Connect with us

News

China Renaissance e deflazione condizionano i mercati azionari cinesi

China Renaissance e la deflazione stanno mettendo in ginocchio i mercati cinesi. Vediamo cosa sta accadendo.

Pubblicato

on

China Renaissance e deflazione condizionano i mercati azionari cinesi

Giornata indubbiamente con il segno meno per i mercati asiatici e per la Cina prima di tutto, condizionata  dal pesante tracollo di China Renaissance. A determinare l’andamento delle Borse, senza dubbio, sono stati i dati sull’inflazione, che hanno messo in evidenza che i prezzi alla produzione sono scesi dell’1,8%, mentre le previsioni si fermavano sul più contenuto 1,4%. Per quanto riguarda i prezzi al consumo, è stato registrato un aumento dell’ 0,6% annuo nel corso del mese di agosto: notizia particolarmente preoccupante se si considera il fatto che i dati hanno preso in considerazione i prodotti alimentari. Se si guardano i prezzi dei beni, si scopre che sono in aumento dello 0,2%.

In Cina continua la disinflazione globale

I dati che abbiamo appena visto sono positivi, perché indicano che in Cina continua la disinflazione globale. Un andamento che difficilmente può anticipare la ripresa della domanda interna, attesa da più parti. Questo è uno dei motivi per i quali le azioni blue chips registrano un calo dell’1,3%.

Ma senza dubbio a condizionare l’ultima giornata di Borsa è il crollo di China Renaissance, le cui azioni hanno lasciato sul parterre il 72% dopo la sospensione durata 17 mesi determinata da un’indagine che coinvolge l’ex Ceo ed importante affarista della banca d’investimento Bao Fan. Il crollo ha determinato la cancellazione di qualcosa come 385 milioni di dollari di valore di mercato. Il titolo è stato spinto al minimo storico. Dopo la pubblicazione dei risultati finanziari la scorsa settimana, le contrattazioni di China Renaissance hanno ripreso.

A febbraio 2023 l’azienda aveva sconvolto il settore finanziario cinese quando aveva dovuto ammettere di non essere riuscita a contattare Bao Fan, il quale aveva fondato la banca nel 2005 e che, ad oggi, possiede il 49% delle azioni della società. Nel corso del mese di aprile 2023 le contrattazioni delle azioni China Renaissance sono state sospese, dopo che la società aveva ritardato la pubblicazione dei risultati annuali dopo che le autorità avevano allontanato Bao Fan.

Alcuni rumors di stampa cinesi hanno riferito che a maggio 2023 Bao Fan era stato trattenuto dalle autorità. Queste ultime, ad oggi, non hanno fornito alcuna spiega che potesse giustificare la sua assenza.

Le predite di China Renaissance

La scorsa settimana China Renaissance, stando ad alcuni documenti che sono stati depositati presso la Borsa di Hong kong, avrebbe registrato una perdita pari a 471 milioni di yuan – pari a 66,66 milioni di dollari – per il 2023. La situazione non è migliorata nei primi sei mesi del 2024, quando China Renaissance ha perso 73,8 milioni di yuan.

Il fatto che Bao Fan continui a non farsi vedere in pubblico preoccupa non poco gli investitori. Ma non solo: il futuro della banca crea non poche tensioni tra i clienti e i dipendenti.

Kenny Ng, stratega dei titoli presso China Everbright Securities International, spiega che le incertezze relative alle indagini in corso che coinvolgono Bao Fan e il rimpasto della dirigenza lasciano presagire che la strada da percorrere sia lunga: ci vorrà ancora molto tempo prima che l’azienda possa davvero ripartire.

A febbraio la banca ha nominato il co-fondatore Xie Yi Jing per sostituire Bao Fan come Ceo e presidente. La moglie di Bao Fan, Hui Yin Ching, è stata nominata direttore la scorsa settimana.

Bao Fan è uno dei tanti dirigenti di alto profilo in Cina, per lo più provenienti dal settore finanziario, scomparsi negli ultimi anni senza troppe spiegazioni, nel bel mezzo di una vasta campagna anticorruzione nella seconda economia più grande del mondo. Bao Fan, che in precedenza ha lavorato presso Credit Suisse e Morgan Stanley, è stato coinvolto nelle fusioni delle società di ride-hailing Didi e Kuaidi, dei giganti della consegna di cibo a domicilio Meituan e Dianping e delle piattaforme di viaggio Ctrip e Qunar.

Laureato in materie letterarie e giornalista pubblicista iscritto all'Albo dal 2002 [Link di verifica iscrizione all'Albo]. Ho iniziato ad occuparmi di Economia fin da subito, concentrandomi dapprima sul mercato immobiliare, sul fisco e i mutui, per poi allargare i miei interessi ai mercati emergenti ed ai rapporti Usa-Russia. Scrivo di attualità, tasse, diritto, economia e finanza.

Click to comment

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Breaking News

ASML: rischio multa dal regolatore olandese, che conferma i dialoghi. Titolo a -35% da massimo annuale

Per ASML potrebbero arrivare guai anche dal regolatore.

Published

on

ASML REGOLATORE

I guai, per ASML, non sono limitati alle pessime performance in borsa. Secondo quanto è stato riportato da Bloomberg, la società sarebbe in contatto diretto con il regolatore olandese, che starebbe investigando sulle cause che hanno portato alla diffusione dei (pessimi) dati su order book e prospettive future con un giorno di anticipo. Una situazione che ha causato grande sconquasso in borsa, con il titolo che oggi ha perso di nuovo percentuali intorno al 5%.

AFM – che svolge nei Paesi Bassi il ruolo che in Italia è di CONSOB – avrebbe confermato l’avvio dei colloqui, senza però specificare il livello né il punto al quale si troverebbero. È altresì incerta la possibilità che possa essere comminata una multa a ASML. Si tratta di una situazione in evoluzione e che potenzialmente potrebbe pesare ancora di più su un’azienda in grave difficoltà e che si trova a -35% dal massimo annuale di capitalizzazione, complice un settore dei chip che almeno in parte sembrerebbe in forte rallentamento, principalmente per questioni geopolitiche.

ASML cerca di discolparsi

ASML dal canto suo cerca di discolparsi, facendo notare come alla fuga parziale di notizie sia stato fatto seguire il report completo proprio per condizionare al minimo mercati e speculazioni. Un modus operandi fondamentalmente corretto ma che non è chiaro se servirà a evitare una multa salata dal regolatore olandese.

Nel frattempo però il CEO del gruppo, Christophe Fouquet si è scusato pubblicamente con gli investitori durante le trimestrali. Scusa, anche queste, che non è chiaro se riusciranno a placare le polemiche di un pubblico inferocito.

Il commento ai dati di oggi ha confermato quanto si era già letto nella giornata di ieri: il gruppo prevede un 2024 fondamentalmente duro per il settore, con una ripresa che nel caso dovrà essere valutata per il 2026. Un duro colpo a quella che è ormai la ex società più capitalizzata d’Europa, che in giornata è stata superata di nuovo da SAP.

Continue Reading

News

ASML delude di nuovo in Borsa. In mattinata ha perso il 4,9%

ASML sembra non volersi riprendere. In mattinata ha perso di nuovo terreno e sembra in difficoltà con gli ordini nel breve periodo.

Published

on

ASML delude di nuovo in Borsa. In mattinata ha perso il 4,9%

Riflettori puntati su ASML: gli analisti e gli investitori sono preoccupati, dopo che il produttore di apparecchiature per chip ha deciso di tagliare le previsioni finanziarie per il 2025. Per giustificare la sua decisione ha citato la debolezza dei mercati diversi rispetto a quella dell’intelligenza artificiale. Ma soprattutto per colpa del ritardo negli ordini.

Ad ogni modo la posizione di ASML come fornitore essenziale per i produttori di chip non è in discussione. Ma sembrerebbero essere emersi alcuni dubbi sulle vendite a breve termine e, a lungo termine, sulla sua capacità di continuare a crescere più del mercato complessivo.

La modifica delle previsioni di martedì ha innescato la più grande svendita di azioni ASML degli ultimi due decenni.

ASML paga dazio in Borsa

In mattinata le azioni sono scese di un altro 4,9% toccando quota 635,60 euro. Solo per avere un’idea basti pensare che a luglio il titolo aveva raggiunto il suo massimo storico oltre i 1.000 euro ad azione: era stato raggiunto il picco di un’impennata decennale basata sul predominio di ASML sul mercato degli strumenti litografici, necessari per creare circuiti.

Dopo l’impennata della domanda dovuta alla pandemia, ASML ha spiegato che alcuni clienti hanno annunciato ritardi nella realizzazione di nuovi impianti e aggiornamenti, tra cui i produttori di chip logici utilizzati negli smartphone, nei PC e in altri dispositivi.

I produttori che realizzano i chip di memoria utilizzati nei sistemi operativi pianificano meno espansioni, il che significa che possono contare sulle apparecchiature esistenti per più tempo.

Nick Rossolillo, analista di Concinnus Financial, spiega che è necessario porre dei limiti alle aspettative che gli investitori ripongono in ogni singola azienda. Ciò vale in particolar modo per un fornitore di apparecchiature a monte. che fa molto affidamento sui piani di spesa dei suoi clienti del settore manifatturiero.

ASML non ha identificato i clienti che hanno portato al taglio delle previsioni, ma gli analisti hanno esaminato prima TSMC, che produce chip AI per Nvidia e chip per smartphone per Apple.

Continue Reading

News

Morgan Stanley utili in crescita nel terzo trimestre. Ricavi da investment banking cresciuti del 56%

Numeri in crescita per Morgan Stanley nel terzo trimestre 2024. I ricavi da investment banking superano tutte le aspettative degli analisti.

Published

on

Morgan Stanley utili in crescita nel terzo trimestre. Ricavi da investment banking cresciuti del 56%

Terzo trimestre 2024 record per l’investment banking di Morgan Stanley, che ha superato le stime. E che, soprattutto, era riuscita a far salire le sue azioni di oltre il 3,5% prima dell’apertura del mercato.

I profitti delle banche di Wall Street, nel 2024, hanno sostanzialmente beneficiato della ripresa delle emissioni di debito sovrano, delle IPO e delle fusioni. Gli stessi banchieri sono ottimisti su nuove potenziali fusioni e acquisizioni, che contribuiranno a mantenere brillante il mercato dopo due anni di stagnazione.

Ted Pick, Ceo di Morgan Stanley, ha spiegato che la banca è riuscita a beneficiare di un ambiente costruttivo: i titoli istituzionali hanno visto slancio nei mercati e le attività di sottoscrizione hanno beneficiato di un solido coinvolgimento dei clienti.

Ma entriamo nel dettaglio e analizziamo quali sono stati i numeri di Morgan Stanley.

Morgan Stanley chiude brillantemente il terzo trimestre 2024

I ricavi da investment banking di Morgan Stanley sono cresciuti del 56% nel corso del terzo trimestre 2024. Solo per fare un confronto Goldman Sachs ha registrato un aumento delle commissioni pari al 20%, mentre JPMorgan Chase ha registrato un guadagno del 31%.

L’utile di Morgan Stanley è balzato a 1,88 dollari ad azione, superando le previsioni degli analisti che si attestavano su 1,58 dollari.

Secondo i dati di Dealogic, nell’intero settore i ricavi dell’investment banking sono aumentati del 21% nei primi nove mesi dell’anno, con un incremento del 31% in Nord America. I dati hanno mostrato che, nello stesso periodo, Morgan Stanley ha guadagnato la quarta commissione più alta a livello mondiale.

Sharon Yeshaya, CFO di Morgan Stanley, ha spiegato che stiamo assistendo a un aumento dell’attività sui mercati dei capitali azionari guidata dagli sponsor finanziari, non solo per le IPO negli Stati Uniti ma anche in Europa.

I ricavi da trading azionario sono balzati del 21% grazie al rally registrato dalle azioni. I ricavi da reddito fisso sono aumentati del 3%. L’utile della banca d’investimento è salito a 3,19 miliardi di dollari dai 2,41 miliardi di dollari dell’anno precedente.

Macrae Sykes, gestore del portafoglio presso Gabelli Funds, ha spiegato che Morgan Stanley sta ottenendo ottimi risultati in tutti i segmenti: Ted Pick ha costruito rapidamente la leadership della banca e ha guadagnato la fiducia degli investitori.

Aumenta la ricchezza di Morgan Stanley

Grazie a James Gorman – ex Ceo della società, nella quale manterrà la carica di presidente esecutivo fino alla fine del 2024 – Morgan Stanley è riuscita ad ampliare l’attività di gestione patrimoniale ed è riuscita a generare ricavi stabili e bilanciare la volatilità derivante dal trading e dall’investment banking.

Sukes ha spiegato che Morgan Stanley è diventata leader nell’implementazione della tecnologia patrimoniale, il che dovrebbe portare ad una migliore produttività dei consulenti e a guadagni in termini di azioni nella raccolta di asset.

I ricavi della gestione patrimoniale, un’area di interesse fondamentale, sono aumentati a 7,27 miliardi di dollari, rispetto ai 6,40 miliardi di dollari dell’anno precedente. L’azienda ha aggiunto 64 miliardi di dollari in nuovi asset netti e il totale degli asset dei clienti ha raggiunto i 6 trilioni di dollari.

Considerando che le attività della divisione di gestione degli investimenti ammontano a 1,6 trilioni di dollari, Morgan Stanley è più vicina al suo obiettivo di gestire 10 trilioni di dollari di attività dei clienti.

Pick ha spiegato che il totale delle attività dei clienti ha superato i 7,5 trilioni di dollari tra gestione patrimoniale e gestione degli investimenti, sostenuto da mercati azionari dinamici e afflussi netti di attività.

I ricavi della gestione degli investimenti sono saliti a 1,5 miliardi di dollari, rispetto ai 1,3 miliardi di dollari dell’anno precedente, grazie anche all’aumento delle commissioni di gestione patrimoniale e delle commissioni correlate.

Continue Reading

News

Grazie al picco dei combustibili fossili si aumenteranno gli investimenti sull’elettricità green

Sarà proprio il picco dei combustibili fossili a spianare la strada degli investimenti per ottenere l’elettricità da delle fonti rinnovabili.

Published

on

Grazie al picco dei combustibili fossili si aumenteranno gli investimenti sull'elettricità green

Quale impatto avrà sul prezzo del petrolio e sull’uso in generale dei combustibili fossili il maggiore impiego dell’energia elettrica? Come e in quale modo è possibile trovare delle risorse per poter rendere il mondo sempre più green e riuscire a ridurre al massimo le emissioni?

In un recente rapporto l’Agenzia internazionale per l’energia ha cercato di mettere in evidenza cosa sta accadendo. Secondo l’organizzazione siamo sull’orlo di una nuova era dell’elettricità, che comporterà, entro la fine di questo decennio, un picco nella domanda di combustibili fossili per produrla. Secondo l’Iea le eccedenze di gas e petrolio potrebbero spingere gli investimenti nell’energia verde.

Ma cerchiamo di capire cosa sta preoccupando gli esperti del settore in questo momento.

Combustibili fossili, una strada per andare verso l’era dell’elettricità

Siamo davanti ad un mondo che farà sempre più uso dell’elettricità, ma continua ad avere bisogno di combustibili fossili per la sua produzione. Esigenze che si inseriscono in un momento di elevate incertezze determinate dai conflitti che stanno sconvolgendo il Medio Oriente, l’Ucraina e la Russia, aree geografiche nelle quali si estraggono petrolio e gas. Ma non solo: i paesi che rappresentano la metà della domanda globale di energia, nel corso del 2024, hanno in programma delle elezioni.

Fatih Birol, direttore esecutivo dell’IEA, ha spiegato che nella seconda metà di questo decennio la prospettiva di forniture più ampie, o addirittura in surplus, di petrolio e gas naturale, a seconda di come si evolveranno le tensioni geopolitiche, ci porterebbe in un mondo energetico molto diverso.

Nel caso in cui ci dovesse essere un eventuale surplus di scorte di combustibili fossili, almeno secondo Birol, si verrebbero a determinare dei prezzi più bassi: questa situazione permetterebbe ad una parte dei paesi di dedicare più risorse all’energia pulita, facendo entrare il mondo in un’era dell’elettricità.

A preoccupare, però, almeno nel breve termine, c’è la possibilità di una riduzione delle forniture di combustibili fossili, nel caso in cui il conflitto in Medio oriente dovesse interrompere i flussi di petrolio.

Secondo l’AIE i suddetti conflitti mettono in evidenza come le tensioni sul sistema energetico e la necessità di investimenti per accelerare verso una tecnologia più pulita e sicura.

Elettricità, le politiche governative

L’IEA ha messo in evidenza che, nel 2023, è entrato in funzione a livello globale un livello record di energia pulita, tra cui oltre 560 gigawatt (GW) di capacità di energia rinnovabile. Si prevede che nel 2024 saranno investiti circa 2 trilioni di dollari in energia pulita, quasi il doppio dell’importo investito nei combustibili fossili.

Nello scenario basato sulle attuali politiche governative, la domanda globale di petrolio raggiungerà il picco prima del 2030 a poco meno di 102 milioni di barili al giorno (mb/d), per poi scendere ai livelli del 2023 di 99 mb/d entro il 2035, in gran parte a causa della minore domanda del settore dei trasporti dovuta all’aumento dell’uso dei veicoli elettrici.

Il rapporto illustra inoltre il probabile impatto sui futuri prezzi del petrolio qualora venissero attuate a livello globale politiche ambientali più severe per contrastare il cambiamento climatico. Nello scenario politico attuale dell’AIE, i prezzi del petrolio scenderanno a 75 dollari al barile nel 2050, dagli 82 dollari al barile del 2023.

Questa cifra sarebbe paragonabile a 25 dollari al barile nel 2050, qualora le azioni governative fossero in linea con l’obiettivo di ridurre le emissioni del settore energetico a zero entro quella data.

Il rapporto, inoltre, prevede un aumento della domanda di gas naturale liquefatto (GNL) di 145 miliardi di metri cubi (bcm) tra il 2023 e il 2030: questo aumento, ad ogni modo, sarà superato da un aumento della capacità di esportazione di circa 270 bcm nello stesso periodo. L’eccesso di capacità di GNL sembra destinato a creare un mercato molto competitivo almeno finché non verrà risolto, con prezzi nelle principali regioni importatrici in media di 6,5-8 dollari per milione di unità termiche britanniche (mmBtu) fino al 2035.

I prezzi del GNL asiatico, considerati un punto di riferimento internazionale, si aggirano attualmente intorno ai 13 milioni di Btu di dollari.

Continue Reading

News

Il dollaro si stabilizza sulle prospettive della Fed, mentre la sterlina paga dazio ai dati sull’inflazione inglese

La sterlina è penalizzata dai dati sull’inflazione nel Regno unito, mentre il dollaro si stabilizza in attesa della Fed. In Europa i riflettori sono puntati sulla Bce.

Published

on

Il dollaro si stabilizza sulle prospettive della Fed, mentre la sterlina paga dazio ai dati sull'inflazione inglese

In mattinata la sterlina è crollata al minimo degli ultimi due mesi. A condizionare l’andamento della valuta britannica sono i dati sull’inflazione nel Regno Unito, che sono risultati essere inferiori alle attese. E che, proprio per questo, lasciano ampio spazio alla Banca d’Inghilterra per tagliare i tassi in modo decisivo. L’euro si attesta ai minimi delle ultime dieci settimane, in attesa della riunione della Bce.

Rispetto al dollaro la sterlina ha registrato un calo dello 0,65% e si è attestata a 1,2988 dollari, scendendo sotto il livello di 1,30 dollari per la prima volta dallo scorso 20 agosto: i dati appena resi noti mostrano che il tasso di inflazione annuale dei prezzi al consumo è sceso all’1,7% a settembre contro il 2,2% di agosto.

Ma entriamo un po’ più nel dettaglio e scopriamo  cosa sta accadendo.

Sterlina ai minimi da agosto

A condizionare l’andamento della sterlina, indubbiamente, sono i dati sul tasso di inflazione in Gran Bretagna, i quali risultano essere i più bassi da aprile 2021 ed inferiori rispetto all’1,9% previsto da sondaggio effettuato presso gli economisti da Reuters. I trader, tra l’altro, hanno rafforzato le scommesse su un taglio dei tassi di interesse della Bank of England, che potrebbe avvenire nel corso del prossimo mese. E che potrebbe essere ripetuto nel corso del mese di dicembre.

Francesco Pesole, stratega FX di ING, spiega che i dati sono inequivocabilmente accomodanti per la Banca d’Inghilterra e aprono la strada a tagli dei tassi nelle ultime due riunioni rimanenti di quest’anno. Pesole ritiene che ciò abbia incidentalmente aperto le porte a un periodo di sottoperformance della sterlina ed ha previsto che la sterlina possa essere scambiata ben al di sotto di 1,30 dollari e l’euro sopra gli 84 penny.

L’ultima volta la moneta unica ha registrato un rialzo dello 0,6% rispetto alla sterlina, attestandosi a 83,80 penny.

Come si muove il dollaro

Discorso diverso per le altre valute. Rispetto al dollaro l’euro è sceso si un ulteriore 0,1%, portandosi a 1,0883 dollari, il minimo dallo scorso 2 agosto. L’euro ha esteso i cali delle ultime settimane, perché i trader hanno sostanzialmente scontato i tagli dei tassi della Fed e hanno incluso, tra le loro ipotesi, una potenziale vittoria di Donald Trump, che potrebbe costituire un fattore positivo per il dollaro.

A finire sotto la lente d’ingrandimento, ad ogni modo, ci sarà la riunione della Banca Centrale Europea in programma per giovedì 16 ottobre 2024: se si configurasse l’ipotesi di un taglio dei tassi di 25 punti base e se la presidente Christine Lagarde si astenesse dal dare troppi indizi sulle ulteriori prospettive dei tassi, l’impatto sul mercato potrebbe essere limitato.

Negli Stati Uniti, i trader attualmente scommettono il 92% di probabilità per un taglio di 25 punti base quando la Fed deciderà la prossima politica il 7 novembre, con una probabilità dell’8% di non cambiare, secondo il FedWatch Tool del CME Group. Un mese fa, i trader hanno visto più del 29% di probabilità di una riduzione di 50 punti base.

I prezzi di mercato sono ancora fortemente a favore di un totale di 50 punti base di allentamento quest’anno, ma i commenti dei banchieri centrali durante la notte sono stati orientati verso un atteggiamento aggressivo. 

Il dollaro ha guadagnato lo 0,1% a 149,345 yen, non lontano dal massimo di lunedì di 149,98 yen, il più forte dal 1° agosto.

Il dollaro australiano e quello neozelandese hanno perso valore a causa del crescente scetticismo nei confronti degli stimoli offerti dalla Cina, il principale partner commerciale.

L’Aussie è sceso fino allo 0,51% a 0,6669 dollari, il livello più basso dal 12 settembre, prima di recuperare a 0,6703 dollari, mentre il Kiwi è sceso fino allo 0,69% a 0,6041 dollari, un livello visto l’ultima volta il 19 agosto.

Continue Reading

Trending