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J&J, talco cancerogeno: la società sceglie la bancarotta

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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Johnson & Johnson ha richiesto che la sua controllata LTL Management possa formalmente entrare in bancarotta, secondo le leggi americane che regolano la materia. Si tratta del secondo tentativo della multinazionale farmaceutica di lasciare che questa controllata possa ricorrere alla bancarotta, dovuta a una causa miliardaria che ha per oggetto il talco utilizzato nei prodotti. Pare infatti che il talco impiegato da J&J possa essere cancerogeno, e ci sono oltre 60.000 persone che stanno partecipando in qualità di consumatori al processo legale.

Nel suo primo tentativo di terminare il processo, Johnson & Johnson si offrì di pagare 2 miliardi di dollari come patteggiamento per chiudere la causa. Contestualmente richiese la bancarotta per LTL Management, che però fu rifiutata decretando la continuazione del processo legale. Ora l’azienda alza la posta: offre $8.9 miliardi in 25 anni come patteggiamento, un’offerta decisamente più alta rispetto a quella di due anni fa. L’azienda sostiene di avere già migliaia di consumatori pronti ad accettare questo patteggiamento.

presentazione della notizia secondo cui J&J sta cercando di negoziare un patteggiamento sulla causa sul borotalco cancerogeno
Il borotalco di Johnson & Johnson è stato uno dei best-seller dell’azienda per molti anni

I dettagli della causa in corso

La famosa “baby powder” di Johnson & Johnson è stata negli scaffali di farmacie e supermercati di tutto il mondo per anni. Nel 2020, però, l’azienda si è trovata travolta da decine di migliaia di cause legali in base a un’accusa molto forte: quella di aver commercializzato il prodotto malgrado questo contenga amianto. Un tema estremamente sentito, specialmente considerando che si tratta di prodotti destinati ai bambini e che l’amianto è un materiale notoriamente cancerogeno. Per quanto la società non abbia mai ammesso la sua colpevolezza, nel 2022 ha sostituito il talco con altri materiali.

Anche dopo essersi offerta di pagare quasi 9 miliardi di dollari per mettere fine al processo, la società continua a difendere la sua linea. Attraverso i suoi legali fa sapere che questa non è un’ammissione di colpevolezza, ma una maniera più efficiente di sistemare la vicenda rispetto ad affrontare l’intero processo. Sembra però un totale controsenso: un’azienda sicura di avere ragione dovrebbe essere felice di portare la causa nelle aule di tribunale e di vincere di fronte a una giuria neutra. Optare per un patteggiamento sembra esattamente l’ammissione di colpa che Johnson & Johnson non vuole fare apertamente.

foto della baby powder di johnson & johnson su uno scaffale di supermercato
L’azienda sostiene di avere decenni di ricerche scientifiche indipendenti a difendere la qualità dei propri prodotti

L’accusa vuole che la bancarotta venga rifiutata

I legali dell’accusa non vorrebbero che fosse approvata la bancarotta per la controllata di Johnson & Johnson. Secondo la loro opinione, questo sarebbe un modo di sfuggire alle responsabilità e di non assumersi pienamente le colpe dei danni causati ai consumatori. Ricordando che si tratta di uno dei prodotti per bambini più venduti al mondo, è chiaro che anche l’opinione pubblica vorrebbe sapere la verità sulla presenza di amianto nel talco e sul reale pericolo del borotalco venduto da Johnson & Johnson.

La controllata LTL fu creata nel 2021, proprio con l’obiettivo di essere la società che avrebbe raccolto tutti i brevetti e i prodotti di Johnson & Johnson nel settore del talco. L’obiettivo era quello di mettere la società in liquidazione dichiarando bancarotta, essenzialmente lasciando che il processo attacchi un bersaglio che non avrebbe messo a repentaglio i risultati della società madre. Una manovra controversa, che non funzionò dal momento che la società fu ritenuta troppo solida economicamente per accettare la bancarotta.

I legali dei consumatori hanno già reagito firmando un appello alla corte che si dovrebbe occupare del caso di bancarotta. In questo appello si legge chiaramente che all’azienda non dovrebbe essere concessa la bancarotta, dal momento che questo vorrebbe dire seppellire le responsabilità di un prodotto potenzialmente cancerogeno e trascurare il diritto di decine di migliaia di consumatori di sapere la verità.

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