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Boeing, i lavoratori voteranno su un’offerta che prevede un aumento salariale del 30%

I lavoratori della Boeing sono chiamati a votare su un’offerta ricevuta dall’azienda che prevede un aumento salariale del 30%.

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Boeing, i lavoratori voteranno su un'offerta che prevede un aumento salariale del 30%

Mercoledì è una giornata spartitraffico per Boeing e per lo sciopero che tiene ferma la produzione da più di un mese. Il sindacato ha dichiarato che la prossima settimana i lavoratori voteranno per un nuovo accordo contrattuale, che include un aumento salariale del 35% nell’arco di quattro anni.

Sulla costa occidentale qualcosa come 33.000 i lavoratori sindacalizzati sono in sciopero dallo scorso 13 settembre. Uno stop che ha bloccato la produzione degli aerei Boeing  737 Max e dei suoi widebody 767 e 777.

L’azienda ha avanzato un ultima offerta, che include un bonus di ratifica di 7.000 dollari, un piano incentivi ripristinato e dei contributi potenziati ai piani pensionistici dei lavoratori, tra i quali dovrebbe rientrare anche un versamento previdenziale una tantum di 5.000 dollari ed un aumento dei contributi a carico del datore di lavoro del 12%.

Il passo avanti di Boeing

Boeing, lo scorso 8 ottobre 2024, ha ritirato un’offerta che includeva un aumento salariale del 30% nell’arco di quattro anni, dopo che i colloqui a cui avevano partecipato anche i mediatori federali si erano interrotti. Il sindacato aveva chiesto un aumento del 40% e il ripristino di una pensione a beneficio definito.

Oggi, 19 ottobre 2024, l’International Association of Machinists and Aerospace Workers Local ha dichiarato in un post sui social media che, con l’aiuto di Julie Su, segretario del lavoro statunitense ad interim, ha ricevuto una proposta degna della considerazione dei lavoratori.

Lunedì Su si trovava a Seattle dove ha tentato di convincere le parti a raggiungere un nuovo accordo. È tornata giovedì sera per riprendere gli sforzi dopo un viaggio a Detroit. Un portavoce di Su ha spiegato che la segretaria è attualmente a Seattle per discutere con entrambe le parti. Su avrebbe incontrato il CEO e il sindacato ed è rimasta in contatto più volte durante tutte le trattative.

A settembre, circa i lavoratori della costa occidentale rifiutarono l’offerta contrattuale della Boeing di un aumento salariale del 25% in quattro anni, dando inizio allo sciopero.

Laureato in materie letterarie e giornalista pubblicista iscritto all'Albo dal 2002 [Link di verifica iscrizione all'Albo]. Ho iniziato ad occuparmi di Economia fin da subito, concentrandomi dapprima sul mercato immobiliare, sul fisco e i mutui, per poi allargare i miei interessi ai mercati emergenti ed ai rapporti Usa-Russia. Scrivo di attualità, tasse, diritto, economia e finanza.

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Intelligenza artificiale, Mira Murati punta a raccogliere 100 mln $ per una nuova statup

Mira Murati – ex OpenAI – sarebbe al lavoro per raccogliere fondi per una nuova startup che opererebbe nell’intelligenza artificiale.

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Intelligenza artificiale, Mira Murati punta a raccogliere 100 mln $ per una nuova statup

L’ex direttore tecnico di OpenAI, Mira Murati avrebbe iniziato a raccogliere dei fondi da degli investitori di capitale di rischio per una nuova startup che opererà nell’intelligenza artificiale. A renderlo noto è Reuters, che cita fonti a conoscenza della questione.

La nuova realtà punterebbe a creare dei prodotti strettamente legati all’AI, che si basano su dei modelli proprietari. Al momento non è ancora chiaro se Mira Murati assumerà il ruolo di Ceo nella nuova startup.

I colloqui, al momento, sarebbero semplicemente nelle fasi iniziali. Ma stando alle prime indiscrezioni trapelate Murati potrebbe arrivare a raccogliere oltre 100 milioni di dollari grazie alla sua reputazione, anche se il capitale necessario e le cifre relative alla nuova impresa non sono state ancora definite.

È molto probabile che Barret Zoph, uno dei ricercatori di spicco che ha lasciato OpenAI a fine settembre insieme a Murati, potrebbe essere coinvolto nella nuova iniziativa. Il diretto interessato, al momento, non ha rilasciato alcun commento su un suo eventuale coinvolgimento. The Information, in passato, aveva già diffuso la notizia che Zoph era al lavoro su un nuovo progetto legato all’intelligenza artificiale e che Murati stava reclutando dei dipendenti per unirsi alla sua iniziativa.

Intelligenza artificiale, la nuova startup

All’interno di OpenAI Murati ha trascorso sei anni a guidare alcuni importanti progetti come ChatGPT e DALL-E. Ma soprattutto è stata una delle figure chiave intorno alle quali è ruotata la partnership multimiliardaria tra OpenAI e Microsoft, uno dei principali finanziatori.

L’ascesa fulminea di Murati presso OpenAI ha consolidato la sua fama come una delle dirigenti più in vista nel campo emergente dell’intelligenza artificiale.

Murati è entrata a far parte di OpenAI nel giugno 2018 ed è stata promossa a CTO nel maggio 2022. Prima di OpenAI, ha lavorato presso la startup di realtà aumentata Leap Motion e Tesla. È apparsa spesso accanto al CEO di OpenAI Sam Altman come volto pubblico del produttore di ChatGPT. Quando OpenAI ha lanciato a maggio il suo modello GPT-4o, in grado di avere conversazioni vocali realistiche, Murati ha guidato la presentazione.

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François Villeroy: inflazione in Europa al 2% nella prima parte del 2025

François Villeroy è sicuro: Europa pronta al ritorno alla normalità in termini di inflazione.

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EURO INFLAZIONE UP

L’ottimismo vola ai piani alti del mondo dei banchieri centrali europei. Dopo che BCE ha tagliato i tassi di altri 25 punti base, arrivano ulteriori conferme dell’ottimismo sul ritorno dell’inflazione del 2%, anche da parte di chi in passato si era detto più scettico. Ultimo in ordine temporale – ma non di importanza – a tornare sulla vicenda è François Villeroy de Galhau – che ha confermato le sue aspettative di ritorno al 2% dell’inflazione già nella prima parte del 2025.

I dati sull’inflazione europea si sono dimostrati essere piuttosto contenuti e comunque in forte riduzione rispetto ai mesi precedenti, per quanto in realtà l’inflazione Core rimanga sopra al target del 2%. L’inflazione Core misura il livello di aumento dei prezzi eliminando però spesa energetica e per gli alimenti, spesa che è storicamente più volatile. L’ottimismo confermato da Villeroy potrebbe indicare la chiara volontà di BCE di intervenire ulteriormente prima della fine dell’anno.

Una BCE che corre con i tagli

E che corre tanto quanto Fed – pur essendo partita prima. Dai due lati dell’oceano ci si aspetta un percorso pressoché parallelo, con Fed che ha dovuto recuperare sui tagli europei intervenendo durante l’ultima riunione con ben 50 punti base di tagli.

Secondo Villeroy l’Europa si troverebbe sulla buona strada per battere l’inflazione – cosa che sarebbe ovviamente una buona notizia. Ci si aspetta però la possibilità di qualche rimbalzo, per quanto di modesta entità, nel corso dei prossimi mesi. Effetto che però per Villeroy sarebbe più tecnico che fondamentale – con il francese che si aspetta di essere saldamente sotto il 2% già ad inizio 2025.

Si tratta di un miglioramento sostanziale rispetto agli ultimi forecast diffusi da BCE, che prevedeva invece il ritorno al 2% non prima dell’ultimo trimestre. Previsioni che saranno presto ritoccate – secondo quanto riporta Bloomberg – indicando come periodo più probabile del ritorno al 2% la prima metà del 2025.

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Meta Platforms rilascia un’intelligenza artificiale in grado di controllare il lavoro delle altre AI

Un’intelligenza artificiale in grado di controllare il lavoro delle altre AI. È questo, in estrema sintesi, il nuovo modello lanciato da Meta Platforms.

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Meta Platforms rilascia un'intelligenza artificiale in grado di controllare il lavoro delle altre AI

Meta Platforms, la casa madre di Facebook, ha annunciato che la sua divisione di ricerca ha intenzione di rilasciare alcuni modelli di intelligenza artificiale, tra i quali rientra un Valutatore autodidatta, il quale, almeno nelle aspettative dei ricercatori potrebbe offrire un percorso verso un minore coinvolgimento delle persone nel percorso di sviluppo ed apprendimento dell’intelligenza artificiale.

L’annuncio effettuato da Meta Platforms segue la pubblicazione di un articolo avvenuto nel corso del mese di agosto, nel quale si spiegava, con dovizie di particolari, come questa intelligenza artificiale si basi sulla stessa tecnica di catena di pensiero che viene utilizzata dai modelli 01 che sono stati rilasciati da poco da OperAI per formulare dei giudizi affidabili sulle risposte dei modelli.

La tecnica adottata prevede la suddivisione di problemi complessi in passaggi logici più piccoli. Questa impostazione sembrerebbe aver migliorato l’accuratezza delle risposte a dei problemi più impegnativi in materie come scienza e matematica.

Meta Platforms, la nuova intelligenza artificiale

Meta Platforms ha spiegato che i ricercatori hanno utilizzato esclusivamente dati generati dall’intelligenza artificiale per addestrare il modello di valutazione, eliminando anche in questa fase l’intervento umano.

La capacità di utilizzare l’intelligenza artificiale per valutare l’AI in modo affidabile offre uno sguardo a un possibile percorso verso la creazione di agenti autonomi in grado di imparare dai propri errori.

Molti nel campo dell’intelligenza artificiale immaginano tali agenti come assistenti digitali sufficientemente sviluppati da svolgere una vasta gamma di compiti senza l’intervento umano.

I modelli auto-miglioranti potrebbero eliminare la necessità di un processo spesso costoso e inefficiente utilizzato oggi, denominato Apprendimento per rinforzo tramite feedback umano, che richiede l’input di annotatori umani che devono avere competenze specialistiche per etichettare i dati in modo accurato e verificare che le risposte a query matematiche e di scrittura complesse siano corrette.

Jason Weston, uno dei ricercatori, si augura che, man mano che l’intelligenza artificiale diventa sempre più sovrumana, diventi sempre più brava a controllare il proprio lavoro, tanto da essere effettivamente migliore dell’essere umano medio.

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Fitch rivede le previsioni dell’Italia da stabili a positive. Il rating è confermato a BBB

Fitch mette mano alle previsioni dell’Italia, che passano da stabili a positivi. Il rating del paese è BBB.

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Fitch rivede le previsioni dell'Italia da stabili a positive. Il rating è confermato a BBB

Fitch ha rivisto le previsioni sull’Italia portandole da stabili a positive. A determinare il cambio di passo dell’agenzia di rating sono i miglioramenti registrati nelle performance fiscali della terza economia della zona euro. E, soprattutto, l’impegno profuso nei confronti delle normative di bilancio dell’Unione europea.

Il miglioramento delle prospettive da parte di Fitch, può essere visto come un rafforzamento del governo attualmente in carica, guidato da Giorgia Meloni. E arriva in un momento in cui l’Italia è riuscita a raggiungere un accordo con la Commissione Europea relativamente ad un aggiustamento del bilancio settennale.

Ma entriamo nel dettaglio e vediamo cosa comporta il cambio di passo effettuato da Fitch.

Fitch, le previsioni sull’Italia sono positive

Il giudizio di Fitch sull’Italia è sostanzialmente positivo. Secondo l’agenzia di rating la credibilità fiscale dell’Italia è aumentata e per il bilancio 2025 mette in evidenza l’impegno del governo nei confronti delle norme fiscali dell’Unione europea. Fitch ha quindi confermato il rating dell’Italia a BBB.

Ricordiamo che nel corso del mese di giugno 2024 la Commissione europea aveva sottoposto l’Italia e altri sei paesi ad una procedura disciplinare a causa del deficit di bilancio. Nel corso del 2023 quello dell’Italia è stato pari al 7,2% del prodotto interno lordo, il più alto della zona euro estesa a 20 nazioni.

A settembre, però, l’Italia ha rivisto al ribasso i suoi obiettivi per il deficit del 2024 e del 2025, che sono stati portati rispettivamente al 3,8% e al 3,3% del Pil. E si prevede che il deficit possa scendere al di sotto del limite del 3% stabilito nel 2026 dall’Unione europea.

Giancarlo Giorgetti, Ministro dell’Economia, in una nota diffusa subito dopo l’annuncio di Fitch, ha affermato che i giudizi delle agenzie di rating sono il frutto dell’azione responsabile di questo Governo e sottolineano la credibilità dell’Italia.

Ad ogni modo, benché l’Esecutivo si sia impegnato a ridurre il deficit del bilancio annuale, il debito italiano è destinato a salire dal 134,8% del prodotto interno lordo nel 2023 al 137,8% nel 2026. Dal 2027 in poi dovrebbe iniziare a scendere.

A determinare questi aumenti, stando a quanto ha anticipato il Tesoro, sono i costi sostenuti per la ristrutturazione delle abitazioni adottati mentre era in corso la pandemia, tra i quali il più utilizzato è stato il Superbonus.

Per gli investitori che detengono dei Titoli di Stato italiani con rating elevati rispetto a quelli tedeschi, nel corso della giornata di venerdì 18 ottobre 2024 il premio si è ridotto a 116 punti base, raggiungendo il livello più basso dalla fine del 2021.

Gli analisti, ad inizio di questa settimana, avevano affermato che eventuali notizie positive provenienti dalle agenzie di rating, in merito ad un’eventuale revisione dell’Italia, avrebbero potuto determinare degli ulteriori restringimenti dello spread sui rendimenti rispetto alla Germania.

Le motivazioni del cambio di passo di Fitch

La revisione delle prospettive – ha spiegato Fitch – è motivata da una serie di segnali che mettono in evidenza una crescita dell’Italia potenzialmente più forte, inserita in un contesto politico più stabile.

L’economia italiana è cresciuta dello 0,7% nel 2023 e la maggior parte degli analisti prevede un tasso di crescita altrettanto modesto quest’anno, leggermente al di sotto dell’obiettivo ufficiale dell’1% fissato dal governo.

La premier Giorgia Meloni, in carica da due anni, mantiene alti indici di approvazione e i sondaggi d’opinione mostrano che il suo partito di destra, Fratelli d’Italia, è ampiamente il più popolare in Italia, con un sostegno popolare di quasi il 30%, in aumento rispetto al 26% ottenuto alle elezioni del 2022.

Nelle prossime settimane l’Italia dovrà sottoporsi ad ulteriori revisioni del rating creditizio da parte di Moody’s, DBRS e Scope Ratings.

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Stellantis: venduto l’area prova in Arizona, via 70 dipendenti. Intanto è scontro con la Casa Bianca

Per Stellantis parte il piano di taglio dei costi anche negli USA, dove venderà parte del patrimonio immobiliare, anche quando funzionale all’attività dell’azienda.

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STELLANTIS ARIZONA VENDITA

All’interno di un più ampio piano di taglio dei costi, Stellantis sarebbe pronta a vendere entro l’anno l’area in Arizona che utilizza per i test dei veicoli. La notizia è stata diffusa da CNBC – che cita fonti informate dei fatti. Continua il periodo di grande confusione dal produttore di auto, che tra le altre cose sta affrontando importanti attriti con la politica negli USA e anche in Italia. Il gruppo sconta un 2024 nero, con vendite giù e con enormi difficoltà anche nel settore elettrico, maggiori in proporzione anche di quelli degli altri produttori di auto europei.

Sempre secondo quanto è stato diffuso da CNBC, Stellantis finirà per appoggiarsi ad un area per il test che sarà fornita da Toyota già dal 2025, sempre in Arizona. Non è chiaro per il momento quali saranno però gli sviluppi negli USA degli importanti attriti politici con la Casa Bianca, con la presidenza USA che gli contesta di non aver ancora dato seguito agli impegni confermati durante la trattativa con UAW, il potente sindacato degli addetti del comparto auto.

Ancora difficoltà per il gruppo guidato da Tavares

Se in Italia si piange, negli USA non si ride. Per Stellantis arrivano diverse tegole proprio oltre-oceano. Soltanto ieri Karine Jean-Pierre ha bacchettato il gruppo in mondovisione, contestandogli di non aver ancora dato seguito agli accordi con UAW, il sindacato degli addetti USA.

Una situazione complicata che arriva appunto in un periodo che ha visto l’addio di diversi dirigenti di primo profilo nella divisione USA – e che ora porterà anche a tagliare il tagliabile, come appunto l’area di prova veicoli in Arizona.

Stellantis ha confermato la chiusura pochi minuti fa, indicando che il piano di taglio di costi riguarderà anche il parco immobiliare del gruppo, in particolare negli Stati Uniti. Ai circa 70 dipendenti del sito sono stati offerti pacchetti di buonauscita, in attesa della risposta dei sindacati, con i quali il gruppo è ai ferri corti sin dalle trattative che hanno impegnato tutti i principali produttori “sindacalizzati” presenti negli USA lo scorso anno.

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