Energie rinnovabili, Israele punta alle micro-reti per usarle su larga scala

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Written by Pierpaolo Molinengo
Attivo come autore dal 1989, si è iscritto all'albo nel 2002, quando ha iniziato ad occuparsi di economia, concentrando dapprima i suoi studi sul mercato immobiliare, fisco e mutui per poi allargare il suo focus sui mercati emergenti e sui rapporti Usa-Russia.
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Energie rinnovabili in tempo di guerra. Un esempio arriva da Israele, dove un remoto kibbutz su una collina rocciosa del nord del Paese chiamato Maale Gilboa era un luogo sperduto, nel quale risultava impensabile costruire una qualsiasi comunità agricola. I problemi maggiori erano legati, principalmente, alla possibilità di approvvigionamento energetico da parte di Israele.

Ma proprio in questo remoto angolo di terra è maturata un’importante esperienza nell’adozione di energie rinnovabili: sono state introdotte delle soluzioni all’avanguardia per l’accumulo di energia, tanto da rendere questo remoto kibbutz un esempio da seguire in tutto il paese. E in grado di far nascere la voglia ad Israele di costruire una rete elettrica più resiliente e decentralizzata, in grado di reagire meglio in tempo di guerra.

Dovi Miller, che ha contribuito a fondare il kibbutz negli anni ’60 e ora ne dirige le operazioni energetiche, ha spiegato che è stato scelto il posto più difficile nel quale costruire. Un luogo nel quale in molti altri avevano detto assolutamente di no.

Energie rinnovabili, obiettivo isola energetica

Ma quale obiettivo si è fissato, a questo punto Israele con le energie rinnovabili? L’obiettivo è quello di trasformare il kibbutz nella prima isola energetica del paese. Si andrà a costruire, in estrema sintesi, una microrete in grado di isolarsi dalla rete elettrica nazionale. E quindi di riuscire a funzionare in maniera indipendente.

Miller spiega che si sta procedendo con il costruire un sistema che permetta alle batterie di ricevere l’elettricità prodotta, in modo da poter continuare a funzionare nel caso in cui la rete si dovesse guastare.

L’ampia gamma di energie rinnovabili impiegate a Maale Gilboa – tra le quali rientrano le turbine eoliche, i pannelli solari ed una enorme cupola nella quale stoccare il biogas – hanno fatto sì che potesse diventare il programma pilota.

Sono anni che il piano di transizione energetica di Israele è in lavorazione. Da quando è scoppiata la guerra è diventato ancora più urgente. A seguito degli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023 le linee elettriche furono danneggiate, causando dei blackout in tutto il paese. Tra l’altro Israele fu costretta a chiudere la principale fonte energetica del paese, il giacimento naturale offshore Tamar.

In diversi paesi esistono già delle micro reti già attive, che servono a fornire energia elettrica a scuole, ospedali, carceri ed intere comunità in molti paesi dell’Asia Pacifica, del Nord America, dell’Africa e del Medio Oriente.

Secondo la Banca Mondiale le microreti solari potrebbero aiutare mezzo miliardo di persone ad accedere all’energia elettrica entro il 2030.

Energie rinnovabili, la necessità di decentralizzare

Il progetto pilota della microrete israeliana dovrebbe essere realizzato nell’arco di uno o due anni. Oltre alle energie rinnovabili si farà uso delle grandi scorte accumulate di gasolio, carbone e generatori che sono stati accumulati nel corso degli anni.

Il piano del Ministero dell’Energia è concepito come un backup, non una sostituzione, dei principali impianti che alimentano il Paese utilizzando il gas naturale proveniente dai giacimenti offshore.

Ron Eifer, capo della Divisione per l’energia sostenibile del ministero, ha spiegato che se dovessero cadere migliaia di razzi, è ovvio che i problemi di blackout ci sarebbero lo stesso. La maggior parte della rete elettrica nazionale è in superficie e potrebbe rappresentare un probabile bersaglio qualora gli scontri con Hezbollah, sostenuto dall’Iran, dovessero trasformarsi in un conflitto più ampio. Eifer ha aggiunto che Israele deve decentralizzare la distribuzione dell’elettricità per ridurre i rischi.

L’obiettivo è creare delle micro-reti, ognuna con la propria fonte di energia e capacità di stoccaggio, partendo da singole famiglie e zone di emergenza della comunità e estendendosi a interi villaggi o quartieri cittadini. Inizierà con la ricostruzione delle comunità lungo i confini di Gaza e del Libano che sono state danneggiate o distrutte.

La maggior parte delle micro-reti utilizzerà l’energia rinnovabile proveniente da pannelli solari posti sui campi, sui tetti o a terra e che può essere immagazzinata in batterie per l’uso notturno. L’energia extra generata può essere venduta alla rete nazionale.

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