Per Italia e Europa male anche import-export. Decisione impossibile per BCE

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Written by Gianluca Grossi
Attivo come analista economico dal 2009, collaboro con TradingOnline.com dove fornisco approfondimenti sul Forex, sulla macroeconomia e sul mercato azionario, prestando particolare attenzione alle economie in ascesa quali quelle di Turchia, Brasile, Indonesia e Cina. Ricopro inoltre il ruolo di caporedattore per il rinomato giornale online Criptovaluta.it, una risorsa chiave per chi è interessato al settore delle criptovalute e del Bitcoin. Il mio interesse si estende al mercato degli ETF, soprattutto quelli negoziati a New York, mantenendo sempre un'attenta osservazione sulle dinamiche di mercato.
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Il Made in Italy non tira più. O forse è la Germania a non tirare, almeno secondo quelli che sono gli ultimi dati che raccontano la nostra economia. Oltre a un’inflazione che rimbalza e che crea più di qualche preoccupazione sia nel nostro Paese, sia per BCE, arriva anche la stangata dai dati sugli export. Per valori siamo a -6,1% rispetto all’anno precedente e facciamo ancora peggio se dovessimo tenere conto delle quantità, calate dell’8,6%. E al rallentamento degli export si abbina anche quello degli import, scesi del 9,3%, per una situazione complessiva che indirizza verso la stagnazione economica.

Non che la situazione a livello europeo sia migliore. A ridurre fortemente l’acquisto di merci e servizi italiani sono l’Austria e il Belgio, anche se i numeri che fanno più male sono quelli della Germania, che importa anno su anno l’8,7% in meno, segno anche quello di enormi difficoltà nel paese un tempo locomotiva d’Europa. E se Berlino piange, non possono certamente ridere Roma, Parigi, Madrid e gli altri membri dell’area di mercato comune, che dipendono in buona parte dalla capacità dell’industria e dei consumatori tedeschi di assorbire l’offerta di merci e servizi.

Male l’inflazione, ma sono altri i dati a preoccupare

Ci si aspettava un peggioramento sul fronte dell’inflazione, con tutti gli analisti che indicavano la certezza o quasi di un rimbalzo dell’indice dei prezzi. Rimbalzo che per il mese di luglio però è fonte di polemiche ancora maggiori: sono infatti i servizi della ricezione, come ristoranti, hotel e stabilimenti balneari e strutture simili a trainare la crescita dei prezzi, cosa che si inserisce già su polemiche roventi che si trascinano da tempo sulla gestione delle concessioni balneari. Polemiche che con ogni probabilità dureranno fino alla fine dell’estate, rischiando di far passare in sordina quelli che sono i dati più importanti usciti da questo venerdì forse non nero, ma comunque almeno grigio.

Grigio perché a pesare sull’outlook per l’economia italiana sono i pessimi dati su import e export, segnale inequivocabile di un’economia che sta stagnando a livello europeo, complice una Germania che ormai da tempo non sembrerebbe essere più essere in grado di svolgere quel ruolo di guida che ha assunto da almeno un ventennio.

Per BCE una bella gatta da pelare

Un’economia in rallentamento e un’inflazione persistente sono la peggiore delle combinazioni possibili per BCE, che forse sperava di avere dati che avrebbero accompagnato una decisione più semplice sui tagli ai tassi. Decisione che però, anche se dovessero arrivare data point di lettura più facile e chiara, non sarà certo facile.

Da un lato inoltre ci saranno a esercitare pressioni gli stati maggiormente in difficoltà, dall’altro permane una necessità di combattere il fenomeno inflativo con i pochi strumenti che si hanno a disposizione: tassi alti ancora a lungo e riduzione del balance sheet.

Nella speranza che ad ammorbidire l’incastro arrivi qualche dato più incoraggiante a partire dal prossimo mese. Speranza che però almeno per agosto (relativamente ai dati di luglio) è stata ampiamente disattesa.

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