Bond USA in ripresa: a Jackson Hole si punta su un Jerome Powell timido

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Written by Gianluca Grossi
Attivo come analista economico dal 2009, collaboro con TradingOnline.com dove fornisco approfondimenti sul Forex, sulla macroeconomia e sul mercato azionario, prestando particolare attenzione alle economie in ascesa quali quelle di Turchia, Brasile, Indonesia e Cina. Ricopro inoltre il ruolo di caporedattore per il rinomato giornale online Criptovaluta.it, una risorsa chiave per chi è interessato al settore delle criptovalute e del Bitcoin. Il mio interesse si estende al mercato degli ETF, soprattutto quelli negoziati a New York, mantenendo sempre un'attenta osservazione sulle dinamiche di mercato.
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I rendimenti dei bond USA tornano a crescere dopo la sbornia dovuta a aspettative sui tagli ai tassi di interesse negli Stati Uniti che saranno con ogni probabilità sconfessati. Mancano poche ore all’intervento di Jerome Powell in quel di Jackson Hole – parlerà venerdì 23 alle 16:00 – e le aspettative stanno convergendo – come anticipato da TradingOnline.com – verso un approccio certamente mite. Questo sia da parte del Presidente di Federal Reserve, sia da parte degli altri aventi diritto al voto all’interno del FOMC, la riunione che decide le politiche monetarie degli Stati Uniti d’America.

In breve: quello che ci aspettiamo noi e che si aspettano i migliori analisti è un Jerome Powell che non parlerà apertamente di tagli, che al massimo li indicherà come possibili e che mai e poi mai parlerà di 50 punti base di tagli sul tavolo per il prossimo 18 settembre. Una questione che sembrerebbe essere lapalissiana per i più attenti analisti e che lentamente sta trovando il suo prezzo anche sui mercati. A testimoniarlo la ripresa dei rendimenti dei bond durante la sessione americana di scambi.

Tutti i quadri di Federal Reserve invitano alla calma

La cronologia delle reazioni dei mercati a un agosto mai così… complicato sono state rapide, violente, irrazionali. Il mese si è aperto con il crollo del 5 agosto, di proporzioni tali da far chiamare addirittura per un intervento di urgenza da parte di Federal Reserve. Questione grandemente esagerata, vuoi perché Fed non ha nel suo mandato la tutela dei gain degli investitori, vuoi perché la situazione è ampiamente rientrata nella settimana successiva.

Si è tornati ad una sorta di punto di partenza: ci si è accorti, numeri alla mano, che l’unwind del carry trade sullo yen è stato di modesta entità e che in realtà niente di grave è accaduto sulle piazze USA e internazionali.

I dati del mercato del lavoro non sono ottimi, sono peggiori di quanto ci si attendesse, ma al tempo stesso sono ancora lontani dall’essere un segnale di imminente inflazione. In queste circostanze, aspettarsi un impegno, un segnale da parte di Federal Reserve in termini di tagli ai tassi di 50 punti base è certamente esagerato. E i mercati stanno lentamente comprendendo questa situazione, prezzandola correttamente soprattutto tramite bond.

Cosa potrebbe preoccupare a Jackson Hole

Come al solito quando si tratta di interventi di Jerome Powell, a pesare sarà più il tono delle sue parole che quanto concretamente affermerà. Siamo certi del fatto che vedremo ancora una volta JPow intervenire con toni soft, quasi melliflui, ma comunque ragionati.

E siamo certi che seguirà quanto hanno detto, in fila, tutti gli altri membri di Federal Reserve: in attesa dei dati, di altri data-point, alla ricerca della certezza che tagliare ora sia la cosa giusta da fare. E nel caso procedere comunque con grande attenzione, moderazione, sistematicamente e non spinti da questo o quel movimento di mercato.

Intanto però c’è chi teme che sia già troppo tardi. E l’equilibrio tra queste due posizioni porterà, inevitabilmente, ad un taglio modesto di 25 punti base. Per far contenti tutti e – si spera – per schivare la recessione.

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