Israele minaccia invasione di terra in Libano, tensione alle stelle: intervengono gli Stati Uniti

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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Quello che i mercati temono da mesi, cioè la possibilità che la guerra a Gaza possa trasformarsi in un conflitto su ampia scala e coinvolgere altri paesi, è diventata un’ipotesi più concreta che mai. L’esercito israeliano ha approvato uno piano per l’invasione del Libano e una guerra aperta con il paese confinante, dopo gli scontri che si sono verificati nel corso delle ultime settimane al confine. La parte sud del Libano, che confina con Israele, è completamente dominata dalla presenza del gruppo militare Hezbollah. Già dallo scorso ottobre, i miliziani di Hezbollah avevano iniziato a lanciare attacchi con razzi non guidati oltre il confine israeliano; di recente sono iniziati gli scontri a fuoco diretti con i soldati israeliani.

Il capo delle forze militari israeliani ha dichiarato che i piani per l’offensiva in Libano sono stati ormai validati e approvati, per cui sembra che da un momento all’altro l’esercito possa ricevere l’ordine di attaccare. Non si parla di operazioni speciali né di raid aerei, ma di un vero e proprio scontro militare aperto con invasione delle forze di terra. In questo momento, però, non è chiaro se si tratti di dichiarazioni volte a spaventare Hezbollah e scoraggiare altre schermaglie o se si tratti di una vera e propria dichiarazione di guerra.

presentazione della notizia su Israele che si dichiara pronto a un attacco in Yemen
Nel frattempo, gli Houthis hanno affondato la seconda nave commerciale nel mar Rosso

Escalation forte in poche ore

Tutto è cominciato con un video di nove minuti che le forze militari israeliane dichiarano di aver ricevuto da Hezbollah, ma che non è stato condiviso con la stampa. In questo video si vedrebbero delle immagini registrate con un drone, inquadrando infrastrutture strategiche israeliane come il porto di Haifa e il complesso militare di Rafael. Le forze militari israeliane si sono dette indignate al video, etichettandolo come “terrorismo psicologico” e hanno immediatamente organizzato le riunioni per coordinare una reazione a quanto accaduto. Per il momento il governo ha preferito rimanere cauto sulle proprie dichiarazioni, dicendo che in questo momento è “molto vicino” alla guerra ma non che si tratti di una sicurezza.

Israele e Libano si trovano teoricamente in una sezione di “cessate il fuoco” che va ormai avanti dal 2006, ed è riconosciuto dalle Nazioni Unite. L’inviato del governo americano, Amos Hochstein, ha già organizzato riunioni con i leader di entrambi i paesi per cercare di mettere un freno alle ostilità.

Il Libano invece si difende dicendo di non stare cercando un’escalation e di avere tutta l’intenzione di tornare a una condizione di pace e stabilità al confine. A dirlo è il primo ministro Najib Mikati, che si definisce un liberale che non ha nulla a che vedere con Hezbollah. Nel concreto, però, Hezbollah è l’entità che realmente governa la parte di paese limitrofa al confine israeliano e sembra star facendo tutto il possibile per provocare uno scontro diretto con Israele.

Hezbollah è finanziata per la gran parte dall’Iran

La reazione dei mercati

Per tutto il corso del 2024 è stato evidente come i mercati stiano reagendo in modo molto netto e nervoso a quello che succede in Israele, soprattutto quando si parla della possibilità che altri paesi vengano trascinati nel conflitto. Già le forti tensioni con l’Iran avevano causato una settimana di ribassi per i mercati, prima di un rapido recupero quando è diventato chiaro che i due eserciti non si sarebbero scontrati apertamente. La possibilità che l’intera regione del Medio Oriente affronti un momento di instabilità, considerando la quantità di petrolio che viene prodotta in questa zona, spaventa Wall Street. Se nel corso delle prossime 24 ore le dichiarazioni dovessero smorzare i toni, è prevedibile che la risposta non sarà nulla di troppo significativo; se invece una guerra fosse imminente, per le Borse sarebbe un duro colpo.

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