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Alphabet sarebbe pronta a lanciare un’offerta per acquisire Hubspot: affare da almeno $35 miliardi
Alphabet, la holding proprietaria di Google e YouTube, starebbe valutando di fare un’offerta per acquisire Hubspot. Per quanto Hubspot sia una società colossale, valutata $35 miliardi dalle Borse in questo momento, l’operazione ricadrebbe tranquillamente all’interno del budget di spesa che Google intende destinare alle acquisizioni strategiche. In un momento in cui sembrava che la società fosse totalmente concentrata sui propri sforzi per il mondo dell’AI generativa e per lo sviluppo del quantum computing, sembra che adesso Google sia pronta a concentrarsi sul miglioramento della propria piattaforma di pubblicità online.
Negli ultimi anni la concorrenza tra Alphabet e Meta, i due grandi colossi dell’advertising digitale, non ha visto grandi cambiamenti. Le due aziende hanno continuato a dividersi il mercato, principalmente grazie al fatto di offrire posizionamenti pubblicitari su piattaforme diverse. Ora Google punta ad acquisire un anello prezioso della catena delle pubblicità online: Hubspot offre un software integrato per gestire le campagne su tutte le piattaforme, tenere traccia dei risultati ottenuti e interagire con i clienti. Si tratta dunque di un aggregatore che facilita il lavoro degli inserzionisti, con clienti come Walmart, BBC, Accenture, Suzuki e molti altri ancora.
La mossa sorprende i mercati
In questi ultimi tre anni e mezzo, Big Tech è stata molto cauta sulle acquisizioni. L’amministrazione Biden è stata con ogni probabilità la più dura di questo secolo nell’osteggiare i grandi monopoli tecnologici, con le attività di antitrust che hanno coinvolto soprattutto il mondo tech. Proprio la settimana scorsa, Visa e Mastercard hanno perso la loro battaglia legale contro gli esercenti che le accusano di pratiche monopolistiche -senza che le due abbiano puntato ad alcuna particolare acquisizione negli ultimi tempi-. Per questo motivo i mercati sono stati particolarmente sorpresi di sapere che potrebbe essere in cantiere un’acquisizione del genere, molto probabilmente destinata a finire anch’essa sotto lo scrutinio del garante della concorrenza.
L’operazione avrebbe dei tratti eccezionali persino per Google: anche se dovesse avvenire semplicemente al valore attuale di Borsa, sarebbe l’acquisizione più grande nella storia dell’azienda. Detto questo, è comunque molto improbabile che gli azionisti di Hubspot decidano di vendere senza comandare un premio importante sul valore delle proprie azioni. Al momento Google non ha ancora formalizzato un’offerta: le indiscrezioni sono giunte alla stampa dopo che il management di Alphabet ha incontrato Morgan Stanley per una consulenza riguardo al possibile esito dell’operazione.
Il mercato compra i rumours
Le azioni di Hubspot hanno chiuso la giornata di contrattazione di ieri in rialzo del 11%, un risultato che non può essere ricondotto ad alcuna notizia al di fuori dei rumours su una potenziale acquisizione da parte di Alphabet; il management, in ogni caso, ha preferito non commentare. L’azienda ha generato ricavi per $2,2 miliardi lo scorso anno, ma continua a operare in perdita: è una delle aziende che rappresentano lo spirito growth della Silicon Valley durato fino alla scalata dei tassi d’interesse degli ultimi anni. Tutto è stato puntato sulla crescita e sull’acquisizione dei clienti alla più alta velocità possibile, anche a costo di sacrificare l’utile netto nel breve-medio periodo.
Con la valutazione dell’azienda messa in difficoltà dagli investitori -che ai tassi in rialzo hanno reagito aumentando la prudenza e mettendo in secondo piano le aziende non profittevoli- questo potrebbe essere un momento favorevole, anche finanziariamente, per l’acquisizione. Google in questo momento ha una liquidità di $110 miliardi da investire e Hubspot sembra essere un’integrazione perfetta per i suoi servizi pubblicitari. Gli analisti evidenziano anche che si potrebbe pensare a un’integrazione con i servizi di cloud computing di Google, per i quali l’azienda cerca un vantaggio che possa aiutarla nella lotta con Amazon Web Services e con Microsoft Azure.