Azioni Stellantis: target in alto, ma permangono tanti dubbi

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Written by Gianluca Grossi
Attivo come analista economico dal 2009, collaboro con TradingOnline.com dove fornisco approfondimenti sul Forex, sulla macroeconomia e sul mercato azionario, prestando particolare attenzione alle economie in ascesa quali quelle di Turchia, Brasile, Indonesia e Cina. Ricopro inoltre il ruolo di caporedattore per il rinomato giornale online Criptovaluta.it, una risorsa chiave per chi è interessato al settore delle criptovalute e del Bitcoin. Il mio interesse si estende al mercato degli ETF, soprattutto quelli negoziati a New York, mantenendo sempre un'attenta osservazione sulle dinamiche di mercato.
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Dopo una performance che è stata tra le peggiori di tutti i listini europei, c’è chi cerca di farsi ingolosire dalle azioni Stellantis. Il calo è stato importante (più del 40% da inizio anno) e rimangono tuttavia tante questioni aperte che potrebbero rendere il titolo ancora un falling knife dal quale rimanere lontani. Rimane il fatto che Stellantis è tra i titoli più discussi del momento, tra buyback di azioni proprie, grane con il governo italiano e con i sindacati, e un futuro incerto per diversi dei siti produttivi.

Tutto questo a conclusione di una stagione da incubo anche negli USA, dove i sindacati hanno riportato vittorie su tutta la linea, segnalando che se di autunno caldo si tratterà, le alte temperature si faranno sentire anche nel settore automotive. Goldman Sachs e RBC hanno tagliato il target a 23 euro e 18 euro rispettivamente, rimanendo però con una forte indicazione di buy, dato il prezzo attuale poco al di sopra dei 14 euro.

Mentre tutti guardano all’AI, sarà il caro vecchio automotive ad aiutare i portafogli?

Che si tratti di un importante crocevia per tutta l’industria non dovrebbe essere ormai un mistero per nessuno. Il settore auto – almeno per quanto riguarda i brand storici – sta vivendo un momento storico, dopo fusioni, lotte con i sindacati USA e l’aggressione al mercato da parte dei produttori cinesi, in particolare nel comparto EV. Una combinazione di fattori che interessa in prima linea proprio Stellantis, che sembrerebbe non aver trovato ancora la quadra (anche politica), dopo la storica fusione.

Le grane con il governo italiano ci sono tutte, con i più alti rappresentanti della Repubblica Italiana che strizzano l’occhio anche a produttori cinesi come Dongfeng, che sembrerebbero essere meglio disposti anche in termini di accettazione di certe condizioni (come garanzie sull’indotto e sull’impiego della filiera italiana).

Ci sono poi grane che arrivano direttamente dal mercato: dopo aver liberato il lungo backlog che ci si trascinava dall’epoca COVID, tutti i produttori o quasi hanno fatto registrare una domanda, per le loro autovetture, decisamente bassa, cosa che non ha aiutato un comparto che già piaceva poco alle borse e agli investitori.

La vera domanda per quanto riguarda Stellantis però e il futuro delle sue azioni passa anche da un’importante campagna di acquisto di azioni proprie: nella prima settimana di agosto il gruppo avrebbe portato a casa oltre 7 milioni di titoli, ad un prezzo medio ponderato di 14,47€. Un prezzo superiore a quello attuale ma molto al di sotto dei target fissati sia da Goldman Sachs, sia da RBC.

Grande affare o coltello che cade?

La performance (pessima) di Stellantis nel corso del 2024 sarebbe sufficiente per spaventare anche i più audaci degli investitori. La domanda che ora tutti si pongono è se possa questo essere un buon punto di ingresso oppure se ci sia da aspettare ancora la formazione di un bottom concreto.

Una domanda alla quale si potrà rispondere probabilmente già in settembre, quando dovrebbero diventare chiari gli esiti delle trattative con sindacati e governo italiano, dai quali dipendono almeno una parte dei destini del gruppo.

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