Meta, nuova stangata dall’UE: violate normative antitrust, possibile multa fino a $13,4 miliardi

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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Meta si trova ancora una volta nel mirino dei regolatori europei, questa volta con l’accusa di avere violato le normative antitrust con i suoi abbonamenti a pagamento per rimuovere le pubblicità dalle sue piattaforma. Ormai l’UE è diventata il peggiore incubo di Big Tech, annunciando regolarmente nuove investigazioni e nuove possibili multe per le aziende del settore. Stavolta al centro dell’indagine ci sono gli abbonamenti Premium, che la holding proprietaria di Instagram e Facebook ha introdotto sul mercato europeo per la prima volta lo scorso anno. Questo rischia anche di avere dei risvolti sulla partnership tra Meta e Apple, che potrebbe saltare -quantomeno sul mercato europeo- sempre per questioni legate alla concorrenza e alla tutela dei dati personali degli utenti.

Secondo l’Unione Europea, Meta starebbe utilizzando un modello “pagamento o consenso” per aumentare i ricavi delle sue piattaforme social. Gli utenti sarebbero stati costretti a scegliere tra il pagamento di un abbonamento per mantenere il massimo diritto alla privacy, oppure continuare a utilizzare i social media gratuitamente ma in cambio di una serie di dati personali raccolti ed elaborati a fine di marketing. Le normative europee sulla privacy implicano che un’azienda debba consentire agli utenti quali dati raccogliere e gestire, in modo totalmente gratuito e non in cambio del pagamento di un abbonamento. La Commissione Europea ora passerà alla decisione su come sanzionare Meta per questo comportamento.

Anche Apple e Microsoft stanno avendo problemi con l’antitrust europeo

Multa fino a $13,5 miliardi

Secondo la Commissione Europea, i regolamenti in termini di antitrust costringono Meta a offrire agli utenti una versione del social media che sia paragonabile per trattamento dei dati a quella a pagamento, ma che al tempo stesso sia gratuita. Meta ha rigettato le accuse dicendo, attraverso il suo responsabile per la privacy nel mercato UE, che tutte le sue iniziative legate ai servizi in abbonamento sono compatibili con il regolamento sulla privacy. La società si è detta disponibile al dialogo con le istituzioni, magari nel tentativo di risolvere la questione senza sanzioni economiche.

Nel caso in cui la Commissione decida di attivare la leva delle sanzioni, per Meta potrebbe rivelarsi molto caro. L’azienda potrebbe trovarsi a pagare fino a $13,5 miliardi, dal momento che secondo il regolamento DMA la prima violazione è sanzionabile con un pagamento fino al 10% del fatturato di una società nei confini dell’Unione Europea. Nel caso di una seconda violazione, questa può essere addirittura sanzionata con una multa fino al 20% del fatturato generato nell’UE. Non sono soltanto le sanzioni che pesano, ma anche la sensazione che stia diventando sempre più difficile fare affari in Europa per Big Tech senza incorrere in provvedimenti di questo genere. Le regole spesso sono poco chiare e non riescono a stare al passo con l’evoluzione tecnologica.

L’UE non permette che la privacy sia una feature a pagamento

Big Tech con il fiato sul collo per un anno

Non è soltanto Meta a essere finita nel mirino dei regolatori europei. Apple sta affrontando i suoi problemi, con l’accusa di avere costruito un ecosistema chiuso in cui le app e i software ufficiali del gruppo vengono “imposti” agli utenti. L’azienda non starebbe permettendo agli sviluppatori di terze parti di competere ad armi pari sui dispositivi Apple, e nel frattempo la società ha già dovuto permettere il download di app da siti diversi dall’Apple Store. Anche Microsoft è finita nell’investigazione, con l’accusa che includere Microsoft Teams all’interno dell’abbonamento per Office 365 abbia distorto la concorrenza nel mercato delle app per le videochiamate. L’investigazione della Commissione si risolverà entro 12 mesi, senza ancora indicazioni chiare su quali potrebbero essere i risultati.

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