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Dollaro giù insieme a vendite retail | Economia trema

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Dati dall’economia USA incerti, con vendite al dettaglio e manifattura in calo importante rispetto alle previsioni che hanno permesso all’Euro e ad altre valute di lanciare una corsa contro il dollaro USA di parziale recupero dopo quanto era avvenuto dopo la comunicazione dei dati sull’inflazione. Il segnale che emerge dai dati, per quanto il mercato del lavoro fondamentalmente tenga, è che il rallentamento dell’economia USA sia ormai evidente e la conseguenza nel ragionamento almeno da parte dei mercati è che questo potrebbe avvicinare, almeno in parte, il primo taglio dei tassi da parte di Federal Reserve.

Per quanto si tratterà ancora di un mercato del Forex convulso nelle prossime ore, con diverse notizie economiche dal mondo che incidono anche su GBP e YEN, la prima risposta dei mercati ai dati che sono arrivati dagli USA è di un indebolimento del greenback, tra le altre cose almeno nel momento in cui scriviamo di importante entità.

Vendite retail crollano, dollaro giù

Dollaro in sofferenza dopo i dati su lavoro e vendite al dettaglio

È senza ombra di dubbio alcuna un dollaro in difficoltà quello che esce dai dati sulle vendite al dettaglio, sulla manifattura e anche dal mercato del lavoro. Partiamo da quest’ultimo, che non offre motivi di eccessiva preoccupazione o indirizzi chiari di posizionamento. Dato piuttosto vicino alle previsioni e che dunque può essere almeno in parte ignorato.

Il problema arriva dalle vendite al dettaglio. Le stime parlavano di -0,2%, mentre si è fatto registrare un -0,8% che è segnale chiaro di un’economia in rallentamento e che inizia a soffrire i colpi di una politica monetaria restrittiva che è durata per tutto il 2023 e che durerà per buona parte del 2024, almeno secondo le intenzioni di Federal Reserve.

Intenzioni di Federal Reserve che però almeno per il momento sembrano essere oggetto di contestazione da parte dei mercati, che stanno punendo il dollaro aspettandosi, dopo dati di questo tipo, una maggiore apertura a tagli più presto che tardi, eventualità che Jerome Powell aveva sconfessato lo scorso 31 gennaio ma che dopo dati sulle vendite retail così discostati dalle previsioni torna più che mai attuale.

Guadagna l’euro, lo yen torna seppure per pochissimo sotto quota 150, bene quasi tutte le altre valute più importanti sulle piazze internazionali, per quanto si stia aprendo una giornata di trading che sarà caratterizzata da volatilità e incertezza.

Pesano infatti anche i dati pessimi sulle economie di Regno Unito e Giappone, con il secondo di questi due paesi che dovrà fare i conti con una recessione e con una necessità di tornare più in alto con i tassi che ora è in contrasto con l’andamento dell’economia stessa.

DXY a picco. E ora?

Vendite mai così in calo da 1 anno a questa parte

È da un anno circa che non si facevano registrare cali alle vendite retail di queste dimensioni. Spingono al ribasso le vendite di auto mese su mese, che sono responsabili da sole per lo 0,2% complessivo. Male comunque nel complesso tutto, anche per quei comparti verso i quali si nutrivano le speranze più accese.

C’è chi mette le mani avanti citando un inverno particolarmente duro negli USA. E chi invece, in un bagno di realtà, rileva come questo sia un segnale di una spesa delle famiglie che è già in deterioramento. Deterioramento che complica il quadro ideale per un soft landing. Fino ad oggi a tenere a galla l’economia nonostante tassi in territorio fortemente restrittivo è stata proprio una spesa dei consumatori fuori dall’ordinario.

Tutto questo mentre soltanto la scorsa settimana l’ottimismo era diffuso in termini di sentiment del pubblico sulla situazione economica. È presto per offrire letture definitive, ma il segnale, e a parlare sono i mercati del forex, c’è.

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