Petrolio a picco dopo annuncio di Benjamin Netanyahu sugli ostaggi a Gaza

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Written by Gianluca Grossi
Attivo come analista economico dal 2009, collaboro con TradingOnline.com dove fornisco approfondimenti sul Forex, sulla macroeconomia e sul mercato azionario, prestando particolare attenzione alle economie in ascesa quali quelle di Turchia, Brasile, Indonesia e Cina. Ricopro inoltre il ruolo di caporedattore per il rinomato giornale online Criptovaluta.it, una risorsa chiave per chi è interessato al settore delle criptovalute e del Bitcoin. Il mio interesse si estende al mercato degli ETF, soprattutto quelli negoziati a New York, mantenendo sempre un'attenta osservazione sulle dinamiche di mercato.
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Ancora una pessima sessione per il greggio, che nel momento in cui scriviamo perde oltre il 2% in sui principali scambi. WTI viene scambiato sui futures in scadenza a settembre sotto i 77$, mentre i medesimi futures sul Brent viaggiano su percentuali leggermente migliori, mentre cresce l’attesa per l’eventuale cessate il fuoco a Gaza, che secondo diverse fonti informate dei fatti potrebbe arrivare a breve. A questo si abbinano le preoccupazioni per una domanda che potrebbe essere rivista globalmente al ribasso.

Preoccupazioni forti alle quali non riescono a fare da contraltare situazioni in evoluzione come quella degli incendi in Canada e altre questioni geopolitiche come l’intensificarsi potenziale degli attacchi degli Houti, come è stato recentemente ricordato dal capo delegazione in Yemen per le Nazioni UNite Hans Grundberg. Una situazione dunque di grande incertezza sulla quale però pesano maggiormente le questioni relative al possibile cessate il fuoco a Gaza, che contribuirebbe a restituire un po’ di tranquillità ad un mercato che è stato tra i più surriscaldati del 2024, in particolare in relazione agli sviluppi geopolitici nel Medio Oriente.

Greggio ancora a picco: è la terza sessione successiva di cali

I long sul greggio, tanto WTI quanto Brent, si leccano le ferite per la terza sessione consecutiva. Gli eventuali accordi per un cessate il fuoco a Gaza, che sarebbero a buon punto, continuano a esercitare una pressione negativa sul prezzo del barile, che sulle piazze USA è sceso anche sotto i 77$, dopo essere stato per tutta la scorsa settimana ampiamente sopra gli 80$.

A contribuire all’ottimismo sulla situazione di Gaza c’è stato anche l’intervento del premier israeliano, in visita negli USA, Benjamin Netanyahu, che ha parlato di possibilità di prossimo rilascio degli ostaggi detenuti da Hamas, liberazione degli ostaggi che sarebbe chiaramente parte degli accordi tra le parti avviati dagli USA e che avrebbero trovato il sostegno tanto dell’Egitto quanto del Qatar in qualità di mediatori. Questo nonostante il livello degli scontri rimanga nella Striscia piuttosto intenso. Con ogni probabilità questa situazione andrà sviluppandosi ulteriormente fino all’incontro tra Joe Biden e il premier israeliano che sarebbe in agenda per il prossimo giovedì, almeno secondo quanto è stato riportato da Reuters.

Non sono però soltanto gli sviluppi geopolitici a interessare in negativo il prezzo del greggio. Pesa anche la convinzione condivisa da tutti gli analisti di un prossimo ulteriore indebolimento della domanda su scala globale.

I prossimi appuntamenti di medio periodo per il prezzo del greggio

Sull’orizzonte non può che stagliarsi anche la questione tassi di interesse negli USA. Settembre rimane la data più probabile per quanto riguarda i primi potenziali tagli di 25 punti base, che potrebbero fornire un’importante stimolo tanto all’economia quanto al sentiment, aiutando il greggio a recuperare il terreno perduto.

Recupero del terreno perduto però che per il momento sembrerebbe essere fuori discussione, a meno di clamorose svolte negative nel processo verso il cessate il fuoco a Gaza e sul fronte più generalmente geopolitico.

Difficile immaginarsi invece in frangenti di tempo ristretti la possibilità di un miglioramento dell’outlook sulla domanda, un outlook che è legato anche al livello di attività economica, che difficilmente troverà un’inversione del trend sul breve periodo.

WTI e Brent rimarranno dunque i grandi malati di un settore commodity che è stato, dal COVID in avanti, tra i più surriscaldati, sia sul fronte energetico, sia sul fronte delle soft commodity.

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