Calano a picco le IPO sulle Borse asiatiche nel 2024: calo del 43% nel numero, 73% nella raccolta

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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Due trimestri del 2024 sono ormai giunti alla fine e inizia a diventare il momento di fare i conti su questa prima parte dell’anno. Il trend positivo dei mercati e l’entusiasmo di Wall Street che si è manifestato per tutto l’anno ha segnato un ritorno alle IPO sul Nasdaq e sul NYSE, seguito da un trend positivo anche in Europa. Tra le quotazioni illustri di quest’anno ci sono state quella di Reddit negli USA e quella di PUIG in Francia, confermando che le aziende sono ottimiste rispetto alle valutazioni che si possono ottenere quest’anno sui mercati. C’è però un’area geografica rimasta molto indietro su questo trend: l’Asia, dove tanto il numero di quotazioni quanto la raccolta delle IPO è stata nettamente al di sotto dei livelli dello scorso anno.

Escludendo l’India, il numero di IPO in Asia per quest’anno è sceso del 43% con sole 216 aziende che hanno optato per la quotazione. Nel frattempo i capitali raccolti sono scesi ancora di più, fermandosi a $10.4 miliardi e segnando un calo del 73% su base annua. La regione Asia-Pacifico soffre un momento delicato per la crescita in Cina, che finisce per rallentare tutta l’area. Soltanto in India si nota ancora molto entusiasmo per l’andamento delle Borse, addirittura con la possibilità di vedere un incremento del numero di IPO e delle valutazioni nella seconda metà di quest’anno.

Pesa anche il fatto che i regolatori cinesi abbiano bloccato alcune IPO importanti nel settore tech

Spento l’entusiasmo per le IPO in Asia

Secondo Ernst & Young, non è soltanto la stentata crescita cinese che sta pregiudicando l’attività nel mercato delle IPO sulle Borse asiatiche. Un peso importante è quello delle tensioni geopolitiche, che portano a una crescente difficoltà nello spostare capitali da una parte del mondo all’altra. Si teme che la collaborazione sulla trasparenza dei bilanci, sugli accordi per la doppia imposizione e per il flusso di capitali in entrata e in uscita dai paesi asiatici possa essere minacciato dal crescente protezionismo occidentale e dall’indole sempre più separatista del blocco economico orientale. Questo è un fattore che diventa evidente se si guarda alle differenze tra i diversi paesi: in Cina è dove si registra il maggior calo delle IPO, ed è anche il paese più apertamente in lite con gli Stati Uniti su materie come dazi e sanzioni commerciali.

Al contrario, l’India è vista come un’opportunità per le aziende occidentali che intendono diversificare la propria filiera e non dipendere eccessivamente dalla Cina. Rimane un mercato che collabora a stretto contatto con le economie occidentali, mantenendo un certo livello di distacco da Pechino e soprattutto è un mercato che cresce molto velocemente di anno in anno. Inoltre le IPO in India spesso ottengono delle valutazioni estremamente alte rispetto ai fondamentali delle aziende, con i capitali che provengono soprattutto dagli investitori locali più che da quelli internazionali.

In Cina ci sono state solo 44 IPO fino a questo momento

Bene i numeri in UE e USA

Altrove le IPO continuano a un ritmo che non si vedeva ormai dal 2021. Le Borse europee hanno visto una crescita del 10% nelle quotazioni, con 69 aziende che hanno fatto il loro debutto in Borsa nel 2024 per una raccolta complessiva di $15,2 miliardi. L’aumento dei capitali raccolti è del 196% su base annua, dimostrando che in UE c’è stata un’inversione di 180 gradi nella fiducia degli azionisti per le IPO. Negli Stati Uniti si sono quotate in Borsa 80 aziende, con una raccolta di $17,8 miliardi che potrebbe aumentare significativamente nel caso in cui Shein decidesse realmente di quotarsi a New York invece che a Londra. In questo momento anche molte aziende asiatiche preferiscono quotarsi negli Stati Uniti piuttosto che farlo nel loro paese, approfittando di un mercato dei capitali più dinamico e dando agli investitori una sicurezza maggiore di fronte ai rischi diplomatici e geopolitici.

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