Dialoghi sul clima tra USA e Cina: intesa su riduzione delle emissioni di metano e su deforestazione

Avatar di Alessandro Calvo
Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
Scopri i nostri principi editoriali

Si è da poco concluso l’incontro tra Liu Zhenmin e John Podesta, i due inviati speciali per il cambiamento climatico di Cina e Stati Uniti. Questo è stato il primo incontro formale tra Podesta e Liu, con un obiettivo preciso: cercare un’intesa tra i due paesi, in modo da portare avanti delle politiche comuni alla prossima conferenza sul clima delle Nazioni Unite. L’accordo più importante è quello che riguarda il metano, ma ci sono stati altri importanti passi avanti sulla deforestazione, sull’economia circolare e sull’uso efficiente delle risorse. Niente che possa far pensare a grandi cambiamenti, ma considerando le ostilità tra i due paesi è positivo che ci sia stato un accordo di questo genere e che abbia dato un esito positivo.

Purtroppo non ci sono grandi attese per i risultati del COP 29, considerando che il paese ospitante è nuovamente un grande produttore di combustibili fossili: il presidente dell’Azerbaijan ha da poco ribadito che non bisognerà parlare di una riduzione dell’uso o dell’estrazione di gas naturale e petrolio, essenzialmente facendo già intendere che non si otterrà niente di concreto -ancora una volta- durante il prossimo COP di Baku. Spesso sono decisioni interne dei singoli paesi o di altri enti sovranazionali, come il G7, a determinare i passi avanti più importanti sul cambiamento climatico. In queste sedi, non partecipate da paesi OPEC, è più facile che si trovino delle intese. Gli accordi bilaterali, però, soprattutto con un paese come la Cina rimangono fondamentali per assicurare che le potenze mondiali lavorino nella stessa direzione.

presentazione della notizia su intesa USA-Cina per il cop 29
USA e Cina sono più vicine sui temi per la sostenibilità che su pressoché qualunque altro tema

Il clima mette d’accordo USA e Cina

Cina e Stati Uniti non si sono risparmiate un trattamento a base di dazi e sanzioni nel corso degli ultimi anni, soprattutto per quanto riguarda la circolazione di tecnologie sensibili e di materie prime. La questione ha toccato da vicino anche prodotti e servizi legati al cambiamento climatico, incluse diverse sanzioni che gli USA hanno imposto sui pannelli solari e sulle turbine eoliche. Al di fuori dei fattori economici, però, sembra che un futuro più sostenibile sia una direzione in cui entrambi i paesi sono disposti a lavorare -e persino a collaborare-.

John Podesta e Liu Zhenmin non hanno siglato degli accordi vincolanti, ma hanno trovato delle intese comuni per fare in modo che al COP 29 si portino avanti le stesse proposte. Una delle più importanti è quella che riguarda il finanziamento di progetti di ricerca comuni, sviluppati in collaborazione tra i due paesi, per la riduzione delle emissioni di metano. Inoltre Cina e Stati Uniti hanno deciso che saranno co-organizzatrici di un summit interno al COP 29, dedicato proprio al metano e a tutti i gas serra che non sono la CO2.

foto di una nave metaniera
Il metano rimane nell’atmosfera meno a lungo della CO2, ma genera un effetto serra decisamente più forte

USA divisi sulla collaborazione con la Cina

Da una parte, l’amministrazione Biden si è fatta portavoce in tutti i modi della politica climatica. Lo ha fatto introducendo enormi sussidi per l’energia rinnovabile, per la produzione di pannelli fotovoltaici, di batterie al litio e di idrogeno verde. Questo è stato fatto a discapito dei produttori cinesi, sui quali sono state introdotte tantissime sanzioni e limiti all’importazione. Invece di acquistare un pannello da 10.000$ da un’impresa cinese, oggi un consumatore americano compra un pannello da 14.000$, pagandolo 10.000$, con gli incentivi federali che fanno il resto per bilanciare le differenze di prezzo. Una scelta che favorisce i produttori locali ma costa molto alle tasche dei contribuenti, pur di non fomentare la crescita economica cinese. Sulla base di queste ipotesi, per i due paesi collaborare sulle iniziative climatiche è molto complicato.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *