primato per il settore EV. La grande corsa di BYD, che oggi è il primo produttore al mondo di veicoli elettrici, non sembra però aver granché impressionato gli investitori, che stanno accumulando short e dunque posizioni ribassiste sul titolo del gigante cinese delle auto elettriche. A pesare è un outlook che dipende però più dalla politica che dal mercato. Ciò che spaventerebbe gli investitori sono le crescenti pressioni politiche, da parte di USA e EU, sui veicoli di produzione cinese.

Pressioni che sono state giustificate dalla necessità di eliminare il vantaggio – ritenuto ingiusto da queste autorità – per chi produce in Cina e può dunque accedere ad aiuti di stato diretti o indiretti. Una questione che sta già generando tensioni importanti e alla quale si è recentemente aggiunta anche la Turchia, mercato che per quanto distante dai numeri che si fanno registrare negli USA e in Europa ha comunque una certa rilevanza.

Aumentano gli short su BYD

Gli orsi dominano il mercato azionario su BYD

Al primo gennaio, secondo i dati che sono stati diffusi da IHS, gli short sono saliti fino al 5,5%, in forte ripresa rispetto al calo degli ultimi mesi e ormai sopra il massimo toccato ad agosto. Una situazione che descrive plasticamente come soltanto i grafici riescono a fare la presenza di problemi, almeno in termini di percezioni di chi opera sul mercato.

BYD, d’altronde, è correttamente considerata come l’ago della bilancia, come il termometro dell’andamento atteso per quanto riguarda il mercato dei veicoli elettrici made in China. Un mercato sul quale pesano già le preoccupazioni per l’andamento dell’economia di Pechino – in particolare in termini di domanda interna – e sul quale, in termini di settore specifico – ora arrivano anche le preoccupazioni che riguardano più da vicino la politica internazionale.

La Commissione Europea sta indagando su quelli che per il momento sono soltanto presunti aiuti di stato a BYD e alle altre società del comparto EV in Cina. Gli USA hanno escluso componenti e auto prodotte in Cina da futuri piani di sostegno al passaggio alle auto elettriche. La Turchia ha imposto norme così draconiane da rendere praticamente impossibile la vendita di questi veicoli sul suo territorio. Una situazione certamente non ideale, che sta contribuendo a far aumentare il bearish sentiment sui titoli della più rappresentativa delle società cinesi del comparto. Una situazione che – tra le altre cose – sarà molto difficile risolvere sul breve periodo.

3 milioni di veicoli nel 2023, ma ci sono dubbi consistenti sul futuro

Il numero di veicoli consegnati nel 2023 è stato certamente alto: 3 milioni in tutto il pianeta, per un traguardo che è andato oltre anche le più rosee aspettative. Tuttavia le preoccupazioni di cui sopra rendono molto difficile ripetere una performance di questo livello anche per l’anno che si è appena aperto.

Certo, si potrà fare di più offrendo prezzi ancora più competitivi, pur però dovendo andare ad attaccare margini che sono tutto fuorché straordinari per gli operatori del settore.

Un meccanismo, quello degli sconti, che non può essere l’unica soluzione per un gruppo che vedrà crescenti difficoltà nel proporre il suoi veicoli sulle principali piazze.

Questo è il quadro che ha aiutato gli short a raggiungere livelli di questo tipo. Va comunque ricordato che non sempre i mercati hanno ragione e che spesso non l’hanno avuta proprio nel settore EV, dato per morto a più riprese e invece dominato da aziende le cui azioni hanno quasi sempre battuto il mercato.

Per BYD – in chiusura – varrà poi la pena di valutare l’impatto dovuto all’arrivo di diversi concorrenti anche in casa, come Huawei.

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