Calo dei mercati azionari, non è giustificazione sufficiente per far tagliare i tassi alla Fed

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Written by Pierpaolo Molinengo
Attivo come autore dal 1989, si è iscritto all'albo nel 2002, quando ha iniziato ad occuparsi di economia, concentrando dapprima i suoi studi sul mercato immobiliare, fisco e mutui per poi allargare il suo focus sui mercati emergenti e sui rapporti Usa-Russia.
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Il rallentamento del mercato del lavoro ha avuto due conseguenze immediate: ha determinato un brusco calo dei mercati azionari e ha contribuito ad alimentare le speculazioni secondo le quali la Fed avrebbe tagliato i tassi di interesse senza attendere la prossima riunione.

Andando a ben vedere, i contratti future sui tassi di interesse, che sono in scadenza alla fine di agosto e che replicano le aspettative sulla politica monetaria della Fed, sono balzati ai massimi degli ultimi due mesi all’inizio della settimana. Scommettendo che i tassi sarebbero scesi entro la fine di questo mese.

Realisticamente parlando, però, le probabilità non sembrano proprio andare in questa direzione: Austan Goolsbee, presidente della Fed di Chicago, all’inizio di questa settimana ha sottolineato che la legge non fa alcun tipo di riferimento circa un calo dei mercati azionari. Non c’è alcuna disposizione che impone di mettere mano ai tassi per questo motivo. Ci sono solo dei riferimenti all’occupazione e alla stabilità dei prezzi.

Calo dei mercati azionari e politica della Fed

Sono in molti gli analisti che ritengono possa arrivare un taglio dei tassi d’interesse di almeno mezzo punto percentuale nella prossima riunione di settembre della Fed. Ma in pochi credono che questa mossa possa essere fatta prima.

Kathy Bostjancic, economista di Nationwide, ha sottolineato come gli attuali dati economici non giustificherebbero un taglio di emergenza dei tassi tra una riunione e l’altra. Un’operazione del genere comporterebbe esclusivamente una nuova ondata di panico con un ulteriore calo dei mercati azionari.

Bill Dudley, ex presidente della Federal Reserve di New York, ritiene che un taglio durante la riunione sia molto improbabile. Dudley, proprio la scorsa settimana, aveva chiesto alla Fed di ridurre i tassi, prima ancora che venissero mostrati i dati preoccupanti del tasso di disoccupazione.

Jerome Powell, presidente della Fed, con ogni probabilità, prima della fine di agosto darà alcune indicazione sulle mosse che ritiene necessarie effettuare nel momento in cui i banchieri si riuniranno al simposio economico annuale della Fed di Kansas City a Jackson Hole. Stando ad alcune previsioni che sono circolate nel corso di queste ore, è probabile che Powell ignori completamente il crollo dei mercati azionari e decida di confermare le dichiarazioni di mercoledì scorso.

Cosa potrà impattare sulla decisione della Fed

Più che il calo dei mercati azionari sulla decisione della Fed, nel corso delle prossime settimane, potrebbero impattare i dati sull’occupazione, l’inflazione, la spesa dei consumatori e la crescita economica.

In alcune occasioni la Fed ha deciso di tagliare i tassi di interesse tra due riunioni diverse. Il calo dei mercati azionari non è mai stata una motivazione sufficiente per effettuare questa operazione. Alcune indicazioni ben precise arrivavano anche dal mercato obbligazionario. A cui si aggiungevano delle preoccupazioni circa sui flussi di credito. Ma vediamo nel dettaglio quando è accaduto:

  • crisi finanziaria russa/LTCM. Il 15 ottobre 1998 la Fed, che aveva appena tagliato il tasso di un quarto di punto nella riunione di due settimane prima, ha nuovamente messo mano al tasso di riferimento riducendolo di altri 25 punti base.
  • azioni tecnologiche in caduta. Il 3 gennaio 2001, a sorpresa, la Fed ha tagliato di mezzo punto i tassi di interesse dopo che la forte ripresa delle azioni tecnologiche dot-com si è trasformata in una disfatta azionaria. Si riteneva che il calo dei mercati azionari tecnologici potessero ridurre la capacità di spesa delle famiglie e delle aziende;
  • attacchi dell’11 settembre. Il 17 settembre 2001 la Fed ha tagliato il tasso di riferimento di mezzo punto percentuale in seguito agli attacchi terroristici e alla chiusura per giorni dei mercati finanziari statunitensi;
  • crisi finanziaria globale. La Fed ha tagliato il tasso di riferimento di 75 punti base in una riunione non programmata a gennaio. Quella che era iniziata come una crisi dei prestiti subprime l’estate precedente si stava espandendo e si diffondeva ai mercati globali. Con il fallimento di Lehman Brothers, all’inizio di ottobre, la Fed si è riunita e ha tagliato di mezzo punto il tasso dei fondi federali;
  • pandemia Covid-19. Il 3 e il 15 marzo 2020 la Fed ha tagliato i tassi di mezzo punto percentuale nella prima seduta e di un altro punto intero nella seconda seduta che si è tenuta poco meno di due settimane dopo.

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