Euro baldanzoso dopo dati inflazione USA. Dot plot negativi per i tagli non cancellano la prestazione. E ora?

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Written by Gianluca Grossi
Attivo come analista economico dal 2009, collaboro con TradingOnline.com dove fornisco approfondimenti sul Forex, sulla macroeconomia e sul mercato azionario, prestando particolare attenzione alle economie in ascesa quali quelle di Turchia, Brasile, Indonesia e Cina. Ricopro inoltre il ruolo di caporedattore per il rinomato giornale online Criptovaluta.it, una risorsa chiave per chi è interessato al settore delle criptovalute e del Bitcoin. Il mio interesse si estende al mercato degli ETF, soprattutto quelli negoziati a New York, mantenendo sempre un'attenta osservazione sulle dinamiche di mercato.
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Dopo una giornata di dati ad alta tensione, l’euro esce rinvigorito contro il dollaro USA. Pesano i buoni dati sull’inflazione USA, con l’indice di aumento dei prezzi che è stato inferiore alle aspettative per il mese di maggio, per quanto parte dei gain conseguiti siano stati cancellati poi da una riunione del FOMC non delle migliori, almeno per chi si aspetta dei tagli ai tassi anche negli Stati Uniti. Il sunto di quanto avvenuto è sufficiente per occupare le cronache di almeno un paio di settimane, e necessiterà un’analisi approfondita per capire quali potrebbero essere i futuri sviluppi della coppia delle coppie nel mondo Forex.

BCE ha tagliato, Federal Reserve lo farà, forse, per una sola volta nel 2024. Questo a meno che non arrivino nei prossimi mesi dei dati su inflazione, lavoro e crescita economica che mettano il cappio a Jerome Powell e agli altri membri del FOMC. E in questa situazione, che i mercati Forex hanno comunque interpretato migliore di quella di partenza, sarà da ragionare qualunque tipo di esposizione verso la valuta del mercato unico europeo e il dollaro USA.

Inflazione USA aiuta il recupero di EUR/USD

Euro vola sui dati dell’inflazione USA, poi corregge (mantenendo parte dei guadagni)

È stata tutto sommato una buona giornata per l’euro quella che si è chiusa ieri. Si è partiti con i dati sull’inflazione USA – già discussi qui – che hanno raccontato di un indice dei prezzi sì ancora viscoso e duro a tornare verso il 2%, ma comunque su livelli migliori di quelli formalizzati nelle aspettative dei mercati. Detto in modo più semplice: i prezzi salgono, ma meno delle aspettative. Il quadro complessivo non è cambiato – e lo conferma anche Jerome Powell – e però c’è una piccola finestra di speranza.

La finestra di speranza è costituita dal rallentamento e dal progressivo – per quanto a ritmi non ottimali – ritorno verso il target del 2%. Un ritorno che però potrebbe impiegare più tempo del necessario e che dunque continuerà a tenere sulle spine coloro i quali aspettano come se fosse una manna dal cielo il taglio dei tassi anche negli USA.

Le valute coinvolte hanno reagito nell’unico modo possibile: EURO che rimbalza alle 14:30 in concomitanza dei dati sull’inflazione, e che poi però è costretto almeno parzialmente a correggere quando, alle 20:00, sono venuti fuori i dati del FOMC.

situazione incerta euro
Per l’euro ancora una situazione incerta

Sono i dot plot a restituire forza al dollaro

Sono stati i cosiddetti dot plot, il grafico che raccoglie le previsioni dei membri del FOMC sul futuro dei tassi di interesse negli USA, ad aver restituito almeno in parte forza al dollaro USA. I dot plot raccontano di previsioni al rialzo rispetto a quelle di marzo, ovvero a tagli che, se ci saranno, difficilmente supereranno i 25 punti base per il 2024. Una sorta di rinvio al 2025, complici dati che, almeno secondo quanto affermato poi da Jerome Powell in conferenza stampa, non lascerebbero alcun tipo di spazio a decisioni affrettate. Si dovranno aspettare segnali dal mercato del lavoro, dall’inflazione e anche dalla crescita economica.

Non cambia granché lo scenario di breve periodo: nessuno si aspettava tagli a giugno e men che meno a luglio. La speranza viene buttata in tribuna, nella speranza che qualcuno la rilanci per settembre, quando le condizioni potrebbero essere più propizie. Ieri Jerome Powell ha parlato di un mercato del lavoro in salute ma in raffreddamento e di una lettura dell’inflazione che è piaciuta ai piani alti della politica monetaria USA. Se si dovesse continuare per questa strada, chissà che non arrivi l’evento che farà rallentare il dollaro, dipendente come tutte le altre valute dalle decisioni di politica monetaria.

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