Dollaro chiude una settimana debole. In settimana dati su inflazione. Trend ancora salvo?

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Written by Gianluca Grossi
Attivo come analista economico dal 2009, collaboro con TradingOnline.com dove fornisco approfondimenti sul Forex, sulla macroeconomia e sul mercato azionario, prestando particolare attenzione alle economie in ascesa quali quelle di Turchia, Brasile, Indonesia e Cina. Ricopro inoltre il ruolo di caporedattore per il rinomato giornale online Criptovaluta.it, una risorsa chiave per chi è interessato al settore delle criptovalute e del Bitcoin. Il mio interesse si estende al mercato degli ETF, soprattutto quelli negoziati a New York, mantenendo sempre un'attenta osservazione sulle dinamiche di mercato.
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Il dollaro chiude la prima settimana non brillante da più di un mese a questa parte, complici dati sul mercato del lavoro che rendono ben più possibile un taglio dei tassi a settembre. Una settimana forse non da incubo ma che comunque inverte un trend che era apparso a molti inarrestabile. Un’inversione che però – date anche le ultime parole di Jerome Powell, non sembrerebbe convincere granché parte degli specialisti del Forex, che vedono nella momentanea debolezza del dollaro una ritirata forse dovuta dopo una corsa di questo livello.

La prossima settimana sarà quella dei dati sull’inflazione USA, che per quanto si dica il contrario a Washington e ai piani alti di Federal Reserve, avranno un impatto importante sul mercato del Forex, per quanto comunque si dovranno aspettare segnali importanti anche dal mercato del lavoro e dall’andamento dell’economia. I mercati – in sintesi – hanno scontato uno spostamento presunto di Federal Reserve su posizioni più morbide. Ma quanto durerà davvero?

Durerà poco, almeno secondo diversi esperti di Wall Street

Durerà poco, con la prossima settimana che – a meno di clamorose sorprese sul fronte dell’inflazione – potrebbe già vedere un rimbalzo. Yen e euro gagliardi in settimana hanno contribuito ad una performance che è la peggiore da metà maggio, un’eternità in un mondo Forex che è in attesa di direzioni decise ormai da tempo e che non sembrerebbe aver ancora trovato la sua strada.

Anche le questioni elettorali hanno avuto un peso: mentre gli USA si preparano a elezioni per le quali si dovrà attendere novembre, sia dalla Francia che dal Regno Unito sono arrivate buone notizie, o comunque notizie non brutte come avevano preventivato i mercati. La tenuta dell’Euro non sembrerebbe essere più in discussione e anche per questo motivo il recupero – oltre che per ai sopracitati dati dal mercato del lavoro – si è visto un EURUSD rialzista.

Condizioni che però non sono strutturali ma piuttosto di breve respiro e che potrebbero contribuire all’apertura di una nuova fase rialzista per il dollaro USA, in recupero rispetto alla settimana che si è appena conclusa.

A parlare ai microfoni di Bloomberg c’è stato Daniel Tobon, che è stratega per il Forex di Citigroup a New York, che ha sottolineato come il grosso della correzione sia stata dovuta a dati ISM al di sotto delle aspettative, anche questa però vicenda non strutturale ma piuttosto di breve periodo. E comunque un dato non sufficiente a invertire la rotta di un dollaro molto forte.

Per Tobon la debolezza “tattica” potrebbe estendersi anche per la prossima settimana, con la situazione che comunque andrà valutata da qui alle elezioni.

Si gioca tutto sull’inflazione?

Probabilmente sì, anche se come sempre andranno soppesate le diverse situazioni che si stanno sviluppando in Europa e negli USA. Se prima l’inflazione europea sembrava essere più decisa nel ritorno verso il 2%, ora è chiaro che si debba fare i conti con una stickiness non preventivata e che costringerà BCE a valutare caso per caso.

In una situazione di questo tipo, valutare le possibili evoluzioni del differenziale di tassi futuri tra USA e area euro sarà sempre più difficile, con l’andamento della coppia principale del Forex, EURUSD, che continuerà a essere agitato dai dati di breve periodo, e da un trend di fondo che testimonia a grandi linee come in realtà la credibilità di Fed sia ancora di molto superiore rispetto a quella di BCE.

Durante l’estate comunque sarà difficile aspettarsi novità, a meno ancora una volta di dati assolutamente sconvolgenti che però, in economie sviluppate come quelle degli USA e dell’aerea euro, difficilmente potranno presentarsi.

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