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Le minute della Fed spaventano Wall Street: niente tagli ai tassi a breve, ma rialzi possibili

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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Ieri sono state pubblicate le minute del meeting a porte chiuse della Federal Reserve, la riunione che normalmente i membri del board sulla politica monetaria hanno prima della riunione ufficiale per la decisione sui tassi. La prossima data in cui la Fed sarà tenuta a riunirsi per decidere sui tassi è l’incontro del 11 giugno, mentre le minute da poco rese pubbliche sono relative al meeting del 30 aprile – 1 maggio. Questi appunti lasciano perplessi gli investitori, in certi casi spaventati: quella che ormai sembrava una garanzia, cioè il calo dei tassi d’interesse della banca centrale statunitense, sembra essere invece diventato un dubbio ufficiale.

Gli appunti pubblicati mostrano che c’è ancora una forte preoccupazione tra i membri del direttivo per la discesa troppo lenta del tasso d’inflazione. A distanza di due anni da quando la Fed ha iniziato ad alzare i tassi per far tornare la pressione sui prezzi al 2% annuo, l’inflazione è ancora saldamente al di sopra del 3%. Lo stesso presidente della Fed, Jerome Powell, si è recentemente detto preoccupato per la situazione e non esclude che la banca centrale possa agire al contrario sui tassi d’interesse: l’ipotesi di uno scatto a rialzo, anche se ancora remota, sta diventando più concreta.

presentazione della notizia su minute della Fed su riunione legata ai tassi
Al momento i mercati obbligazionari scontano una probabilità del 60% di un taglio ai tassi a settembre

Possibile anche uno scatto dei tassi a rialzo

Un passaggio che ha lasciato particolarmente colpiti gli analisti è quello in cui si legge che “alcuni partecipanti” si sono detti pronti ad alzare i tassi nel caso in cui dovesse persistere una condizione di inflazione troppo elevata. Inoltre i membri del direttivo hanno fatto notare che la pressione sui prezzi rimane ancora troppo alta sia nel settore dei servizi che in quello dei beni di consumo, dimostrando che si tratta di un fenomeno piuttosto diffuso all’interno dell’economia e non di un’eccezione legata ad alcune filiere in particolare. Al momento è ancora poco probabile che realmente la Fed decida di aumentare i tassi d’interesse, per ammissione dello stesso Powell, ma se fino a qualche settimana fa sembrava un’ipotesi quasi irrealizzabile, oggi è invece presente sulle minute ufficiali dell’incontro della Fed.

Per quanto riguarda la riunione di politica monetaria di giugno, sembra quasi scontato che la Federal Reserve lascerà i tassi invariati al 5,25% come lo sono stati da luglio dello scorso anno. Se nel frattempo dovessero arrivare dati sopra le attese per il tasso d’inflazione, però, la riunione successiva potrebbe essere quella in cui la banca centrale deciderà realmente di alzare i tassi. Tutto è ancora possibile, soprattutto dal momento che per ora nessuna previsione sul tasso d’inflazione sembra rivelarsi corretta.

foto della Federal Reserve
Per ora i tassi restano al punto più alto toccato da 23 anni a questa parte

Il rischio di re-inflazione resta alto

Le minute della Federal Reserve mostrano che i membri del direttorio sono concretamente preoccupati dalla possibilità che il tasso d’inflazione vada verso una nuova corsa rialzista. Si guarda in particolare al rischio geopolitico, che è sempre più alto, e alla possibilità che i prezzi dei beni energetici aumentino rapidamente nei prossimi mesi. La Fed fa anche notare che l’inflazione sta avendo un impatto più duro del previsto sulle famiglie con fascia di reddito basso e medio-basso, cosa che potrebbe portare il direttivo più vicino alla possibilità di alzare i tassi d’interesse. Si nota soprattutto un aumento dell’uso delle carte di credito, della rateizzazione dei pagamenti e della morosità sui pagamenti rateizzati.

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