I sondaggi non sono positivi per Sunak: il Regno Unito sembra destinato a cambiare direzione

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Written by Alessandro Calvo
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Attivo come analista economico dal 2009, collaboro con TradingOnline.com dove fornisco approfondimenti sul Forex, sulla macroeconomia e sul mercato azionario, prestando particolare attenzione alle economie in ascesa quali quelle di Turchia, Brasile, Indonesia e Cina. Ricopro inoltre il ruolo di caporedattore per il rinomato giornale online Criptovaluta.it, una risorsa chiave per chi è interessato al settore delle criptovalute e del Bitcoin. Il mio interesse si estende al mercato degli ETF, soprattutto quelli negoziati a New York, mantenendo sempre un'attenta osservazione sulle dinamiche di mercato.
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Presto verranno chiusi i sondaggi pre-elettorali nel Regno Unito in vista delle elezioni che si terranno il prossimo 4 luglio. In vista di questa occasione, i mercati finanziari iniziano a speculare sulla possibilità che anche questo tassello della scacchiera europea possa cambiare direzione rispetto al governo attuale e che, eventualmente, questo possa trasformarsi in un ulteriore indebolimento dei fondamentali del Vecchio Continente. Questo fine settimana ha visto la pubblicazione di tre diversi sondaggi secondo i quali l’ipotesi più probabile è che il Labour Party sia destinato a vincere le elezioni. Il partito conservatore di Sunak parte come forte svantaggiato, ma esiste ancora la possibilità di una rimonta.

Questa è stata una settimana particolarmente importante per la campagna elettorale del Regno Unito, che in questo momento si trova alla metà esatta della strada verso le elezioni. Questa tornata elettorale arriva proprio in virtù del fatto che Sunak, sentendo venir meno la maggioranza in Parlamento, abbia deciso di far tornare alle urne la popolazione inglese. Inoltre è stata la settimana in cui entrambi i principali partiti politici inglesi hanno pubblicato il proprio manifesto elettorale e il programma di governo, per cui i sondaggi raccolti durante questo fine settimana sembrano essere più indicativi della direzione in cui effettivamente potrebbero andare i voti del 4 luglio.

Sunak ha tre settimane per raddoppiare i suoi consensi

Governo bocciato sull’inflazione

L’economia rimane al primo posto tra le priorità che gli inglesi segnalano in materia elettorale ed è esattamente quello che sta facendo parlare di più la stampa in questo momento. La maggior parte della popolazione ritiene che il governo attuale non sia riuscito a risolvere il problema più pressante per il paese, cioè il tasso d’inflazione che continua a rimanere intorno ai massimi toccati nel corso degli ultimi 40 anni. La stessa Bank of England ritiene che il tasso d’inflazione inglese sia stato particolarmente difficile da abbassare, mostrandosi più ostinato di quello europeo e di quello americano. In questo momento in cui la BCE ha già abbassato i tassi e la Fed sembra in procinto di fare altrettanto, la BoE è ancora alle prese con un’inflazione molto elevata.

Il partito Labour guidato da Keir Starmer mostra in questo momento il 46% di supporto, un aumento di due punti percentuali rispetto ai risultati già molto incoraggianti che il partito aveva raccolto nei sondaggi della scorsa settimana. Questo significa che il programma di governo ha convinto gli elettori, mentre i conservatori del premier attuale hanno addirittura perso il 4% di supporto rispetto ai sondaggi della settimana precedente. Attualmente il supporto per i conservatori è al 21%, decisamente lontano da quello dei Labour.

Per il momento nessuna delle forze in campo mette in dubbio Brexit

Per i conservatori, peggiori risultati in 200 anni

Se effettivamente i dati delle elezioni dovessero confermare quelli dei sondaggi, il partito conservatore sarebbe diretto verso il suo peggior risultato elettorale degli ultimi 200 anni. Persino il partito di Nigel Farage, colui che ha guidato il Regno Unito verso Brexit, fa meglio: con il 24% delle preferenze, potrebbe essere la seconda forza politica del paese. Il partito Labour è favorevole a una maggiore prudenza fiscale, riforme sul lavoro e protezionismo: tutti elementi che ricordano l’agenda economica di Trump negli Stati Uniti, al punto che anche alcuni slogan sono molto simili. Non sono idee che dispiacciono ai mercati, ma la possibilità che la tensione sociale aumenti è un tema ancora al vaglio degli investitori.

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