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USA e Messico: attriti per arrivo produttori EV cinesi
Fatta la legge, trovato l’inganno. O meglio, un altro episodio della guerra commerciale tra blocco occidentale e Cina a tema veicoli elettrici. Cresce infatti la preoccupazione del governo USA per l’arrivo di produttori cinesi anche in Messico, che potrebbero così giovarsi di un comparto, quello della produzione di auto, già particolarmente sviluppato appunto in Messico, anche in termini di distribuzione. La questione non riguarda soltanto il tentativo di esercitare controllo su economie limitrofe, ma anche la capacità di arginare quello che, nel settore EV, appare sempre di più come uno strapotere cinese.
Strapotere che ha già fatto partire anche inchieste, per qualcuno dal profumo innegabilmente protezionista, della Commissione Europea, che vuole vederci chiaro nel giro di incentivi e forse aiuti di stato ai produttori che hanno scelto la Repubblica Popolare Cinese come luogo di produzione. Il Messico ora potrebbe finire nel mezzo di questa guerra senza esclusione di colpi, per la produzione di veicoli che sono anche cruciali per gli ambiziosi obiettivi di decarbonizzazione delle economie e delle vite dei cittadini USA e europei.
Messico, abbiamo un problema
Il governo USA avrebbe già contattato i pari grado messicani per condividere le proprie preoccupazioni per l’arrivo in Messico di tre grandi produttori cinesi di auto. Produttori che così potrebbero avere gioco facile ad avere ingresso nel mercato USA, e ad aggirare le limitazioni no-incentivi imposte di recente da Washington. Preoccupazioni che sono tanto economiche quanto politiche: il Messico ha un apparato produttivo già rodato per gli autoveicoli, può contare su una manodopera a basso costo e potrebbe essere un ottimo cavallo di Troia per ri-entrare negli Stati Uniti per tanti produttori cinesi.
Per ora sono tre: BYD, MD e Chery, che hanno già avuto interlocuzioni ai massimi livelli in Messico e che sono già alla ricerca di siti dove poter installare impianti produttivi. Una questione che Washington non sembrerebbe avere alcuna intenzione di mandare giù e che è stata già tema di interlocuzioni calde tra Washington e Città del Messico. Difficile però per ora che si arrivi una quadra soddisfacente per gli statunitensi, che come le controparti europee vedono il loro mercato aggredito da veicoli di costo sensibilmente inferiore – e che in alcuni paesi europei stanno già spopolando. Questione che si è posta anche in Turchia, dove si è recentemente intervenuti con un impianto di regole che impone costi impossibili da superare a diversi dei marchi cinesi.
Una guerra senza quartiere
L’interesse dei brand cinesi per il mercato messicano, in particolare dal lato produttivo, è ai massimi storici e questo sarà ulteriore motivo di attrito, per un paese, il Messico, che è recentemente diventato il primo partner commerciale degli Stati Uniti in termini di volumi.
Non è chiaro che forma prenderanno le preoccupazioni di Washington oltre quanto comunicato a Città del Messico e se ci saranno misure ulteriori in futuro tese a proteggere ulteriormente i produttori nazionali o che hanno impianti produttivi negli USA, in una situazione che si fa sempre più complessa, dati anche interessi diversi da quelli immediatamente economici.
Per ora la preoccupazione principale per il governo Biden è che l’installazione di impianti produttivi cinesi in Messico aiuti ad aggirare le misure, importanti, che il suo governo ha adottato per proteggere il mercato interno dall’assalto di produttori cinesi che possono proporre veicoli troppo competitivi rispetto all’offerta locale.
Una questione che, diranno i più cinici tra i nostri lettori, difficilmente potrà essere risolta con semplici discussioni tra controparti, in un paese, il Messico, dove il 20% delle vendite dei veicoli è già a favore di vetture appunto cinesi. Certo è però che gli USA hanno dalla loro un’importante leva: l’economia messican adipende per i 2/3 dei suoi export proprio dall’economia americana.