Europa: il green potrebbe non funzionare. Allarme da lobby per costi energetici in crescita fino al 300%

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Written by Alessio Ippolito
Attivo nel settore del digitale dal 2008, ricopro il ruolo di CEO e fondatore di ALESSIO IPPOLITO S.R.L. Editore, un'entità che possiede una rete di oltre 70 siti internet, concentrata sul mondo degli investimenti finanziari. Registrato presso l'Ordine dei Giornalisti di Roma dal 22/02/2022. Attualmente, sono il direttore responsabile della rinomata pubblicazione sulle criptovalute, Criptovaluta.it. A marzo 2023, ho assunto inoltre la direzione di TradingOnline.com, espandendo ulteriormente il mio impegno nel giornalismo finanziario.
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Attivo come analista economico dal 2009, collaboro con TradingOnline.com dove fornisco approfondimenti sul Forex, sulla macroeconomia e sul mercato azionario, prestando particolare attenzione alle economie in ascesa quali quelle di Turchia, Brasile, Indonesia e Cina. Ricopro inoltre il ruolo di caporedattore per il rinomato giornale online Criptovaluta.it, una risorsa chiave per chi è interessato al settore delle criptovalute e del Bitcoin. Il mio interesse si estende al mercato degli ETF, soprattutto quelli negoziati a New York, mantenendo sempre un'attenta osservazione sulle dinamiche di mercato.
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In Europa si inizia a rumoreggiare per quanto riguarda i piani Net Zero, che dovrebbero portare l’intera produzione e consumo energetici del continente a emissioni zero. Secondo un recente studio che è stato commissionato da BusinessEurope, anche nel caso di un percorso che sia completamente privo di ostacoli, l’Europa potrebbe continuare a pagare l’energia il 50% in più rispetto a USA e Cina. E se dovessero invece esserci problemi, il prezzo potrebbe essere addirittura di tre volte superiore, sempre secondo la stessa indagine.

In una fase di parziale raffreddamento per le istanze ecologiche e ESG – nonostante continui l’impegno di tante grandi aziende – la questione ecologica continua a tenere banco sia a livello politico che a livello economico, con il duro e deciso programma UE per ridurre le emissioni (che colpisce tra le altre cose diversi settori già nel prossimo futuro) che è ora oggetto di forti contestazioni e che sarà sotto il fuoco incrociato di studi commissionati da privati e da lobby.

Uno svantaggio competitivo enorme

Questa è l’opinione di Markus Beyrer, che è direttore generale per Business Europe, che è poi chi ha commissionato lo studio in questione. Per quanto si tratti ancora di stime – e che dovranno essere non solo verificate dagli analisti ma anche dai fatti. Le stime sono delle più preoccupanti, per un Europa che già fronteggia costi energetici mediamente molto più alti di quelli dei diretti concorrenti industriali. Il percorso Net Zero, ammesso che non abbia alcun tipo di problema nel suo procedere, potrebbe comunque costringere l’Europa a pagare l’energia il 50% in più rispetto alla media di quanto la pagheranno Cina e Stati Uniti. Questo in uno scenario potenzialmente senza intoppi, ovvero nel miglior caso possibile.

E nel caso peggiore descritto dal report di BusinessEurope, si potrebbe arrivare a livelli di prezzo per l’approvvigionamento energetico di 3 volte superiori rispetto ai diretti concorrenti. Una situazione che renderebbe la già stanca industria europea ancora meno competitiva e potenzialmente a rischio di farsi surclassare dai concorrenti diretti e indiretti.

Tutto questo in un quadro che – racconta ancora BusinessEurope, è già esacerbato dai problemi geopolitici con la Russia, un tempo partner privilegiato per l’Europa e che forniva comunque materie prime energetiche a costi più bassi.

Tagliare i costi energetici è già una delle priorità, a patto che si voglia salvaguardare appunto – sempre nell’opinione di Beyrer – la tenuta industriale dell’Europa.

Un problema anche burocratico

Le priorità fissate dall’UE, che puntano tutte verso un maggiore sviluppo e utilizzo di fonti di energia rinnovabile, sempre secondo lo stesso report, potrebbero fallire. L’industria si lamenta di burocrazia eccessiva che sta facendo perdere terreno verso Cina e USA anche sotto questo fronte. Il sistema che punta inoltre ad applicare una sorta di dazio alle merci importante tenendo conto delle emissioni che incorporano è ancora tutto da valutare nei suoi effetti, dei quali appunto molti dubitano.

E c’è spazio anche per i consigli: servirà una maggiore integrazione dei mercati che compongono l’Unione per la produzione e la distribuzione di energia da fonti rinnovabili.

Il tema energetico rimarrà uno di quelli fondamentali all’interno dell’Unione Europea, con gli allarmi che arrivano dalle lobby industriali, come appunto nel caso di questo report da parte di BusinessEurope, che raccoglie produttori sia in Europa continentale sia nel Regno Unito. Una questione che sta diventando anche politica e che ha già prodotto effetti importanti in termini di risultati elettorali, sia a livello continentale sia per le elezioni nazionali.

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