HubSpot vola in Borsa: questa volta l’acquisizione da parte di Google sembra essere pronta

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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Le azioni Hubspot hanno visto un rally del 8% nella giornata di contrattazioni di ieri e, con i mercati americani appena aperti, sono pronte a correre per il secondo giorno consecutivo. A guidare i rialzi c’è un singolo traino: la possibilità di un’acquisizione da parte di Google, cosa di cui si parla da quasi due mesi ma ancora senza un esito concreto. Nel frattempo gli speculatori hanno continuato comunque ad alzare la posta in gioco per Google, spingendo a rialzo la capitalizzazione di mercato di Hubspot che in questo momento è di $33 miliardi. Alphabet, la holding company dietro a Google, sarebbe pronta a offrire un accordo interamente pagato in azioni del gruppo.

L’indiscrezione, lanciata da David Faber di CNBC, è stata rapidamente ripresa dalla stampa internazionale anche a discapito della mancanza di dichiarazioni da parte delle due aziende: segnale inequivocabile dell’interesse del mercato per questa operazione che si preannuncia come la più grande mai realizzata da Google. L’ultima grande acquisizione del colosso di Mountain View è stata quella di Motorola Mobility nel 2011, per $12,5 miliardi. L’acquisizione rappresenterebbe un passo fondamentale per entrambe le società, ridisegnando il panorama del marketing digitale e della gestione delle relazioni con i clienti.

presentazione della notizia su Google molto vicina ad acquisire Hubspot
Con ogni giorno che passa, il rally delle azioni Hubspot rende l’operazione più cara

Perché HubSpot è un boccone prelibato per Google

Le motivazioni che spingono Google verso HubSpot sono molteplici e strategiche. In primo luogo, HubSpot vanta una posizione di leadership nel settore del marketing per le PMI, un segmento che Google non ha ancora pienamente conquistato. HubSpot è anche un marchio molto forte nell’Inbound Marketing, filosofia che punta ad attrarre clienti in modo organico attraverso contenuti di valore anziché con il traffico a pagamento, quindi del tutto complementare a quanto proposto da Google.

Il posizionamento di Hubspot si sposa perfettamente con la posizione dominante di Google nel mondo delle ricerche online, sfidando i grandi competitor nel settore dell’advertising come Meta e Snap. Un altro aspetto fondamentale riguarda il CRM, ovvero la gestione delle relazioni con i clienti. Google, pur avendo soluzioni come Workspace, non ha ancora raggiunto la maturità di HubSpot in questo campo. Acquisendo l’azienda, Google potrebbe colmare un gap significativo e fornire ai propri clienti un pacchetto integrato per gestire l’intero ciclo di vita del cliente, dall’acquisizione alla fidelizzazione. Da ultimo, HubSpot possiede un patrimonio di dati molto preziosi sulle strategie di marketing delle PMI: un tesoro che Google potrebbe sfruttare per migliorare i propri servizi pubblicitari e di targeting.

foto del funzionamento di hubspot
Hubspot è una suite integrata di servizi per gestire marketing e vendite nelle PMI

Possibile scontro con l’antitrust in vista

L’unione tra i due colossi potrebbe arenarsi sugli scogli dell’Antitrust, soprattutto negli Stati Uniti, dove le autorità di regolamentazione sono sempre più attente alle concentrazioni di potere nel settore tech. Google è già sotto stretta sorveglianza per la sua posizione dominante nei motori di ricerca e nella pubblicità online. L’acquisizione di HubSpot, con i suoi strumenti di marketing e CRM, potrebbe rafforzare ulteriormente la sua egemonia, sollevando timori di una limitazione della concorrenza e spingendo i regolatori a intervenire.

L’ostacolo antitrust è tutt’altro che banale. L’acquisizione di Motorola Mobility da parte di Google è stata approvata solo dopo un lungo tira e molla con le autorità antitrust americane. Durante l’amministrazione Biden è arrivato anche un rafforzamento dell’attività dei regolatori, come segnalato dal caso Visa-Mastercard e da quello che riguarda Michael Kors e Versace. Una volta passato il vaglio dell’autorità americana rimarrà poi quello dell’autorità europea, che nel caso Microsoft-Activision si è dimostrata anche più severa.

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