Il Congo vuole più controllo sul cobalto: prima operazione a mercato

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Written by Gianluca Grossi
Attivo come analista economico dal 2009, collaboro con TradingOnline.com dove fornisco approfondimenti sul Forex, sulla macroeconomia e sul mercato azionario, prestando particolare attenzione alle economie in ascesa quali quelle di Turchia, Brasile, Indonesia e Cina. Ricopro inoltre il ruolo di caporedattore per il rinomato giornale online Criptovaluta.it, una risorsa chiave per chi è interessato al settore delle criptovalute e del Bitcoin. Il mio interesse si estende al mercato degli ETF, soprattutto quelli negoziati a New York, mantenendo sempre un'attenta osservazione sulle dinamiche di mercato.
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Congo fa rima con cobalto, con il paese africano che vale circa i 2/3 della produzione mondiale e con il locale governo che ora sale in cattedra cercando di controllare più strettamente il mercato dal lato dell’offerta. Secondo quanto è stato riportato da Bloomberg, il governo del Congo si starebbe preparando ad accettare offerte per il 20% del cobalto a cui avrebbe diritto in quanto estratto da una joint venture con la sua partecipazione.

Una situazione di mercato complicata, che in precedenza aveva anche indicato la possibilità, da parte del Congo stesso, della possibilità di imporre quote massime di export a sostenere un prezzo non sempre soddisfacente per i produttori. Un materiale, questo, che è stato già classificato da USA e UE come cruciale per i presenti e futuri sviluppi tecnologici e sul quale il Congo potrebbe appunto provare a esercitare un controllo più stretto. Una situazione in evoluzione che continuerà a essere seguita molto da vicino sia dai trader sulle materie prime, sia da chi invece opera sull’azionario delle tante aziende che dal cobalto dipendono per le loro produzioni.

Gecamines si muove: per la prima volta lo stato del Congo sul mercato del cobalto

Il mercato del cobalto è per ovvie ragioni di grande interesse per il Congo, che è di gran lunga il primo produttore di questa rilevante materia prima e che per la prima volta si affaccia sul mercato. Secondo indiscrezioni che però non sarebbero state ancora confermate dai diretti interessati, lo stato del Congo starebbe aspettando offerte per il 20% del cobalto della miniera di Tenke Fungurume, gestita da CMOC, che vede appunto la partecipazione in joint venture del governo congolese.

È la prima volta – e tanto basterebbe per rendere l’evento storico – che lo stato si preoccupa di immettere sul mercato direttamente cobalto che è indirettamente di sua proprietà, una mossa che da molti analisti è stata interpretata come la ferma volontà del governo di avere un ruolo più attivo in un mercato nel quale è il principale – in termini di produzione – attore.

Trafigura e Mercuria sarebbero tra i primi ad aver inviato un’offerta, per una situazione sulla quale però continua a regnare il segreto più impenetrabile, anche per gli addetti ai lavori. L’unica conferma che si ha per il momento riguarda il diritto del Congo di mettere le mani sul 20% del cobalto prodotto da Gecamines.

Il Congo padrone del cobalto

La situazione non è certo nuova per chi segue questo cruciale mercato da vicino. Nel corso del 2023 il Congo ha esportato più del 70% del Congo che è poi finito sui mercati, per un dominio totale lato offerta che preoccupa anche per la relativa instabilità politica del paese e per gli eventuali effetti che avrebbe una sorta di intervento del governo al fine di aumentarne i prezzi sulle piazze internazionali.

La preoccupazione per il prezzo del cobalto è d’altronde tra i pensieri più ricorrenti per il Congo, che produce cobalto come collaterale delle attività estrattive di rame e che deve una parte rilevante dei capitali in ingresso dall’estero proprio a queste… attività.

Una situazione in evoluzione e che dovrà essere seguita molto da vicino anche da chi opera nel settore dell’economia green, con il cobalto che è al centro di tutti i più importanti accordi anche per il settore automotive, particolarmente interessato a questa materia prima proprio per il percorso verso le zero emissioni che soltanto le auto elettriche potranno garantire.

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