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J&J, talco cancerogeno: la società sceglie la bancarotta

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Johnson & Johnson ha richiesto che la sua controllata LTL Management possa formalmente entrare in bancarotta, secondo le leggi americane che regolano la materia. Si tratta del secondo tentativo della multinazionale farmaceutica di lasciare che questa controllata possa ricorrere alla bancarotta, dovuta a una causa miliardaria che ha per oggetto il talco utilizzato nei prodotti. Pare infatti che il talco impiegato da J&J possa essere cancerogeno, e ci sono oltre 60.000 persone che stanno partecipando in qualità di consumatori al processo legale.

Nel suo primo tentativo di terminare il processo, Johnson & Johnson si offrì di pagare 2 miliardi di dollari come patteggiamento per chiudere la causa. Contestualmente richiese la bancarotta per LTL Management, che però fu rifiutata decretando la continuazione del processo legale. Ora l’azienda alza la posta: offre $8.9 miliardi in 25 anni come patteggiamento, un’offerta decisamente più alta rispetto a quella di due anni fa. L’azienda sostiene di avere già migliaia di consumatori pronti ad accettare questo patteggiamento.

presentazione della notizia secondo cui J&J sta cercando di negoziare un patteggiamento sulla causa sul borotalco cancerogeno
Il borotalco di Johnson & Johnson è stato uno dei best-seller dell’azienda per molti anni

I dettagli della causa in corso

La famosa “baby powder” di Johnson & Johnson è stata negli scaffali di farmacie e supermercati di tutto il mondo per anni. Nel 2020, però, l’azienda si è trovata travolta da decine di migliaia di cause legali in base a un’accusa molto forte: quella di aver commercializzato il prodotto malgrado questo contenga amianto. Un tema estremamente sentito, specialmente considerando che si tratta di prodotti destinati ai bambini e che l’amianto è un materiale notoriamente cancerogeno. Per quanto la società non abbia mai ammesso la sua colpevolezza, nel 2022 ha sostituito il talco con altri materiali.

Anche dopo essersi offerta di pagare quasi 9 miliardi di dollari per mettere fine al processo, la società continua a difendere la sua linea. Attraverso i suoi legali fa sapere che questa non è un’ammissione di colpevolezza, ma una maniera più efficiente di sistemare la vicenda rispetto ad affrontare l’intero processo. Sembra però un totale controsenso: un’azienda sicura di avere ragione dovrebbe essere felice di portare la causa nelle aule di tribunale e di vincere di fronte a una giuria neutra. Optare per un patteggiamento sembra esattamente l’ammissione di colpa che Johnson & Johnson non vuole fare apertamente.

foto della baby powder di johnson & johnson su uno scaffale di supermercato
L’azienda sostiene di avere decenni di ricerche scientifiche indipendenti a difendere la qualità dei propri prodotti

L’accusa vuole che la bancarotta venga rifiutata

I legali dell’accusa non vorrebbero che fosse approvata la bancarotta per la controllata di Johnson & Johnson. Secondo la loro opinione, questo sarebbe un modo di sfuggire alle responsabilità e di non assumersi pienamente le colpe dei danni causati ai consumatori. Ricordando che si tratta di uno dei prodotti per bambini più venduti al mondo, è chiaro che anche l’opinione pubblica vorrebbe sapere la verità sulla presenza di amianto nel talco e sul reale pericolo del borotalco venduto da Johnson & Johnson.

La controllata LTL fu creata nel 2021, proprio con l’obiettivo di essere la società che avrebbe raccolto tutti i brevetti e i prodotti di Johnson & Johnson nel settore del talco. L’obiettivo era quello di mettere la società in liquidazione dichiarando bancarotta, essenzialmente lasciando che il processo attacchi un bersaglio che non avrebbe messo a repentaglio i risultati della società madre. Una manovra controversa, che non funzionò dal momento che la società fu ritenuta troppo solida economicamente per accettare la bancarotta.

I legali dei consumatori hanno già reagito firmando un appello alla corte che si dovrebbe occupare del caso di bancarotta. In questo appello si legge chiaramente che all’azienda non dovrebbe essere concessa la bancarotta, dal momento che questo vorrebbe dire seppellire le responsabilità di un prodotto potenzialmente cancerogeno e trascurare il diritto di decine di migliaia di consumatori di sapere la verità.

Laureato in Economia Aziendale all'Università degli Studi di Torino, digital nomad e investitore esclusivamente in azioni. Gestore e chief-analyst del portafoglio azionario di TradingOnline.com. "Anche se difficile da ricordare a volte, un'azione in realtà non è un biglietto della lotteria...è la proprietà parziale di un'azienda" - Peter Lynch

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TSMC, gli utili crescono del 54% nel terzo trimestre a 10,11 miliardi $

Nel terzo trimestre 2024 gli utili di TSMC sono letteralmente esplosi grazie alla richiesta di chip per l’intelligenza artificiale.

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TSMC, gli utili crescono del 54% nel terzo trimestre a 10,11 miliardi $, trainati dall'intelligenza artificiale

Gli utili trimestrali di TSMC, il più grande produttore di chip su contratto al mondo, sono cresciuti del 54%, portando a casa un risultato superiore alle previsioni, trainati dalla domanda in continua crescita di chip necessari per sviluppare l’intelligenza artificiale.

Tra i principali clienti di TSMC ci sono Apple e Nvidia: quest’ultima sta beneficiando dell’adozione in vasta scala dell’IA e della tecnologia necessaria per farla funzionare.

Ma entriamo nel dettaglio vediamo quali sono i numeri di TSMC.

TSMC, numeri destinati a crescere nel tempo

Nel trimestre in corso TMSC stima che la spesa in conto capitale possa raddoppiare, arrivando a circa 11,5 miliardi di dollari. Il budget, con ogni probabilità, è destinato ad aumentare nel corso del 2025: l’azienda prevede che la domanda dei suoi prodotti continui a rimanere solida.

Nel corso dell’intero 2024, TSMC stima che i ricavi cresceranno del 30%. Le prospettive sono migliorate rispetto ad una precedente stima che prevedeva una crescita del 20%. TSMC ritiene che i ricavi derivanti dai processori destinati all’intelligenza artificiale siano destinati a rappresentare una percentuale pari al 20% del suo fatturato complessivo. Il management della società sottolinea come la domanda sia reale ed è destinata a durare molti anni.

Le solide performance e prospettive dell’azienda sottolineano la continua forte domanda di intelligenza artificiale, dopo che alcuni osservatori del settore hanno sollevato dubbi in seguito alle previsioni di vendita per il 2025 inferiori alle attese, diffuse all’inizio di questa settimana da ASML, il più grande fornitore al mondo di apparecchiature per la produzione di chip.

Tra l’altro TSMC prevede che la spesa in conto capitale nel 2024 possa essere superiore a 30 miliardi di dollari. La previsione precedente si era attestata a 20-32 miliardi, condizionata prevalentemente dalla corsa all’espansione della produzione. Nel 2025 è possibile che le spese in conto capitale risultino essere più elevate rispetto a quelle del 2024, anche se non sono state fornite delle cifre.

Piter Yang, gestore di fondi di Fuh Hwa Securities Investment Trust, ha  spiegato che i risultati di TSMC hanno spazzato via le preoccupazioni sul settore suscitate dagli utili di ASML. È un’azienda dominante ed è l’unica con tecnologie di processo avanzate che non si trovano in Intel o Samsung.

Utile record per TSMC

L’utile netto di TSMC nel terzo trimestre 2024 è letteralmente esploso: 325,3 miliardi di T$ (10,11 miliardi di dollari), il più alto mai registrato fino ad ora a livello trimestrale. Le stime prevedevano che gli utili si fermassero a  300,2 miliardi di T$.

TSMC ha dichiarato che i ricavi del terzo trimestre sono aumentati del 36% anno su anno a 23,5 miliardi di dollari. La scorsa settimana la società ha annunciato i ricavi del terzo trimestre in dollari di Taiwan, arrivando a 759,69 miliardi di T$.

Wendell Huang, CFO di TSMC, ha spiegato che l’attività dell’azienda è stata supportata da una forte domanda di smartphone e AI per le tecnologie 3nm e 5nm leader del settore. Entrando nel quarto trimestre del 2024, Huang prevede che l’attività continuerà a essere supportata da una forte domanda per le tecnologie realizzate dall’azienda.

La seconda metà dell’anno rappresenta tradizionalmente il periodo di punta per le aziende tecnologiche taiwanesi, impegnate a rifornire i clienti in vista delle festività di fine anno nei principali mercati occidentali.

Secondo TSMC, le spese in conto capitale nel terzo trimestre sono state pari a 6,4 miliardi di dollari, rispetto ai 6,36 miliardi di dollari del secondo trimestre.

Il boom dell’intelligenza artificiale ha contribuito a far salire le azioni TSMC, con le sue azioni quotate a Taipei che sono balzate del 75% dall’inizio dell’anno, rispetto a un guadagno del 28% per il mercato più ampio, attribuendo alla società una capitalizzazione di mercato di circa 840 miliardi di dollari.

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La Casa Bianca bacchetta Stellantis che non rispetta gli accordi con i sindacati

Periodo infelice per Stellantis, che viene bacchetta dalla Casa Bianca perché non rispetta gli accordi con il sindacato. E deve richiamare 44.500 Suv.

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La Casa Bianca bacchetta Stellantis che non rispetta gli accordi con i sindacati. E deve richiamare 44.500 Suv

Fuoco incrociato contro Stellantis negli Stati Uniti, dove la Casa bianca è intervenuta a sostegno dei lavoratori e del sindacato United Auto Workers dichiarando pubblicamente ed ufficialmente che il gruppo automobilistico italo-francese deve rispettare gli impegni presi con i propri dipendenti.

Stellantis, nel 2023, si era impegnata con Uaw ad aprire ed espandere la produzione nei siti che erano stati colpiti dalle precedenti chiusure degli stabilimenti. Karine Jean-Pierre, portavoce della Casa Bianca, è particolarmente stata dura con il gruppo automobilistico, tanto da ribadire che la volontà delle autorità statunitensi è vedere che Stellantis rispetti gli impegni presi con il sindacato e con le comunità locali.

Stellantis scende in campo la Casa bianca

La posizione di Stellantis negli Usa è sempre più problematica, anche alla luce delle recenti tensioni con Uaw, che, proprio nel corso delle ultime settimane, ha affermato che le sue sezioni locali potrebbero indire una serie di scioperi. Le accuse sono molto precise e sono state ribadite in più occasioni nel corso delle ultime settimane: Stellantis non sarebbe riuscita a mantenere gli impegni sui prodotti e sugli investimenti concordati con i sindacati dopo lo sciopero dello scorso anno.

In quell’occasione Stellantis aveva accettato  di investire 1,5 miliardi di dollari per riaprire il proprio stabilimento di assemblaggio chiuso di Belvidere in Illinois. Ma non solo, aveva concordato di costruire nuovi camion di medie dimensioni.

Ad agosto, per la prima volta, Stellantis aveva ammesso di aver rinviato alcuni investimenti: una decisione che sarebbe stata determinata dalle condizioni economiche. Nel corso dela giornata di mercoledì 16 ottobre 2024, però, aveva confermato di voler continuare ad investire negli Stati Uniti e di avere intenzione di creare nuovi posti di lavoro e sostenere le sue comunità. Nel corso del mese di novembre 2023 il presidente Joe Biden si era recato in Illinois con l’intento di promuovere l’accordo. 

Nelle ultime settimane Stellantis ha intentato qualcosa come 11 cause legali contro l’Uaw e le sue unità locali accusando il sindacato di aver violato il contratto sottoscritto con la minaccia di ulteriori scioperi a causa dei ritardi maturati dall’azienda. 

Il gruppo automobilistico italo francese ha annunciato un investimento di 235 milioni di dollari nel suo stabilimento di assemblaggio di Sterling Heights nel Michigan per supportare la produzione in corso di camion Ram. L’azienda ha aggiunto che, mentre gestisce la transizione all’elettrificazione, continuerà a rispettare l’accordo di contrattazione collettiva del 2023.

Stellantis richiama 44.500 Suv

I problemi di Stellantis, ad ogni modo, non sembrano essere finiti: ha dovuto richiamare qualcosa come 44.500 SUV crossover ibridi in tutto il mondo, perché il pedale del freno dei veicoli potrebbe disinnestarsi e smettere di funzionare.

Il richiamo include alcuni SUV ibridi plug-in Alfa Romeo Tonale modello 2024-2025 e alcuni SUV plug-in Dodge Hornet modello 2024 basati sulla stessa piattaforma.

L’annuncio è stato fatto in un documento depositato presso la US National Highway Traffic Safety Administration e in una dichiarazione separata di Stellantis. Il richiamo include 21.069 veicoli negli Stati Uniti, circa 2.280 in Canada, 134 in Messico e circa 20.987 fuori dal Nord America.

Secondo Stellantis alcuni Suv potrebbero avere un pedale del freno che potrebbe sganciarsi inavvertitamente durante la guida. L’azienda ha affermato di essere a conoscenza di 15 casi in tutto il mondo in cui i gruppi del pedale del freno sono collassati durante l’uso normale della vettura, che ha determinato un incidente, senza feriti segnalati.

Stellantis ha affermato che i concessionari rinforzeranno il pedale del freno aggiungendo un bullone e un dado. La società ha affermato che i proprietari dei modelli interessati potrebbero anche utilizzare il freno di stazionamento elettronico per rallentare il veicolo in modo controllato se dovessero riscontrare una perdita di potenza frenante. Stellantis ha affermato che il sistema di frenata automatica di emergenza, a meno che non venga disattivato, interverrà senza ulteriori azioni da parte del conducente quando rileva che una collisione è imminente.

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Morgan Stanley utili in crescita nel terzo trimestre. Ricavi da investment banking cresciuti del 56%

Numeri in crescita per Morgan Stanley nel terzo trimestre 2024. I ricavi da investment banking superano tutte le aspettative degli analisti.

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Morgan Stanley utili in crescita nel terzo trimestre. Ricavi da investment banking cresciuti del 56%

Terzo trimestre 2024 record per l’investment banking di Morgan Stanley, che ha superato le stime. E che, soprattutto, era riuscita a far salire le sue azioni di oltre il 3,5% prima dell’apertura del mercato.

I profitti delle banche di Wall Street, nel 2024, hanno sostanzialmente beneficiato della ripresa delle emissioni di debito sovrano, delle IPO e delle fusioni. Gli stessi banchieri sono ottimisti su nuove potenziali fusioni e acquisizioni, che contribuiranno a mantenere brillante il mercato dopo due anni di stagnazione.

Ted Pick, Ceo di Morgan Stanley, ha spiegato che la banca è riuscita a beneficiare di un ambiente costruttivo: i titoli istituzionali hanno visto slancio nei mercati e le attività di sottoscrizione hanno beneficiato di un solido coinvolgimento dei clienti.

Ma entriamo nel dettaglio e analizziamo quali sono stati i numeri di Morgan Stanley.

Morgan Stanley chiude brillantemente il terzo trimestre 2024

I ricavi da investment banking di Morgan Stanley sono cresciuti del 56% nel corso del terzo trimestre 2024. Solo per fare un confronto Goldman Sachs ha registrato un aumento delle commissioni pari al 20%, mentre JPMorgan Chase ha registrato un guadagno del 31%.

L’utile di Morgan Stanley è balzato a 1,88 dollari ad azione, superando le previsioni degli analisti che si attestavano su 1,58 dollari.

Secondo i dati di Dealogic, nell’intero settore i ricavi dell’investment banking sono aumentati del 21% nei primi nove mesi dell’anno, con un incremento del 31% in Nord America. I dati hanno mostrato che, nello stesso periodo, Morgan Stanley ha guadagnato la quarta commissione più alta a livello mondiale.

Sharon Yeshaya, CFO di Morgan Stanley, ha spiegato che stiamo assistendo a un aumento dell’attività sui mercati dei capitali azionari guidata dagli sponsor finanziari, non solo per le IPO negli Stati Uniti ma anche in Europa.

I ricavi da trading azionario sono balzati del 21% grazie al rally registrato dalle azioni. I ricavi da reddito fisso sono aumentati del 3%. L’utile della banca d’investimento è salito a 3,19 miliardi di dollari dai 2,41 miliardi di dollari dell’anno precedente.

Macrae Sykes, gestore del portafoglio presso Gabelli Funds, ha spiegato che Morgan Stanley sta ottenendo ottimi risultati in tutti i segmenti: Ted Pick ha costruito rapidamente la leadership della banca e ha guadagnato la fiducia degli investitori.

Aumenta la ricchezza di Morgan Stanley

Grazie a James Gorman – ex Ceo della società, nella quale manterrà la carica di presidente esecutivo fino alla fine del 2024 – Morgan Stanley è riuscita ad ampliare l’attività di gestione patrimoniale ed è riuscita a generare ricavi stabili e bilanciare la volatilità derivante dal trading e dall’investment banking.

Sukes ha spiegato che Morgan Stanley è diventata leader nell’implementazione della tecnologia patrimoniale, il che dovrebbe portare ad una migliore produttività dei consulenti e a guadagni in termini di azioni nella raccolta di asset.

I ricavi della gestione patrimoniale, un’area di interesse fondamentale, sono aumentati a 7,27 miliardi di dollari, rispetto ai 6,40 miliardi di dollari dell’anno precedente. L’azienda ha aggiunto 64 miliardi di dollari in nuovi asset netti e il totale degli asset dei clienti ha raggiunto i 6 trilioni di dollari.

Considerando che le attività della divisione di gestione degli investimenti ammontano a 1,6 trilioni di dollari, Morgan Stanley è più vicina al suo obiettivo di gestire 10 trilioni di dollari di attività dei clienti.

Pick ha spiegato che il totale delle attività dei clienti ha superato i 7,5 trilioni di dollari tra gestione patrimoniale e gestione degli investimenti, sostenuto da mercati azionari dinamici e afflussi netti di attività.

I ricavi della gestione degli investimenti sono saliti a 1,5 miliardi di dollari, rispetto ai 1,3 miliardi di dollari dell’anno precedente, grazie anche all’aumento delle commissioni di gestione patrimoniale e delle commissioni correlate.

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Unicredit, nella scalata a Commerzbank ha agito alla luce del sole dialogando con il governo tedesco

Nella scalata a Commerzbank, Unicredit avrebbe agito alla luce del sole dialogando con alcuni funzionari della cancelleria e del ministero delle finanze tedeschi.

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Unicredit, nella scalata a Commerzbank ha agito alla luce del sole dialogando con il governo tedesco

L’eventuale e al momento solo ipotetico matrimonio tra Unicredit e Commerzbank sembra sempre di più la trama dei Promessi sposi. Nei mesi precedenti l’acquisto della quota azionario della banca tedesca da parte di quella italiana, alcuni dirigenti di Unicredit avrebbero avuto dei colloqui con degli alti funzionari del governo tedesco, tra i quali ci sarebbero alcuni funzionari impiegati presso la cancelleria e il ministero delle finanze.

A rendere noti i colloqui intercorsi tra le parti è stata Reuters, che avrebbe visionato alcuni documenti dei parlamentari tedeschi.

Ma entriamo nel dettaglio e vediamo come si sta accadendo e quali sono gli ostacoli ad un eventuale matrimonio tra Unicredit e Commerzbank.

Unicredit su Commerzbank ha agisto alla luce del sole

Nel suo tentativo di scalata a Commerzbank, Unicredit ha agito alla luce del sole. Almeno stando alla documentazione visionata da Reuters. Alcuni dettagli degli incontri sono stati forniti in una risposta del governo a Matthias Hauer, un parlamentare tedesco: costituiscono uno dei resoconti più dettagliati dei contatti che si sono tenuti fino a questo momento tra la Germania e Unicredit, prima che quest’ultima iniziasse ad acquistare una quota importante di Commerzbank.

A questo punto è bene ricordare che il governo tedesco aveva dichiarato di essere sorpreso dalla mossa della banca italiana. Nella realtà dei fatti si scopre che Florian Toncar, segretario di Stato responsabile della vendita delle quote, ha parlato con Marion Hoellinger, responsabile della filiale tedesca di UniCredit, il 4 settembre in merito all’annuncio di un’agenzia governativa sulla vendita delle quote e di nuovo il 10 settembre.

Secondo la risposta del governo, che ha segnalato anche altri due colloqui con funzionari della cancelleria il 7 giugno e il 30 maggio, il presidente Pier Carlo Padoan ha incontrato Joerg Kukies, alto funzionario della cancelleria tedesca, a margine di una conferenza tenutasi a Parigi il 16 maggio. Ad ogni modo, benché il documento faccia luce sui vari incontri, offre pochi dettagli sul contenuto delle discussioni.

Hauer, deputato cristiano-democratico, ha affermato che la risposta ha evidenziato uno scambio vivace tra il governo tedesco e la banca italiana, sollecitando ulteriori indagini sulle modalità con cui il governo ha venduto l’intera quota a Unicredit anziché a un certo numero di investitori.

Sembra esplicitamente inserirsi in questo contesto la volontà della Germania di inasprire i requisiti di rendicontazione per gli investitori che stanno aumentando le loro partecipazioni nelle aziende del Paese. Anche se al momento stiamo parlando solo e soltanto di ipotesi, la mossa arriva subito dopo che Unicredit ha acquistato una consistente quota della Commerzbank.

La Germania starebbe valutando se obbligare gli investitori a rivelare una partecipazione del 3% costituita da una combinazione di azioni e derivati. La norma attuale prevede la divulgazione di tali partecipazioni combinate al livello del 5%.

Unicredit aveva costruito silenziosamente una quota di circa il 4,5% in Commerzbank attraverso azioni e derivati, ​​che non era stata tenuta a divulgare prima di acquistare un’ulteriore quota del 4,5% della banca dal governo tedesco a settembre.

Anche il sindacato si oppone a Unicredit

A mettersi di traverso ad un potenziale matrimonio tra Commerzbank ed Unicredit c’è anche il sindacato tedesco Verdi.

Frederik Werning, un funzionario del sindacato Verdi e membro del Consiglio di sorveglianza della Commerzbank, ha spiegato che l’opposizione non è dovuta al fatto che l’offerente è una banca italiana. Potrebbe essere francese o spagnola. Secondo Werning quando si fa una fusione ogni volta si dice che non cambierà nulla, ma una volta su due le promesse non vengono mantenute e si perdono dei posti di lavoro in Germania e in Italia.

Werning ha aggiunto che le banche che nasceranno dalla fusione si occuperanno dell’integrazione per almeno due anni, in un momento in cui la Germania ha bisogno di incrementare gli investimenti.

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Stellantis, con le azioni che hanno perso il 45% da inizio anno si pensa a licenziare i dipendenti

A Parigi si fa il punto della situazione sul futuro di Stellantis, condizionato dalle ipotesi di chiusura degli stabilimenti e di licenziamenti degli operai.

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Stellantis, con le azioni che hanno perso il 45% da inizio anno si pensa a chiudere gli stabilimenti e a licenziare i dipendenti

Giornata ricca di appuntamenti per Carlos Tavares, amministratore delegato di Stellantis, che a Parigi ha in programma un folto calendario di eventi. Il Ceo del gruppo italo francese deve tornare a combattere dopo un massiccio profit warning a fine settembre e dopo che è stata annunciata la data del pensionamento prevista per il 2026. Ricordiamo che Stellantis, il 30 settembre 2024, ha scioccato gli investitori abituati a dei margini di profitto elevati comunicando il crollo delle vendite negli Usa. 

Da inizio anno le azioni del gruppo automobilistico sono crollate del 45%. In un primo momento Tavares aveva liquidato i problemi negli Stati Uniti come un piccolo errore operativo: il titolo Stellantis ha ripreso a scendere proprio nella giornata di venerdì, dopo che è stato annunciato che il manager, alla scadenza del suo contratto, andrà in pensione. Una dichiarazione che non avrebbe calmato gli investitori. A poco è servito il rimpasto dirigenziale.

Stellantis, di cosa si preoccupano gli investitori

Carlos Tavares ha un passato senza macchia: considerato invincibile, aveva contribuito a rilanciare il produttore Peugeot Psa e ha supervisionato la fusione con Fca che ha portato alla nascita di Stellantis. Oggi il manager si trova in una posizione inedita e senza precedenti, difficile da gestire.

Tavares dovrebbe intervenire in cinque differenti eventi, gli stessi che vedono coinvolti Luca de Meo, Ceo di Renault, e i dirigenti di Bmw e Volkswagen.

Tavares dovrà spiegare come intende risollevare le sorti di Stellantis nei suoi restanti 18 mesi alla guida, in un periodo di crescente concorrenza da parte dei rivali cinesi più economici, domanda debole e costi crescenti.

Intervenendo alla radio francese RTL, Tavares ha rifiutato di escludere tagli di posti di lavoro e ha affermato che per tenere il passo con la concorrenza cinese e continuare a generare profitti potrebbe essere necessario chiudere stabilimenti o vendere marchi.

Secondo Tavares potrebbero essere necessari dei grandi sforzi e ha aggiunto che saranno i clienti del gruppo a decidere quali marchi avranno un futuro e quali potranno essere ceduti. Ha anche affermato che i problemi dell’azienda negli Stati Uniti dovrebbero essere risolti entro la fine dell’anno.

Secondo Tavares Stellantis ha un problema di scorte eccessive e ritiene di poter affermare con sicurezza che il problema sarà risolto prima di Natale 2024.

I dati degli analisti e le interviste con gli operatori del settore evidenziano gravi errori operativi commessi da Stellantis negli Stati Uniti, che ha aumentato i prezzi oltre le possibilità dei clienti. Si è mossa, poi, troppo lentamente nel porre un rimedio a questo problema, introducendo dei modelli a prezzo scontato: questo ha fatto sì che decine di migliaia di auto rimanessero bloccate nei concessionari.

I problemi di Stellantis negli Usa

Erin Keating, analista presso la società di ricerca Cox Automotive, spiega che per troppo tempo Stellantis ha cercato di essere dura sui prezzi. 

I concessionari lamentano che, oltre ai prezzi eccessivi, Stellantis ha dismesso i veicoli entry-level e ha investito poco nelle auto più popolari, mentre i rivali, tra cui Ford e General Motors hanno rinnovato il loro catalogo. In particolare, la Ford ha fatto concorrenza alla Jeep con il suo SUV Bronco.

David Kelleher, presidente di David Auto Group, che ha un punto vendita Chrysler-Dodge-Jeep-Ram fuori Philadelphia, ha affermato che quando Stellantis è stata creata nel 2021 vendeva in media 165 auto nuove al mese. Quest’anno, la cifra è scesa a 89. Secondo Kelleher c’è bisogno di un CEO che conosca il mercato nordamericano.

Tavares si trova di fronte a scelte difficili e a una possibile battaglia con il sindacato United Auto Workers (UAW) per risolvere i problemi di Stellantis. L’UAW ha minacciato di scioperare per i ritardi negli investimenti, provocando azioni legali da parte di Stellantis che accusa il sindacato di violazione del contratto.

Gli esperti affermano che, a lungo termine, Stellantis dovrà valutare se avrà bisogno di quattro marchi statunitensi distinti.

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