Azioni
Gruppo Adani: nuove azioni per $2.6 mld, molti gli scettici
Nella giornata di sabato, il conglomerato indiano Adani Group ha annunciato piani per la raccolta di nuovo capitale: 2.57 miliardi di dollari, che il gruppo intende finanziare con la vendita di nuove azioni. Dopo essersi ritrovato al centro di una bufera finanziaria che ha portato il titolo a perdere quasi metà del valore da inizio anno, ora le società del gruppo cercano di ristabilire la propria credibilità di fronte agli investitori. Una sfida non facile, soprattutto considerando che ogni emissione di nuove azioni diluisce la proprietà e di conseguenza favorisce un ulteriore riduzione del prezzo del titolo.
Le società che vorrebbero procedere con l’emissione sono due: 1.6 miliardi di dollari dovrebbero essere raccolti da Adani Enterprises, la capogruppo e la più grande delle società di Gautam Adani; la società specializzata nella distribuzione di rete elettrica Adani Transmission, invece, dovrebbe procedere con la raccolta di 1 miliardo di dollari. Molto probabilmente seguirà una decisione analoga da parte di Adani Green, che ha già messo in programma un consiglio di amministrazione per il 24 maggio in cui è probabile che all’ordine del giorno ci siano dei temi simili.
Prima emissione di azioni dopo i fatti di gennaio
A gennaio 2023, l’azienda specializzata in vendita allo scoperto Hindenburg Research ha pubblicato uno short seller report sul gruppo Adani. Si tratta di un documento in cui un investitore che ha una posizione ribassista su una certa società espone le proprie ragioni. Adani, uomo più ricco d’India e in passato terzo uomo più ricco al mondo, è stato accusato di aver volontariamente manipolato i bilanci e il prezzo delle azioni. Il magnate avrebbe utilizzato delle società di comodo per trasferire denaro da una società all’altra, gonfiando la liquidità risultante dai bilanci e inflazionando il prezzo delle azioni.
Malgrado il gruppo Adani abbia negato tutte le accuse, la risposta nel merito al report di Hindenburg Research è stata piuttosto fumosa. Il prezzo del titolo ne ha risentito fortemente, costringendo il gruppo a rimborsare prestiti garantiti sulle azioni e a ristrutturare una buona parte della propria posizione finanziaria. La Corte Suprema indiana sta investigando sull’avvenuto, ma i collegamenti tra il governo e Gautam Adani fanno pensare che i processi giudiziali possano prolungarsi molto e scendere poco in profondità. A distanza di alcuni mesi dall’avvenuto, il gruppo si trova per la prima volta a emettere nuove azioni.
Continua la ristrutturazione del debito
Malgrado il gruppo Adani abbia negato tutte le accuse, le mosse del conglomerato industriale negli ultimi mesi lasciano pensare che Hindenburg non avesse torto. Adani Group sta rimborsando sempre più obbligazioni e prestiti, fonti di finanziamento che richiedono alla società di ripagare capitale e interessi; nel frattempo la società emette nuove azioni, una forma di finanziamento che invece non richiede di restituire il capitale preso in prestito. Per un gruppo accusato di aver gonfiato la propria posizione di liquidità, questo sembra un comportamento sospetto.
Il gruppo industriale di Adani può comunque contare sul supporto che in questi mesi è stato dimostrato da tutti gli altri grandi gruppi industriali indiani e dalle banche. Sembra che difendersi da Wall Street sia persino più importante della concorrenza tra imprese dello stesso mercato. Anche per questo motivo, l’azienda ha sottolineato che il collocamento delle azioni avverrà privatamente e non direttamente vendendole in Borsa. Per Adani Transmission sono già stati inviati i dettagli dell’emissione alla Borsa di Bombay, mentre nel caso di Adani Group c’è già l’approvazione del direttivo prima che venga fatta la stessa cosa.
News
Apple, le vendite di iPhone in Cina aumentano del 6,6%. Arriva il botto
Apple beneficia dell’aumento delle vendite degli iPhone in Cina. L’azienda si prepara a chiudere il trimestre in maniera brillante recuperando gli antichi fasti.
La domanda di iPhone cresce, soprattutto in Cina. Il mercato degli smartphone in fibrillazione potrebbe portare Apple a registrare il più importante incremento di fatturato trimestrale degli ultimi due anni. Ricordiamo che ci stiamo avviando verso fine anno, periodo nel quale si concentra il maggior numero di uscite dell’azienda.
I risultati permetteranno agli analisti di capire come si stia muovendo la domanda dell’ultima serie di iPhone 16, che è stata lanciata pochi giorni prima delle fine del quarto trimestre fiscale dell’azienda. Anche se i riflettori saranno puntati principalmente sui commenti dei dirigenti sul primo trimestre fiscale, nel timore che il lento rilascio delle funzionalità collegate con Apple Intelligence possa in qualche modo frenare un attesissimo “super-ciclo” guidato dall’intelligenza artificiale.
Apple vuole recuperare terreno nell’intelligenza artifciale
Apple sta cercando di recuperare terreno nell’intelligenza artificiale rispetto ai rivali che operano negli smartphone – pensiamo ad Android ed a Samsung Electronics – e ai giganti che operano nel software, come Microsoft. L’obiettivo è quello di portare a casa delle implementazioni aggressive nelle applicazioni, in modo tale da poter sfruttare il boom dell’intelligenza artificiale generativa.
Toni Sacconaghi, analista di Bernstein, ha spiegato che la solidità del ciclo dell’iPhone 16 è la domanda più importante da porsi in vista del trimestre che si concluderà a dicembre e dell’anno fiscale 2025. Secondo Sacconaghi gli investitori dovrebbero aspettarsi un atteggiamento ottimista da parte di Apple nei confronti di iPhone 16 e Apple Intelligence, ma ciò potrebbe non necessariamente riflettere il successo finale del ciclo.
Nel corso della giornata di lunedì 28 ottobre 2024 Apple ha avviato un’implementazione delle funzionalità per i clienti statunitensi in lingua inglese: la novità ha debuttato pochi giorni dopo la messa in vendita dell’iPhone 16.
Per il momento appare certo che Apple Intelligence non sarà disponibile nei mercati chiave, tra cui Europa e Cina, dove il gigante della tecnologia è sotto pressione a causa della ripresa di Huawei e di altri attori nazionali come Vivo, Xiaomi e Honor.
Ciò ha suscitato preoccupazioni è il fatto che i clienti hanno la possibilità di posticipare gli acquisti dei dispositivi dalla stagione delle feste all’anno prossimo, ritardando un potenziale incremento delle vendite dovuto all’intelligenza artificiale.
Gli incrementi delle vendite di Apple
Stando alle stime redatte dagli analisti, nel corso del trimestre che si è concluso a settembre, Apple dovrebbe registrare un aumento del 3,8% nelle vendite di iPhone. Ciò interromperebbe due trimestri di declino.
Secondo i dati LSEG, si prevede che il fatturato complessivo aumenterà del 5,7% nel periodo luglio-settembre, che costituisce il quarto trimestre fiscale.
I ricavi di Apple in Cina potrebbero aumentare del 6,6%. Alcuni modelli di iPhone, tra cui una versione di iPhone 16 Plus, hanno avuto sconti del 10% sulla piattaforma di vendita al dettaglio online Pinduoduo prima del lancio ufficiale del modello.
Secondo i dati IDC, questo, insieme alla serie iPhone 16, ha aiutato Apple a conquistare la seconda quota di mercato più grande della Cina nel trimestre che si è concluso a settembre.
Le vendite di iPad sono destinate a crescere del 10,1%, arrivando a 7,09 miliardi di dollari, dopo un balzo del 23,7% nei tre mesi precedenti, trainate dal lancio di versioni più potenti del tablet.
Si prevede che il settore dei servizi, che comprende l’App Store e che solitamente supera la crescita dei dispositivi Apple, registrerà un aumento delle vendite del 13,3%, un po’ più lento rispetto al trimestre precedente.
L’azienda si trova ad affrontare crescenti ostacoli dopo che a giugno le autorità antitrust dell’Unione Europea hanno accusato Apple di aver violato le norme tecnologiche dell’Ue. Anche l’accordo redditizio di Apple con Alphabet, che rende Google il motore di ricerca predefinito in iOS, è sotto esame negli Stati Uniti
I risultati del quarto trimestre includeranno anche un onere fiscale una tantum di circa 10 miliardi di dollari, dopo che la corte suprema europea si è pronunciata contro Apple a settembre nella battaglia legale relativa alle questioni fiscali in Irlanda.
News
Adidas, le vendite in Cina crescono del 9% a 946 milioni di euro
Le vendite in Cina di Adidas sono cresciute del 9%, ottenendo uno degli migliori risultati degli ultimi anni. Buoni i risultati anche in Nord America.
Nel corso del terzo trimestre 2024 Adidas ha registrato una forte crescita in Cina. Le vendite sono aumentate in Nord America rispetto al 2023, con la sola esclusione della collezione Yeezy, trainate dal crescente slancio del marchio: i numeri, diventati positivi nel corso del secondo trimestre, hanno mantenuto il trend anche in quello appena concluso.
A parità di cambio le vendite trimestrali di Adidas sono aumentate del 9% a 946 milioni di euro in Cina. Nello stesso periodo del 2023 si erano fermate a 870 milioni di euro: si tratta della vendite trimestrali più elevate registrate nella zona a partire da inizio 2022.
Adidas cresce in Cina
In Cina Adidas registra una performance decisamente positiva, in netto contrasto con quelle delle aziende analoghe che stanno lottando con la debole domanda dei consumatori e contro un’attesa, che sembra essere più lunga del previsto, sul ritorno della fiducia grazie alle misure di stimolo messe in atto da Pechino.
Il secondo mercato più importante dopo l’Europa per Adidas, ossia il Nord America, in Medio Oriente ed in Africa le vendite, al netto degli effetti valutari, sono diminuite del 7%, attestandosi a 1,36 miliardi di euro nel periodo compreso tra luglio e settembre. Ma rispetto allo scorso anno sono aumentate, con la sola esclusione della linea Yeezy.
I buoni risultati costituiscono l’ultima prova di una ripresa della fortuna di Adidas a quasi due anni dall’ingresso di Bjorn Gulden in qualità di Ceo. Gulden ha spiegato che, la forte crescita di base in Cina e il ritorno prima del previsto ai numeri positivi per il marchio Adidas in Nord America negli ultimi due trimestri, rafforzano la fiducia nel futuro a medio termine.
La tendenza delle scarpe terrace di Adidas, modelli retrò ispirati alle calzature dei tifosi di calcio degli anni ’70 e ’80, ha spinto le vendite dell’azienda tedesca di abbigliamento sportivo, aiutandola a guadagnare quote di mercato rispetto a rivali come Nike e riprendersi da una dura rottura con il rapper Kanye West, conosciuto come Ye.
Gulden ha cercato di liberarsi delle Yeezy rimaste invendute dopo la separazione dal rapper, suo ex partner creativo.
Le azioni della società sono state viste salire dell’1% nelle contrattazioni pre-mercato di Lang & Schwarz, viste in cima all’indice blue-chip tedesco. Il produttore tedesco di abbigliamento sportivo ha pubblicato i dati preliminari del terzo trimestre e ha nuovamente aumentato le sue previsioni annuali all’inizio di ottobre.
Groupe Bruxelles Lambert riduce la partecipazione in Adidas
Groupe Bruxelles Lambert ha ridotto la sua partecipazione in Adidas al 3,51%, come si evince dai documenti presentati oggi.
GBL, la holding di investimenti delle famiglie miliardarie Frère e Desmarais, aveva annunciato il 31 luglio di aver ridotto la sua quota dal 7,6% al 5,1%. Le azioni Adidas hanno avuto un andamento positivo lo scorso anno e sono aumentate del 16% dall’inizio del 2024. Un portavoce di GBL ha spiegato che hanno venduto alcune azioni, ma confermano il supporto all’azienda, al suo management e alla sua strategia.
Tra l’altro Arthur Hoeld, membro del consiglio di amministrazione e responsabile delle vendite globali, lascerà il consiglio esecutivo di Adidas alla fine di ottobre.
Il consiglio di sorveglianza e Hoeld hanno concordato di comune accordo la cessazione anticipata del suo incarico dopo che Hoeld ha dichiarato che non avrebbe prorogato il suo mandato oltre il 31 marzo 2026.
Mathieu Sidokpohou, attualmente direttore generale per l’Europa, succederà a Hoeld a partire dal 1° novembre 2024. Bjorn Gulden, in una nota, ha spiegato che Mathieu ha esattamente l’esperienza e l’atteggiamento di cui abbiamo bisogno in questa fase della nostra svolta per continuare con lo slancio e far crescere ulteriormente la nostra attività insieme ai nostri partner.
News
Volkswagen chiude tre stabilimenti in Germania. Il colpo di grazia all’economia del Paese
Volkswagen ha intenzione di chiudere tre stabilimenti in Germania e licenziare decine di migliaia di dipendenti. Dando un ulteriore colpo all’economia tedesca.
Chiudere tre stabilimenti in Germania e licenziare decine di migliaia di dipendenti: questo è il programma lacrime e sangue di Volkswagen, che ha anche intenzione di ridurre gli stabilimenti rimanenti. Siamo davanti ad una delle più importanti ristrutturazioni aziendali mai viste.
Sono settimane, infatti, che Volkswagen sta negoziando con i sindacati sui piani per rinnovare la propria attività e tagliare il più possibile i costi. Per la prima volta il colosso automobilistico ha anche allo studio la chiusura di alcuni stabilimenti in patria. E proprio oggi Volkswagen ha ribadito che la ristrutturazione è necessaria e ha anticipato che presenterà delle proposte concrete il prossimo 30 ottobre 2024.
Ma cerchiamo di capire cosa sta accadendo.
Volkswagen chiuderà tre stabilimenti in Germania
L’obiettivo di Volkswagen è quello di ridurre i costi e tagliare il personale. Daniela Cavallo, capo del consiglio di fabbrica del gruppo automobilistico, ha spiegato che il management, su questo punto, è assolutamente serio
Cavallo ha spiegato che il più importante gruppo industriale tedesco ha deciso di avviare la svendita del suo paese d’origine: la Germania. Al momento non è stato specificato quali stabilimenti siano interessati dalle chiusure o quanti dei 300.000 dipendenti dell’azienda in Germania corrono il rischio di essere licenziati.
Volkswagen ha in programma di tagliare gli stipendi degli addetti al brand del 10% e di congelare le retribuzioni nel 2025 e nel 2026. Oggi migliaia di persone si sono radunate a Wolfsburg, dove l’azienda ha sede da quasi nove decenni: a suon di corni e fischietti i lavoratori hanno insistito perché nessuno stabilimento chiudesse.
Il conflitto tra i lavoratori e la dirigenza Volkswagen sta crescendo di settimana in settimana. L’azienda deve affrontare le forti pressioni determinate dagli elevati costi dell’energia e della manodopera, dalla forte concorrenza proveniente dall’Asia. Ma soprattutto paga dazio all’indebolimento della domanda in Europa e in Cina e si ritrova a gestire una transizione elettrica più lenta del previsto.
In questo contesto l’intervento del governo tedesco è importante: serve, infatti, un’azione per rilanciare l’economia, che, per il secondo anno consecutivo, potrebbe essere nuovamente in contrazione. A rendere difficile il lavoro delle istituzioni è la posizione del cancelliere Olaf Scholz, che è indietro nei sondaggi con le elezioni federali previste per il 2024.
In una nota Volkswagen ha anticipato che avrebbe avanzato delle proposte per ridurre i costi del lavoro mercoledì, quando dirigenti e lavoratori si incontreranno.
Gunnar Kilian, membro del consiglio di amministrazione del Gruppo Volkswagen, ha spiegato che la situazione è seria e la responsabilità dei partner negoziali è enorme. Senza misure globali per recuperare competitività, il gruppo automobilistico non sarà in grado di effettuare investimenti essenziali in futuro.
Thomas Schaefer, a capo della divisione del marchio Volkswagen, ha affermato che gli stabilimenti tedeschi non sono sufficientemente produttivi e operano al 25-50% in più rispetto ai costi previsti, il che significa che alcuni siti sono due volte più costosi rispetto alla concorrenza.
Le aspettative del mercato su Volkswagen
Dopo l’annuncio, le azioni di Volkswagen sono scese dell’1%, mentre nel corso degli ultimi cinque anni hanno perso il 44%.
Daniel Schwarz, analista di Stifel, spiega che i piani vanno ben oltre le aspettative del mercato. Schwarz ritiene che questo rifletta una combinazione unica di fattori sfavorevoli: concorrenza in Cina, indebolimento della domanda in Europa, in particolare per i BEV (veicoli elettrici alimentati a batteria), regolamentazione più severa.
I sindacati hanno un’influenza immensa alla VW, dove i rappresentanti dei lavoratori detengono metà dei seggi nel consiglio di sorveglianza e sono, in teoria, legalmente autorizzati a indire scioperi a partire dal 1° dicembre come strumento per inasprire ulteriormente il conflitto.
La situazione della Volkswagen riflette una tendenza più ampia nella terza economia mondiale, la cui supremazia è messa in discussione da rivali più agili e più economici in settori chiave, tra cui l’industria automobilistica, la sua spina dorsale industriale.
News
Boeing, piano per raccogliere 15 miliardi di dollari e creare liquidità
Boeing ha predisposto un piano per raccogliere 15 miliardi di dollari e garantire una maggiore liquidità all’azienda.
Un piano per raccogliere qualcosa come 15 miliardi di dollari: è il progetto di Boeing, anticipato proprio in queste ore dall’agenzia di stampa Reuters, che cita una fonte informata sui fatti.
Lo scorso 16 ottobre 2024, per la prima volta, era stato riportato che il produttore di aerei Boeing stava per mettere a punto un piano per raccogliere 15 miliardi di dollari con azioni ordinarie e un’obbligazione convertibile, nel tentativo di consolidare le finanze, messe a dura prova da uno sciopero che sta letteralmente paralizzando l’azienda.
Ma vediamo in quale modo l’azienda ha intenzione di sfruttare le risorse che ha in mente di raccogliere.
Boeing, un piano per raccogliere 15 miliardi di dollari
Il nuovo piano annunciato da Boeing prevede di raccogliere fino a 15 miliardi di dollari con un’azione combinata di vendita di azioni e azioni privilegiate convertibili. L’importo stimato, ad ogni modo, potrebbe aumentare in base alla domanda.
Al momento Boeing si sarebbe rifiutata di commentare in qualsiasi modo la notizia.
Già in precedenza Bloomberg News aveva riferito la tempistica prevista per l’aumento di capitale.
Ad inizio di ottobre, nei documenti normativi che Boeing ha depositato, viene messo in evidenza che la società avrebbe potuto raccogliere qualcosa come 25 miliardi di dollari in azioni ed obbligazioni, anche se il suo rating creditizio di grado di investimento fosse a rischio.
Boeing è alle prese con un controllo normativo leggermente più rigoroso: la produzione è limitata e i clienti stanno letteralmente perdendo fiducia nei suoi prodotti, da quando il pannello di una portiera di un aereo 737 Max si è staccato in volo.
Per tutto l’anno l’azienda ha continuato a bruciare liquidità. La scorsa settimana, inoltre, ha annunciato una nuova perdita trimestrale pari a 6 miliardi di dollari. All’inizio di questo mese Boeing ha dichiarato di aver sottoscritto un accordo di credito da 10 miliardi di dollari con i principali finanziatori:
- Bank of America;
- Banca Popolare Cinese;
- Goldman Sachs;
- JPMorgan.
Tra l’altro, proprio ad inizio ottobre, Boeing ha dichiarato che ha intenzione di tagliare 17.000 posti di lavoro, che corrispondono al 10% della sua forza lavoro. Ma non solo: rinvierà di un anno le prime consegne del suo jet 777X.
Le tre principali agenzie di rating del credito – S&P, Moody’s e Fitch – hanno dichiarato che taglieranno il rating di Boeing a spazzatura se l’azienda contrarrà nuovo debito senza rimborsare circa 11 miliardi di dollari di debito in scadenza fino al 1° febbraio 2026.
Boeing, lo sciopero continua
La scorsa settimana i lavoratori in sciopero della Boeing hanno respinto l’ultima offerta contrattuale dell’azienda. La presa di posizione dei lavoratori ha creato una nuova minaccia per le attività dei fornitori come l’azienda a conduzione familiare Independent Forge.
Il presidente Andrew Flores ha spiegato che se lo sciopero di oltre 33.000 lavoratori della Boeing negli Stati Uniti dovesse durare un altro mese, la sua azienda potrebbe dover ridurre le sue attività da cinque a tre giorni alla settimana per risparmiare denaro e trattenere i lavoratori.
Sebbene Independent Forge abbia già licenziato alcuni dipendenti, licenziarne altri non è un’opzione allettante. I 22 lavoratori rimasti sono essenziali per l’azienda, soprattutto quando lo sciopero finirà e la domanda di componenti aeronautiche in alluminio riprenderà. Flores ha spiegato che questi dipendenti costituiscono la spina dorsale dell’azienda. Il loro know-how è importante, non può essere sostituito.
Il voto espresso mercoledì dal 64% dei lavoratori dello stabilimento Boeing sulla costa occidentale contro l’ ultima offerta contrattuale dell’azienda , che sospende ulteriormente l’assemblaggio di quasi tutti i jet commerciali del costruttore, ha creato un nuovo banco di prova per fornitori come Independent.
La vasta rete globale di fornitori della Boeing, che produce componenti in grandi fabbriche moderne o in piccole officine in garage, era già stata messa a dura prova dalla crisi di qualità e sicurezza dell’azienda, iniziata a gennaio dopo lo scoppio di un pannello in volo su un nuovo 737 MAX.
News
Mercedes-Benz, gli utili della divisione auto sono crollati del 64%
Gli utili della divisione auto di Mercedes-Benz sono letteralmente crollati. I flussi di cassa arrivano dalla divisione industriale.
Crollati del 64% gli utili della divisione automobilistica di Mercedes-Benz, una delle più importanti case automobilistiche specializzata in veicoli di lusso. I numeri sono di gran lunga inferiori alle stime degli analisti: i consumatori cinesi hanno continuato a ridurre gli acquisti di beni di lusso condizionati da un’economia sempre più debole.
Harald Wilhelm, CFO di Mercedes-Benz, ammette che i risultati del terzo trimestre non soddisfano le ambizioni dell’azienda, aggiungendo che il gruppo continuerà nelle operazioni di taglio dei costi.
Ma entriamo nel dettaglio e cerchiamo di capire cosa stia accadendo a Mercedes-Benz.
Mercedes-Benz, crolla gli utili
Nel trimestre compreso tra il mese di luglio e quello di settembre 2024 gli utili di Mercedes-Benz sono stati condizionati dai costi di rinnovamento dei modelli e da un mercato difficile. Il gruppo si è impegnato principalmente con le nuove versioni del SUV Classe G, che sarà lanciata nel corso del prossimo trimestre.
A livello annuale le vendite di automobili sono state leggermente inferiori rispetto a quelle dell’anno precedente. Quelle del quarto trimestre, sostanzialmente, risultano essere in linea con quelle del terzo.
Un aspetto positivo di conti di Mercedes-Benz è costituito dalla continua generazione di flussi di cassa che arrivano dal business industriale, che è riuscito a raggiungere i 2,39 miliardi di euro nel corso del trimestre, in aumento del 2% rispetto allo scorso anno.
L’utile rettificato prima di interessi e imposte (EBIT) nell’unità automobilistica è sceso a 1,2 miliardi di euro rispetto alla stima media di LSEG di un calo del 3,6% a 3,19 miliardi di euro
I problemi maggiori, però, arrivano dalla Cina. Ola Kaellenius, CEO di Mercedes-Benz, ha sottolineato come i consumatori cinesi siano molto più cauti nell’effettuare degli acquisti importanti: la debolezza economica che dura da molto tempo e la crisi immobiliare hanno determinato una notevole incertezza per molti consumatori.
Nel corso del terzo trimestre, Mercedes-Benz ha tagliato due volte il suo obiettivo di margine di profitto annuo. Si è unita, in questo modo, al crescente numero di concorrenti europei che attribuiscono la causa del calo dei profitti all’indebolimento del mercato cinese.
I risultati sono arrivati proprio nel momento in cui stanno proseguendo i colloqui tra Pechino e Bruxelles sui dazi sulle importazioni di veicoli cinesi in Europa. Questo è, senza dubbio, un grosso grattacapo per molti big dell’industria automobilistica, preoccupati dalle possibili ritorsioni di Pechino.
Le preoccupazioni delle case automobilistiche tedesche
Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha dichiarato che le case automobilistiche tedesche non dovrebbero temere la concorrenza della Cina.
Secondo Scholz alcuni sostengono che la Cina potrebbe fare molto meglio dell’Europa con i motori elettrici. Le aziende tedesche non devono avere paura di questa concorrenza. Scholz ha poi sottolineato che in passato il settore aveva dovuto fronteggiare la forte concorrenza di Corea del Sud e Giappone e ribadendo la posizione della Germania contro i dazi dell’Unione Europea sui veicoli elettrici (EV) di fabbricazione cinese.
Scholz è contrario ai dazi che potrebbero danneggiare la Germania. L’Ue dovrebbe ricorrere a tali misure laddove il dumping e i sussidi mettono effettivamente i produttori europei in una situazione di svantaggio, ad esempio nell’industria siderurgica.
Il settore automobilistico europeo si trova ad affrontare molteplici sfide, che vanno dagli elevati costi di produzione alla gestione del passaggio ai veicoli elettrici, fino al calo della domanda e all’aumento della concorrenza.
Questi problemi hanno portato alcune case automobilistiche europee a ridurre la capacità produttiva, mentre il principale attore della regione, Volkswagen sta valutando per la prima volta la chiusura di stabilimenti in Germania.
Joerg Burzer, membro del consiglio di amministrazione di Mercedes-Benz e responsabile della produzione, spiega che tutti gli stabilimenti dell’azienda sono ben utilizzati, a parte uno a Sindelfingen in Germania, dove viene prodotta la linea di modelli di alta gamma Classe S.
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