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Nissan punta su EV in Cina, in controtendenza rispetto a altri brand
Per tanti che vanno via, c’è chi rimane e addirittura amplia la propria produzione e la propria presenza. Parliamo di aziende straniere in Cina e nello specifico del settore delle EV, caldo e anche al centro della guerra commerciale tra Bruxelles e Pechino. La giapponese Nissan ha appena annunciato infatti una collaborazione importante con università locali, che permetterà, sempre a detta del brand, di accelerare ricerca e sviluppo. Ma c’è molto di più, e di più interessante per i mercati e anche per le autorità… europee.
Nissan infatti ha in programma di vendere in tutto il mondo auto che produrrà in Cina, in controtendenza rispetto a tanti gruppi, vedi Stellantis ad esempio, che hanno deciso di chiudere in fretta e furia ogni presenza nella Repubblica Popolare Cinese. La situazione è però diversa da come l’avevano raccontata i giornali: mentre monta il caso politico a Bruxelles, anche a tutela dei produttori in Europa, Tesla, Ford, BMW stanno aumentando il loro impegno per produrre in Cina e poi esportare anche su altri mercati.
Cina mon amour: il settore auto in controtendenza?
Certamente non è un trend negativo. Anche se qualcuno ha abbandonato i ferri del mestiere in Cina e ha deciso di non produrre più nella Repubblica Popolare, tanti altri invece puntano ad allargare la loro produzione. È il caso di Nissan, che secondo le statistiche più aggiornate vende circa il 20% dei suoi veicoli nella Repubblica Popolare e che dunque vede in Pechino un mercato strategico. Non si tratta però soltanto di vendite, ma anche di produzione. Il gigante giapponese del settore auto ha infatti chiaramente affermato di voler esportare quanto produce in Cina in tutto il mondo.
Tutto all’interno di un mercato EV che si fa sempre più politico: i marchi cinesi low cost sono un problema per diverse produzioni nazionali, non solo in Europa, ma ad esempio anche in Turchia, dove sono state introdotte limitazioni draconiane, e – anche per gli occhi meno attenti – tese a colpire esclusivamente i produttori cinesi.
Nissan produrrà anche tanta ricerca in Cina, grazie appunto allo sforzo congiunto con università locali, che forniranno capitale umano e capacità appunto di ricerca. Non è chiaro però questa mossa di Nissan che tipo di equilibri andrà a modificare in un settore che – non ci stancheremo mai di ripeterlo – è al centro di diatribe importanti anche di carattere politico, in Europa, negli USA e nella Turchia che abbiamo appena citato.
E per gli aiuti di stato?
Continuerà inoltre a essere di grande interesse almeno per la Commissione Europea che tipo di incentivi Nissan sta ricevendo o riceverà per le sue attività in Cina. Incentivi che per la commissione potrebbero configurare il caso di aiuti di stato, cosa che imporrebbe un pronto intervento almeno per le vetture che saranno vendute in Europa.
Gli avvocati di Nissan avranno però certamente valutato il caso e forse ritengono, come in realtà altri brand, che l’Europa difficilmente potrà spuntarla in un caso più politico che economico.
Un’Europa che sta perdendo colpi e incisività anche in termini di interventi contro le grandi aziende che, a sua detta, non rispetterebbero le sue regole. Apple l’ha spuntata qualche anno fa, Amazon pochi giorni fa. Casi per carità diversi, ma che raccontano di un esito tutto fuorché scontato per le prossime battaglie.
Nissan intanto ha deciso, così come hanno fatto diversi brand che si sono mossi in senso contrario rispetto a Stellantis e anche rispetto a altri brand giapponesi. Chi la spunterà? Nissan punta sulla Cina – e le cose potrebbero essere assai diverse da quelle che hanno raccontato, negli ultimi mesi, i giornali.