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American Express, i ricavi a 16,64 mld $ fanno crollare le azioni a Wall Street

Riflettori puntati sugli utili di American Express, che sono positivi ma non inferiori alle aspettative degli analisti. E il titolo crolla in Borsa.

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American Express, i ricavi a 16,64 mld $ fanno crollare le azioni a Wall Street

Nel terzo trimestre 2024, American Express supera le aspettative sul controllo dei costi. Il colosso delle carte di credito ha annunciato, infatti, gli utili del periodo compreso tra luglio e settembre di quest’anno, nel quale ha beneficiato di una gestione disciplinata delle spese, che ha sostanzialmente permesso di attutire il colpo determinato da una crescita più lenta delle commissioni.

Ad ogni modo le azioni di American Express hanno perso il 5%, anche se l’azienda ha aumentato le previsioni degli utili per il 2024.

American Express, numeri positivi per il 2024

American Express, quest’anno, può ringraziare i clienti più facoltosi, che le hanno permesso di mantenere degli accantonamenti relativamente più bassi per le perdite sui crediti rispetto alle altre società, che hanno una platea più ampia di utilizzatori, molti dei quali con un reddito più basso.

Ma non solo: American Express è riuscita a gestire con moderazione i premi e le altre spese, riuscendo, in questo modo, a superare le aspettative di profitto anche nei momenti in cui la crescita dei ricavi languiva.

Keith Horowitz, analista di Citi, ha spiegato che questo trimestre è un’ulteriore dimostrazione della capacità del management di adattare le spese per raggiungere gli obiettivi di utile per azione (EPS) quando il fatturato è più debole.

Le spese totali di American Express – stando alle stime elaborate da LSEG – sono state pari a 12,08 miliardi di dollari nel trimestre, inferiori alle aspettative di 12,74 miliardi di dollari.

I ricavi sono aumentati dell’8% a 16,64 miliardi di dollari, ma sono rimasti al di sotto della stima di 16,67 miliardi di dollari. I ricavi da sconto, ovvero la commissione che guadagna dai commercianti per facilitare le transazioni, sono aumentati del 4%, mentre gli analisti si aspettavano una crescita del 5,3%.

L’utile è aumentato del 2% a 2,51 miliardi di dollari per i tre mesi conclusi il 30 settembre. Su base per azione, ha guadagnato 3,49 dollari rispetto ai 3,28 dollari previsti dagli analisti.

La società stima ora un utile per azione (EPS) per il 2024 compreso tra 13,75 dollari e 14,05 dollari, superiore al precedente intervallo compreso tra 13,30 dollari e 13,80 dollari.

In una nota gli analisti di William Blair hanno affermato che le aspettative erano elevate, ma crediamo che le opportunità di crescita restino grandi e la valutazione interessante.

L’uscita dalla Russia di American Express

Le notizie sugli utili di American Express sono positive alla luce di quanto è accaduto ad agosto, quanto la banca centrale russa ha annullato la licenza bancaria della filiale russa dopo che l’unità locale ha presentato una richiesta di liquidazione volontaria.

A maggio il presidente russo Vladimir Putin ha decretato che American Express avrebbe potuto liquidare le sue attività in Russia, poco più di due anni dopo che la società aveva sospeso tutte le sue operazioni in Russia in risposta a quello che la banca ha definito l’ingiustificato attacco della Russia al popolo ucraino.

American Express si è classificata al 300° posto nel sistema bancario russo in termini di asset. Da metà 2022, le banche straniere hanno richiesto l’approvazione di Putin per uscire dal mercato o vendere quote delle loro attività russe.

Come riportato dal registro delle imprese russo SPARK, la filiale russa della banca ha presentato una domanda di liquidazione all’inizio di luglio.

Nel marzo 2022, poco dopo che Mosca aveva lanciato la sua invasione su vasta scala dell’Ucraina, che la Russia aveva definito una operazione militare speciale, American Express aaveva affermato di avere decine di dipendenti in Russia. Non è stato immediatamente chiaro quanti dipendenti la banca abbia ancora nel paese in questo momento, ma ormai l’azienda lo ha completamente abbandonato chiudendo le attività.

Laureato in materie letterarie e giornalista pubblicista iscritto all'Albo dal 2002 [Link di verifica iscrizione all'Albo]. Ho iniziato ad occuparmi di Economia fin da subito, concentrandomi dapprima sul mercato immobiliare, sul fisco e i mutui, per poi allargare i miei interessi ai mercati emergenti ed ai rapporti Usa-Russia. Scrivo di attualità, tasse, diritto, economia e finanza.

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Tesla rischia di dover ritirare 2,4 milioni di veicoli a guida autonoma che hanno causato degli incidenti

Le autorità statunitensi hanno aperto le indagini sui veicoli Tesla a guida autonoma, che potrebbero aver causato degli incidenti.

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Tesla rischia di dover ritirare 2,4 milioni di veicoli a guida autonoma che hanno causato degli incidenti

Tesla finisce sotto la lente d’ingrandimento della National Highway Traffic Safety Administration, che ha avviato un’indagine su 2,4 milioni di veicoli dotati del software Full Self-Driving. La decisione è stata presa dopo quattro collisioni, delle quali una ha causato un morto.

La National Highway Traffic Safety Administration ha quindi deciso di avviare la valutazione preliminare dopo che sono stati segnalati quattro incidenti verificatisi dopo l’attivazione del software FSD di Tesla: il programma è stato utilizzato mentre c’era una ridotta visibilità stradale, determinata dal sole, dalla nebbia o da della polvere nell’aria.

Le autorità statunitensi hanno segnalato che il veicolo Tesla avrebbe colpito mortalmente un pendone in un’occasione. L’indagine riguarda i veicoli Model S e X 2016-2024 dotati di sistema opzionale, nonché i veicoli Model 3 2017-2024, Model Y 2020-2024 e Cybertruck 2023-2024.

Tesla, il software sotto indagine

Le valutazioni preliminari costituiscono a tutti gli effetti il primo passo per poter richiedere il richiamo dei veicoli, se si dovesse ritenere che possano costituire un rischio irragionevole per la sicurezza.

Sul proprio sito web Tesla ha sottolineato come il software Full Self-Driving montato nei veicoli su strada richiede sempre e comunque la supervisione attiva del conducente e non rende i veicoli autonomi.

La NHTSA sta esaminando la capacità dei controlli tecnici dell’FSD di rilevare e rispondere in modo appropriato alle condizioni di ridotta visibilità stradale.

L’agenzia sta raccogliendo informazioni per appurare se si siano verificati altri incidenti simili con FSD in condizioni di ridotta visibilità stradale e se Tesla abbia aggiornato o modificato il sistema FSD in un modo che potrebbe influire su di esso in condizioni di ridotta visibilità stradale.

La NHTSA ha affermato che la revisione valuterà i tempi, lo scopo e le capacità di tali aggiornamenti, nonché la valutazione di Tesla del loro impatto sulla sicurezza.

Elon Musk sta cercando di spostare l’attenzione dell’azienda sulla tecnologia di guida autonoma e sui robotaxi, in un contesto di concorrenza e domanda debole nel settore automobilistico.

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Netflix, gli abbonati raggiungono i 5,1 milioni. Superate le stime di Wall Street

Netflix ha superato le stime di Wall Street di un milione di utenti. Riflettori puntati sugli abbonamenti con la pubblicità.

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Netflix, gli abbonati raggiungono i 5,1 milioni. Superate le stime di Wall Street

Nel terzo trimestre 2024, Netflix ha totalizzato, complessivamente, qualcosa come 5,1 milioni di abbonati in streaming, superando di oltre un milione le stime di Wall Street. L’azienda ritiene che gli abbonati possano ancora crescere in prossimità delle festività, quando tornerà il drama coreano Squid Game.

Dopo la presentazione degli utili avvenuta nel corso della giornata di giovedì 17 ottobre 2024, le azioni sono salite del 4,8% nelle contrattazioni after-hours. Nel corso del 2024, il titolo Netflix è arrivato a guadagnare il 47%.

Ma entriamo un po’ nel dettaglio e cerchiamo di capire perché Netflix ha iniziato a brillare.

Netflix, il nodo degli abbonati

Il ritmo degli abbonati a Netflix rallenta. L’azienda, per questo motivo, ha cercato di spostare l’attenzione degli investitori e degli analisti su altri parametri, come, ad esempio, i ricavi ed i margini di profitto. La società ha deciso di smettere di segnalare i dati degli abbonati a partire dal 2025 e sta iniziando a mettere in bella mostra la crescita dei suoi piani supportati dalla pubblicità.

Per Netflix, i servizi supportati dalla pubblicità hanno rappresentato, sostanzialmente, il 50% delle iscrizioni nel corso del terzo trimestre. Almeno nei paesi in cui era disponibile. Le aspettative di Wall Street erano che la società potesse portare a casa almeno 4 milioni di abbonati tra luglio e settembre. La nuova programmazione, nel corso di questo periodo, prevedeva il giallo  The Perfect Couple e la commedia romantica Nobody Wants This.

Nel corso del trimestre l’azienda ha guadagnato 5,40 dollari ad azione, superando le previsioni del consensus che si fermavano a 5,12 dollari. Il margine operativo, invece, ha raggiunto il 30%, contro il 22% del precedente anno. I ricavi sono saliti a 9,825 miliardi di dollari, appena al di sopra delle previsioni di consenso di 9,769 miliardi di dollari.

Mike Proulx, analista di Forrester, ha spiegato che, almeno in superficie, Netflix sta andando nella giusta direzione. Finanziariamente, i ricavi e i margini operativi continuano ad aumentare e le spese sono in calo.

Ad ogni modo è necessario segnalare che, benché l’aumento dei clienti abbia superato le previsioni, è risultato essere inferiore agli 8,76 milioni che Netflix aveva acquisito nel corso dello stesso trimestre del 2023. Proulx ha spiegato che ciò che preoccupa è il forte calo dei nuovi abbonati netti. Anche se c’è spazio per una crescita a livello internazionale: negli Stati Uniti le cose si stanno esaurendo.

Nel corso degli ultimi tre mesi dell’anno Netflix ha previsto una crescita degli abbonati, che generalmente coincide con il periodo delle festività. Questo, con ogni probabilità, porterà a superare quanto registrato nel corso del trimestre che si è concluso a settembre. Anche se la società non ha fornito dei numeri ufficiali.

I progetti futuri di Netflix

Il volume della programmazione di Netflix è aumentato, anche grazie alle interruzioni degli scioperi ad Hollywood. L’engagement – ossia il tempo trascorso a guardare Netflix – è stato in media di due ore al giorno per utente.

Sebbene Netflix abbia segnalato un aumento degli abbonati nel suo livello supportato dalla pubblicità, non prevede che la pubblicità diventi un fattore di crescita primario prima del 2026.

Parte della programmazione futura è incentrata su eventi live, tra cui lo sport, una grande attrazione per gli inserzionisti. A novembre, Netflix trasmetterà in streaming un incontro tra la star di YouTube Jake Paul e Mike Tyson, seguito da due partite della National Football League il giorno di Natale.

La società ha in programma di aumentare i prezzi anche in Spagna, mente in Italia lo ha già fatto. All’inizio di questo mese, ha aumentato i prezzi in alcuni mercati europei e in Giappone.

Ted Sarandos, amministratore delegato della società, ha respinto l’idea di aggiungere Netflix a un pacchetto scontato con altri servizi di streaming come Walt Disney e Warner Bros Discovery. Sarandos ha spiegato che Netflix si concentra sull’aggiunta di sempre più valore a questo pacchetto, definendolo un modello confortevole per le aziende di media tradizionali.

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Cina, nel terzo trimestre l’economia cresce ad un ritmo troppo lento: 4,6%, contro il 4,5% previsto

L’economia, in Cina, cresce più del previsto, ma ha un andamento troppo lento rispetto le aspettative. Gli stimoli non funzionano ancora.

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Cina, nel terzo trimestre l'economia cresce ad un ritmo troppo lento: 4,6%, contro il 4,5% previsto

In Cina, nel terzo trimestre 2024, l’economia è cresciuta al ritmo più lento da inizio 2023, anche se i dati sui consumi e sulla produzione industriale, a settembre, hanno superato le previsioni. La sfida più importante che deve affrontare in questo momento Pechino è il crollo del settore immobiliare, la cui ripresa è indispensabile per rilanciare la crescita.

A fine dello scorso mese le autorità cinesi hanno intensificato notevolmente gli stimoli fiscali. Ma questo sembrerebbe non bastare ancora: i mercati attendono maggiori dettagli sull’entità del pacchetto e sono in attesa di una tabella di marcia più chiara prima di poter rimettere l’economia su delle basi più solide.

Ma vediamo nel dettaglio cosa sta accadendo.

In Cina l’economia è ancora debole

L’economia cinese, stando ai dati ufficiali, è cresciuta tra luglio e settembre del 4,6%. Siamo leggermente al di sopra delle previsioni, che, almeno stando ad un sondaggio effettuato da Reuters, si attendevano un 4,5%. Ma pur sempre al di sotto rispetto al 4,7% del secondo trimestre.

Bruce Pang, Chief Economist presso JLL, ha spiegato che i dati del terzo trimestre 2024 della Cina non hanno rappresentato un vero e proprio balzo in avanti per i libri contabili. Sostanzialmente, secondo Pang, la performance risulta essere in linea con le aspettative di mercato, contrassegnato da una debole domanda interna e da un mercato immobiliare ancora in difficoltà. Da segnalare, inoltre, che la crescita delle esportazioni è in rallentamento.

Pang ritiene che il pacchetto di stimoli che sono stati annunciati a fine settembre potrebbe richiedere del tempo e molta pazienza, prima che i suoi effetti possano stimolare una crescita dell’economia in cina nel corso dei prossimi mesi.

Nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta quest’oggi, subito dopo la pubblicazione dei dati, i funzionari si sono dimostrati fiduciosi sulla possibilità che l’economia riesca a raggiungere l’obiettivo annuale di crescita, che il governo ha fissato al 5%. A contribuire a centrare questo risultato dovrebbe esserci un ulteriore sostegno politico e un nuovo taglio dell’importo che le banche devono detenere come riserva.

Sheng Laiyun, vice capo dell’ufficio statistico cinese, ha dichiarato che sulla base alle nuove stime effettuate, l’economia, nel quarto trimestre, continuerà la tendenza alla stabilizzazione e alla ripresa verificatasi a settembre.

Le autorità, ad ogni modo, potrebbero trarre un certo conforto dalle previsioni di produzione industriale e dati sulle vendite al dettaglio in crescita per settembre, ma il settore immobiliare ha continuato a mostrare una forte debolezza e a sottolineare le richieste dei mercati di ulteriori misure di sostegno.

I numeri che preoccupano la Cina

Su base trimestrale, in Cina, l’economia è cresciuta dello 0,9% nel terzo trimestre, rispetto alla crescita rivista dello 0,5% nel periodo aprile-giugno e al di sotto delle previsioni dell’1,0%.

Con il 70% della ricchezza delle famiglie cinesi investita nel settore immobiliare – un segmento che al suo apice rappresentava un quarto dell’economia – i consumatori hanno tenuto i portafogli ben chiusi.

Il consumo debole ha avuto un impatto su molte aziende, con il principale produttore franco-italiano di occhiali EssilorLuxottica solo uno dei tanti nel mirino. Il produttore dei marchi Rayban e Oakley ha riferito di aver mancato le aspettative di fatturato del terzo trimestre trascinati dalla debole domanda dei consumatori in Cina.

È preoccupante il fatto che, nonostante le numerose serie di misure di sostegno politico adottate nell’ultimo anno, ci siano stati pochi segnali di ripresa del mercato immobiliare: i dati resi noti oggi hanno mostrato che i prezzi delle case nuove in Cina sono scesi al ritmo più rapido da maggio 2015.

Anche a settembre la produzione cinese di acciaio grezzo è calata per il quarto mese, deludendo le aspettative di una ripresa degli acquisti di questa materia prima per l’edilizia.

I mercati sono stati instabili dopo la serie di dati di venerdì, ma poi hanno registrato una forte ripresa, con l’indice blue-chip CSI300 in rialzo del 2,5% e lo Shanghai Composite in crescita del 2,0% dopo che la banca centrale ha annunciato due programmi di finanziamento per sostenere il mercato azionario.

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Samsung ritarda la consegna delle forniture ASML per lo stabilimento in Texas

ASML deve ritardare la consegna delle forniture per lo stabilimento in Texas di Samsung. Il colosso sudcoreano fatica a trovare a trovare clienti che facciano numero.

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Samsung ritarda la consegna delle forniture ASML per lo stabilimento in Texas

Stop per un’importante fornitura lo stabilimento di Samsung Electronics in Texas, nel quale dovevano arrivare delle attrezzature per la produzione di chip da parte di ASML. Il gruppo sudcoreano non avrebbe ancora trovato dei clienti importanti per il progetto. Ma non solo: Samsung ha deciso di rimandare l’invio di ordini ad altri fornitori per la fabbrica – il cui valore stimato è pari a 17 miliardi di dollari -: il colosso dell’elettronica sarebbe alla ricerca di nuovi clienti. Nel frattempo il personale impiegato in loco è rimasto a casa.

Il ritardo delle consegne delle apparecchiature firmate ASML costituisce un nuovo ostacolo all’avvio del progetto statunitense. E che, soprattutto, sono al centro delle ambizioni di Jay Y. Lee, presidente della Samsung, di espandersi nella produzione di chip di memoria di base, passando alla produzione di chip su contratto, nella quale al momento domina TSMC.

Le ambizioni di Samsung

Il divario tra Samsung e le rivali – oltre a TSMC ricordiamo anche SK Hynx – è enorme: il gruppo sudcoreano sembra in difficoltà a cavalcare l’incremento della produzione di chip di alta fascia per soddisfare la crescente domanda di applicazioni di intelligenza artificiale.

ASML, nella giornata di martedì, ha deciso di rivedere al ribasso le sue previsioni di vendita per il 2025. A determinare questo cambio di passo è la debolezza dei mercati diversi rispetto a quelli dell’intelligenza artificiale e i ritardi nelle fabbriche.

ASML, ad ogni modo, non ha nominato direttamente i clienti che hanno ritardato l’inaugurazione delle proprie fabbriche. Ad anticipare la decisione di Samsung di posticipare le consegne di alcune apparecchiature è stata, per prima, Reuters

Stando ad alcune fonti, i ritardi nelle spedizioni alla fabbrica Taylor della Samsung coinvolgono le apparecchiature avanzate di ASML per la produzione di chip: stiamo parlando, sostanzialmente, della litografia a raggi ultravioletti estremi (EUV).

Le consegne, in un primo momento, erano programmate per l’inizio del 2024. Al momento, però, le macchine non sarebbero state ancora spedite. Samsung non avrebbe fornito dei dettagli sulle apparecchiature o sul programma di consegne rivisto.

Le macchine EUV, che costano circa 200 milioni di dollari ciascuna, operano sul wafer di silicio utilizzando fasci di luce e sono ampiamente utilizzate per produrre chip avanzati utilizzati negli smartphone, nei dispositivi elettronici e nei server di intelligenza artificiale. Non era chiaro quante macchine EUV avesse ordinato Samsung né quali condizioni di pagamento avesse accettato.

L’attività di Samsung è rimasta incagliata

Ad aprile Samsung ha spiegato che la produzione nello stabilimento di Taylor sarebbe iniziata nel 2026 e non più nel 2024, come era previsto in precedenza. Alcuni osservatori ritengono che possa esserci il rischio di ulteriori ritardi.

Gli analisti di Macquarie in un rapporto di settembre hanno spiegato che senza nuovi clienti di volume, anche la tabella di marcia del 2026 appare impegnativa. C’è, infatti, la possibilità di un ulteriore ritardo e di una svalutazione degli asset. La fabbrica potrebbe essere un asset bloccato.

Lee Min-hee, analista di BNK Investment & Securities, ritiene che se Samsung non effettuerà ordini per altre apparecchiature entro l’inizio del prossimo anno, potrebbero verificarsi ulteriori ritardi, dati i tempi necessari per avviare la produzione.

In una nota inviata a Reuters, Samsung ha dichiarato che non ci saranno cambiamenti nel suo piano di avviare la produzione del suo stabilimento di Taylor nel 2026 e che il ritorno del personale rientra in un normale cambio di personale.

Nonostante anni di sforzi per competere con TSMC, la quota di mercato di Samsung nella produzione su contratto, realizzata in fabbriche note come fab o fonderie nel settore dei semiconduttori, è scesa di 8 punti percentuali negli ultimi cinque anni, all’11% nel primo trimestre del 2024, mentre la quota di mercato di TSMC è salita al 61,7% nello stesso periodo.

L’erosione della quota di mercato di Samsung sottolinea le sfide tecnologiche che l’azienda deve affrontare per padroneggiare la produzione avanzata di chip e attrarre aziende come Apple e Nvidia e tenerle lontane da TSMC.

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La carenza di zucchero blocca la produzione di Coca Cola e PepsiCo in Cisgiordania

Coca Cola e PepsiCo lamentano carenza di zucchero e lattine in Cisgiordania a causa di un blocco nella catena di approvvigionamenti.

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La carenza di zucchero blocca la produzione di Coca Cola e PepsiCo in Cisgiordania

In Cisgiordania c’è carenza di zucchero e di lattine, che sono rimasti bloccati presso un valico di frontiera in Giordania. A lamentarsi della carenze sono gli imbottigliatori di PepsiCo e Coca Cola, che hanno due stabilimenti di bibite nei territori palestinesi occupati.

La catena di approvvigionamento in Medio Oriente si è fatta sempre più complicata a seguito dell’esplosione del conflitto. Soprattutto a seguito della chiusura di un importante valico commerciale sul ponte di Allenby, che è in gran parte chiuso da inizio settembre. A determinare lo stop è stato un uomo armato giordano che ha sparato ed ucciso tre civili israeliani. E adesso inizia a sentirsi la carenza di zucchero.

Ma entriamo nel dettaglio e cerchiamo di capire cosa stia accadendo.

Manca lo zucchero per PepsiCo e Coca Cola

Hatim Omari – direttore di uno stabilimento che imbottiglia Pepsi, 7UP e Mirinda per la vendita nei territori palestinesi e nei paesi limitrofi – spiega che le bottiglie e lo zucchero venivano sempre trasportati dalla Giordania fino alla Cisgiordania attraverso il ponte che è stato chiuso. Da questo valico i rifornimenti erano sempre puntuali. La PerpsiCo ha uno stabilimento a Jericho, che in questo momento ha esaurito i materiali per le sue bevande analcoliche in lattina. Al momento non è in grado di ricevere delle nuove spedizioni di zucchero o lattine. Lo zucchero proveniva dall’Arabia Saudita.

Nella stessa situazione spiega di trovarsi Imad Hindi – direttore generale della National Beverage Company, un imbottigliatore di Coca Cola con sede a Ramallah – che oltre a lamentare la mancanza di zucchero e lattine, afferma di essere a corto di alcuni gusti di bibite analcoliche.

In un messaggio su WhatsApp, Hindi ha spiegato che se la situazione dovesse continuare in questo modo, la maggior parte degli operatori del settore privato arriveranno ben presto ad un punto morto, nel quale non saranno più in grado di lavorare.

Sia la Coca Cola che PepsiCo non hanno rilasciato dei commenti. Ad ogni modo è importante sottolineare che i due imbottigliatori fanno capo ad aziende separate, ma spesso e volentieri le società statunitensi si appoggiano su imprese locali delle quali detengono delle quote azionarie.

I problemi di approvvigionamento in Medio Oriente

La mancanza di zucchero e di bottiglie è solo uno degli ultimi problemi che hanno determinato le interruzioni della catena di fornitura a causa del conflitto in Medio Oriente. Gli attacchi degli Houthi alle navi cargo nel Mar Rosso hanno spinto alcune aziende di consumo globali a dirottare le loro merci dall’Asia per navigare intorno all’Africa.

Paul Musgrave, professore associato di governo alla Georgetown University in Qatar, ha spiegato che da Beirut all’Iran a Gaza, è davvero difficile gestire un’attività normale e nessuno ne è immune. Per lavorare le aziende hanno bisogno di zucchero, di lattine, di persone e di elettricità: tutto questo sta subendo un interruzione.

Secondo Hindi, direttore dell’imbottigliatore di Coca Cola in Cisgiordania, i costi per fare affari nei territori palestinesi sono circa cinque volte superiori rispetto ai paesi limitrofi.

Presso il franchising di imbottigliamento PepsiCo, che in precedenza produceva 60 milioni di litri di bevande all’anno, la produzione è scesa di circa il 35%. Senza lattine, continua a usare bottiglie di plastica, ma ha detto che i margini sulle bevande in bottiglia di plastica sono più bassi.

L’elevata disoccupazione nella densamente popolata Cisgiordania, dove la PepsiCo è la cola dominante compromette la possibilità delle famiglie locali di acquistare le bevande. Ora lo stabilimento lavora un turno al giorno per i suoi 200 dipendenti, anziché tre in precedenza, ha aggiunto Omari.

Oltre alla carenza di forniture, i boicottaggi dei marchi statunitensi come la Coca Cola e Pepsi hanno danneggiato le vendite delle aziende nei paesi a maggioranza musulmana, dove alcuni consumatori evitano le bevande analcoliche.

Ramon Laguarta, CEO di PepsiCo, nei giorni scorsi ha spiegato, in una call con gli investitori, che le tensioni geopolitiche hanno influenzato l’attività dell’azienda in Medio Oriente. Secondo Laguarta non cambierà nei prossimi mesi.

Il 23 ottobre la Coca Cola pubblicherà i suoi risultati finanziari per il terzo trimestre del 2024.

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