Shein potrebbe quotarsi in Borsa già entro la fine del mese: la scelta ricade sul London Stock Exchange

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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Shein, il colosso cinese dell’e-commerce legato al fast fashion, sarebbe pronto a quotarsi in Borsa. Se ne parla già da mesi, ma fino a questo momento l’azienda non è mai stata vocale nel dire esattamente quali fossero i suoi piani. Tutto ciò che si sa proviene dalle fonti vicine agli avvenimenti che hanno lasciato filtrare le informazioni alla stampa, e le ultime novità vedrebbero Shein molto vicina a una quotazione a Londra. La decisione sarebbe stata presa per evitare che l’inasprimento dei rapporti tra Stati Uniti e Cina possa portare a problemi al titolo, se ad esempio questo dovesse essere quotato sul Nasdaq o sul New York Stock Exchange. Un segno dei tempi, soprattutto ora che gli Stati Uniti hanno lanciato un ultimatum a TikTok per vendere a un’impresa americana o abbandonare completamente le proprie attività nel paese.

Già gli scorsi anni ci sono stati diversi problemi con la quotazione delle imprese cinesi negli USA, a partire dalle accuse sulla revisione dei bilanci per arrivare a quelle di vere e proprie truffe in altri casi. Un esempio emblematico è quello di Luckin Coffee, ma anche Alibaba e altri titoli hanno avuto problemi a mantenere la propria quotazione. Le crescenti tensioni diplomatiche intorno al mondo potrebbero vedere un ritorno di Londra come una piazza interessante per la quotazione in Borsa, invertendo un trend in corso ormai da anni che vede le imprese europee lasciare il Vecchio Continente per cercare una quotazione più alta sui listini americani.

presentazione della notizia su Shein che prepara la quotazione in Borsa a Londra
Shein ha un fatturato vicino ai $22 miliardi all’anno

IPO possibile già entro la fine del mese

Secondo le ultime notizie arrivate da fonti vicine al management, Shein avrebbe già chiesto al regolatore cinese di aggiornare i documenti ufficiali per la quotazione in Borsa. La documentazione dovrebbe poi essere trasmessa al London Stock Exchange, dove il titolo potrebbe fare il suo debutto già entro la fine del mese. Per il momento non si sa esattamente quale sia la cifra che Shein spera di raccogliere con l’operazione, ma si conosce molto bene il dato sulla valutazione durante l’ultimo round di finanziamento: $66 miliardi, una cifra che sarebbe poi emersa in diverse occasioni con il team di legali inglesi e nelle bozze dei documenti per la quotazione in Borsa. L’azienda aveva già inviato una richiesta esplorativa per una quotazione in Borsa negli Stati Uniti a novembre, prima di fare dietrofront per via dell’ostilità regolamentare. Il fast fashion rimane un tema molto discusso anche dal punto di vista climatico, considerando che genera tonnellate di rifiuti per le discariche del mondo.

foto di una persone che ha ricevuto dei vestiti da un e-commerce
Con 17,3 milioni di clienti, il mercato USA rimane molto importante per Shein

Una nuova prospettiva per le Borse europee?

Per chi pensava che la IPO di Puig o di Golden Goose sarebbero state le più grandi quotazioni in Borsa legate alla moda in Europa nel 2024, la notizia di un possibile approdo di Shein cambia l’ordine di grandezza su cui si possono basare questi riferimenti. Se altri colossi cinesi dovessero decidere di seguire la stessa strada, presto potrebbero farlo anche aziende. Anche se la Cina non si trova in uno dei momenti migliori per la sua economia, basta poco per migliorare la situazione di calma piatta che le Borse europee hanno attraversato negli ultimi anni. La IPO di Shein può essere un banco di prova che sarà osservato da lontano, anche al di fuori della Cina. Da una parte è vero che l’Europa non è geopoliticamente neutrale, avendo storicamente scelto di rimanere vicina alle posizioni statunitensi, ma una probabilità più bassa di sanzioni e azioni concrete per limitare il flusso dei capitali potrebbe essere vista come un elemento positivo sia dalla Cina che dagli altri paesi BRICS.

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