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Petrolio, quanto impatta realmente sul prezzo il blocco libico

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La Libia fa infiammare il prezzo del petrolio. A condizionare le quotazione dell’oro nero è lo stop annunciato dal governo di Khalifa Haftar, che controlla l’est del Paese: una decisione presa per rispondere al tentativo del governo di unità nazionale che controlla Tripoli e il nord-ovest della Libia di sostituire il governatore della Banca Centrale.

Il Consiglio Presidenziale di Tripoli, proprio nel corso dei giorni scorsi, ha reso nota la sostituzione di Al-Siddiq Al-Kabir, governatore della banca e del board. Una decisione che è stata prontamente rispedita al mittente, chiedendo che qualsiasi sostituzione fosse effettuata solo dopo un accordo tra l’Alto Consiglio di Stato di Tripoli e la Camera dei Rappresentanti di Bengasi.

Petrolio, le conseguenze delle tensioni libiche

Le ennesime tensioni in territorio libico hanno determinato un’impennata delle quotazioni del petrolio. Osama Hamad, primo ministro dell’esecutivo della parte orientale del Paese, ha annunciato il blocco della produzione e dell’esportazione di greggio su tutto il territorio nazionale.

La decisione di bloccare la produzione di petrolio potrebbe mettere in crisi diverse potenze mondiali. Il prezzo del Brent è aumentato del 3% il 26 agosto 2024 e si è assestato a 81 dollari al barile. Ulteriori rialzi potrebbero avere un impatto diretto sulle casse dell’Italia, che importa molto greggio libico. A risentirne sarebbero anche la Spagna, la Grecia e la Francia che acquistano ogni anno almeno la metà del petrolio prodotto ed esportato in Libia.

La National Oil Corporation (Noc) – la compagnia petrolifera nazionale della Libia – per il momento non ha rilasciato dei commenti ufficiali sul blocco. Alcuni impianti estrattivi, invece, hanno già comunicato che la produzione ha iniziato a rallentare.

Farhat Bengdara, amministratore delegato della Noca, da più parti è considerato molto vicino a Haftar. Questo fa anche comprendere perché sia stato proprio il governo dell’est della Libia ad aver annunciato il blocco dell’estrazione e dell’esportazione del petrolio. Una decisione che, almeno sulla carta, sarebbe stata presa per cause di forza maggiore, determinate da dei problemi tecnici che in realtà non si sarebbero verificati.

Prezzo del petrolio poco mosso

Questa mattina il prezzo del petrolio è poco mosso sui mercati delle materie prime. Il Wti con consegna ad ottobre è scambiato a 75,52 dollari al barile, registrando un calo dello 0,01%. Il Brent con consegna ad ottobre, invece, viene scambiato a 79,55 dollari, rimanendo sostanzialmente invariato rispetto alla chiusura di ieri.

Goldman Sachs ha rivisto le stime per le quotazioni del petrolio Brent. La fascia di prezzi, ora come ora, è collocata tra 70 e 85 dollari al barile: il prezzo medio per il 2025 è previsto in 77 dollari al barile, cinque in meno rispetto alla stima di 82 dollari al barile.

Al momento l’Opec sarebbe orientata a modificare la sua strategia: l’obiettivo sarebbe quello di assumere un ruolo attivo nel supporto degli equilibri di mercato nel breve periodo. Ma soprattutto nella riduzione della volatilità. L’Opec avrebbe intenzione di adottare una posizione più focalizzata sul mantenimento della disciplina tra i produttori non Opec e sul sostegno della coesione interna. Nel quarto trimestre 2024 è atteso un aumento della produzione, in linea con questa nuova strategia.

Le scorte commerciali dei paesi Opec sono rimaste stabili invece di diminuire durante l’estate. sono due i fattori principali che hanno determinato questa situazione:

  • negli Stati Uniti la produzione di liquidi ha superato le aspettative grazie ad una serie di miglioramenti nell’efficienza produttivi. Ma soprattutto risulta essere aumentata di 0,7 milioni di barili al giorno della fornitura di gas naturale liquefatto (NGL) rispetto all’anno precedente;
  • la crescita della domanda cinese è rallentata. A determinare questo cambio di passo è stato principalmente un cambiamento strutturale nel consumo di carburante impiegato per i trasporti su strada. La domanda nel settore petrolchimico, inoltre, è risultata debole.
Pierpaolo Molinengo
Pierpaolo Molinengohttps://www.pierpaolomolinengo.com/
Laureato in materie letterarie e giornalista pubblicista iscritto all'Albo dal 2002 [Link di verifica iscrizione all'Albo]. Ho iniziato ad occuparmi di Economia fin da subito, concentrandomi dapprima sul mercato immobiliare, sul fisco e i mutui, per poi allargare i miei interessi ai mercati emergenti ed ai rapporti Usa-Russia. Scrivo di attualità, tasse, diritto, economia e finanza.

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