Dongfeng Motors sarebbe pronta a produrre in Italia. Stellantis deve tremare?

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Written by Pierpaolo Molinengo
Attivo come autore dal 1989, si è iscritto all'albo nel 2002, quando ha iniziato ad occuparsi di economia, concentrando dapprima i suoi studi sul mercato immobiliare, fisco e mutui per poi allargare il suo focus sui mercati emergenti e sui rapporti Usa-Russia.
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Dongfeng Motors sarebbe pronta a mettere piede in Italia e a realizzare uno stabilimento che potrebbe fungere da hub produttivo per tutta l’Europa. Le trattative tra la casa automobilistica cinese e il governo italiano sarebbero già in fase avanzata: la notizia è trapelata alla vigilia del tavolo automotive convocato presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy.

Ma entriamo un po’ nel dettaglio e cerchiamo di capire quali possano essere i prossimi passi di Dongfeng Motors.

Dongfeng Motors pronta a sbarcare in Italia

Sono mesi, ormai, che il Governo italiano è alla ricerca di un produttore automobilistico disposto a produrre in Italia, che possa attenuare, in qualche modo, il monopolio produttivo di Stellantis. Un vero e proprio impulso in questo senso, però, è arrivato dalla missione a Pechino di Adolfo Urso, Ministro delle Imprese e del Made in Italy, il quale ha incontrato i vertici del produttore cinese per porre le basi di eventuali investimenti in Italia. La necessità di ospitare un secondo produttore automobilistico in Italia è stata ribadita in più occasioni: l’intento è aumentare la produzione nel nostro paese.

Gli obiettivi per il mercato europeo di Dongfeng Motors sono ambiziosi: punterebbe a produrre 100.000 vetture green per il mercato europeo. Già a fine aprile Paolo Berlusconi aveva investito nel 10% di Df Italia, il rivenditore ufficiale dei Suv elettrici di lusso del gruppo cinese.

Nel corso di questi giorni si sono susseguiti alcuni incontri tecnici, che hanno avuto come protagonista l’unità di attrazione investimenti esteri del Mimit. Stando alle prime indiscrezioni trapelate, entrambe le parti sarebbero state soddisfatte dai progressi che sono stati raggiunti fino a questo momento. Anche perché l’operazione sarebbe sostenuta dal governo italiano e da quello cinese. Giorgia Meloni, presidente di Consiglio dei Ministri, è state in Cina per una missione ufficiale. Proprio a margine degli appuntamenti istituzionali è stato sottoscritto un memorandum of understanding tra il Ministero delle Imprese e del Made in Italy e il Ministero dell’Industria e delle Tecnologie di Informazione cinese per avviare una cooperazione bilaterale industriale che avesse come oggetto proprio i veicoli cinesi.

Il progetto che prevede lo sbarco in Italia di Dongfeng Motors potrebbe coinvolgere anche delle imprese italiane della componentistica. Al momento, inoltre, non sarebbe esclusa una partecipazione di minoranza dello Stato. Per quanto riguarda l’insediamento, tra le aree che lo potrebbero ospitare ci sarebbe l’ex Olivetti di Scarmagno, in provincia di Torino.

Il tavolo automotive

Ricordiamo che al Mimit è convocato il tavolo automotive con Stellantis, i sindacati e le associazioni della filiera automotive.

È attesa la presentazione di un piano triennale di ecobonus, che possano permettere una programmazione migliore dell’acquisto dell’auto da parte dei consumatori. Non è, comunque vada, la sede per sottoscrivere un qualsiasi accordo con Stellantis, che, come auspicato da Urso, sarebbe dovuto arrivare entro l’estate. Grande assente sarà proprio Carlos Tavares, amministratore delegato di Stellantis: questo significa che un’eventuale intesa potrebbe essere raggiunta solo con un tavolo specifico a Palazzo Chigi da tenersi a settembre. L’idea che possa arrivare un produttore cinese non è mai piaciuta a Tavares, che ha sempre affermato che il gruppo automobilistico italo francese è disposto a lottare. Ma ha anche parlato di rischi per le fabbriche italiane del gruppo.

Ad essere perplessi sull’ipotesi di sbarco in Italia di Dongfeng Motors ci sono anche i sindacati. Michele De Palma, leader della Fiom, spiega che da tempo si chiede che in Italia ci siano investimenti di produttori esteri, compresi quelli cinesi, purché ci siano la presenza dello Stato ed abbiano effetti positivi sulla componentistica. Ferdinando Uliano, segretario generale della Fim, vuole verificare se la notizia abbia una consistenza e se ci saranno impatti produttivi occupazionali.

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