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BCE e Fed indietreggiano sui tassi, prezzi dei bond in calo

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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Inversione di rotta confermata per il mercato dei bond: dopo la volata dei prezzi di dicembre e gennaio, ora il mercato si sta raffreddando. Gli investitori si aspettavano che ben presto, già a marzo, la Fed e la BCE avrebbero iniziato a tagliare i tassi. Un’ipotesi che sembrava corrisposta da dati sull’inflazione in netto ribasso, con USA ed Eurozona entrambe dirette verso un tasso d’inflazione sotto al 2%. Con il nuovo aumento della pressione sui prezzi che emerge dagli ultimi dati, però, le banche centrali ora stanno facendo dei passi indietro: lo si nota sia dalle dichiarazioni dei comitati sulla politica monetaria, sia dai dati che stanno emergendo sul calendario economico.

Il tema è caldo, scottante, per quanto riguarda i mercati obbligazionari. I rendimenti hanno smesso di scendere ormai da tre settimane, così come i prezzi hanno smesso di aumentare. Ora Wall Street sembra chiedersi se la speculazione sui tassi dei due mesi precedenti non si sia spinta oltre il limite, portando ad attese irrealistiche rispetto a quanto -e quanto presto- le banche centrali avrebbero iniziato a mettere mano sulla leva dei tassi. Con l’Unione Europea che ha emesso una quantità record di obbligazioni a gennaio, rapidamente assorbite dal mercato, anche l’esposizione di banche e investitori a questa asset class è notevolmente aumentata rispetto agli scorsi anni.

presentazione della notizia su attese indebolite per un possibile taglio ai tassi in UE e USA
Sia Europa che USA fanno i conti con un aumento dell’inflazione nei dati di gennaio

BCE: tagli dipenderanno solo dall’inflazione

Philip Lane, economista della Banca Centrale Europea, è intervenuto oggi a Madrid per toccare il tasto dei tassi d’interesse. Ha sottolineato come il tasso d’inflazione stia seguendo una traiettoria auspicabile e come la pressione sui prezzi sia nettamente calata, ma ha anche fatto notare che i tassi dipenderanno solo dall’andamento dell’inflazione nei prossimi mesi. Gli ultimi dati europei parlano di aumenti dei prezzi del 2,9% su base annua, in aumento rispetto al 2,4% del mese precedente. Questo malgrado non ci sia stato un aumento notevole del prezzo dei beni energetici nel frattempo, cosa che pare indicare un ambiente ancora favorevole ai rincari nel settore dei servizi e in quello dei beni di consumo.

Lane ha rimarcato ancora una volta come il target della BCE sia quello di riportare prima di tutto l’inflazione al di sotto del 2%, mentre negli ultimi dati si è attestata più vicina al 3%. Ha dunque fatto notare che le condizioni attuali necessitano ancora di un miglioramento prima di passare a una fase di tassi in calo. La prossima riunione di politica monetaria sarà quella del 7 marzo; fino a poche settimane fa, questa era la data indicata per un possibile inizio dei tagli ai tassi. Viste le dichiarazioni di Lane oggi, però, sembra quasi inevitabile che bisognerà attendere probabilmente fino a maggio prima che l’inflazione ritorni sotto la soglia stabilita dal comitato per la politica economica.

grafico del tasso d'inflazione mensile negli USA
Andamento mensile del tasso d’inflazione negli USA

Timori di re-inflazione negli Stati Uniti

Oltreoceano le voci di scetticismo su un taglio ai tassi sono ancora più forti che in Europa. Gli ultimi dati americani hanno mostrato un tasso d’interesse del 3,1%, contro un’attesa di Wall Street del 2,9%. In risposta a questi dati il rendimento dei bond decennali statunitensi è aumentato di 20 punti base in poche ore. Il mercato del lavoro continua a essere vicino a una situazione di piena occupazione, altro acceleratore della spinta inflazionistica, facendo preoccupare alcuni analisti di una possibile re-inflazione. Si tratta dell’aumento dell’inflazione più significativo da 4 mesi a questa parte. Alcuni economisti ritengono che siano mancati nei dati alcuni aggiustamenti stagionali, ma le categorie colpite dai rincari sono tra quelle più tenute in considerazione dalla Fed: il +0.4% di inflazione mensile sui generi alimentari, in particolare, sembra raffreddare le attese di un taglio ai tassi nei prossimi 2-3 mesi.

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