L’India segue l’esempio dell’UE su Big Tech: Amazon, Google e Apple in rivolta, ma non basta

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Written by Alessio Ippolito
Attivo nel settore del digitale dal 2008, ricopro il ruolo di CEO e fondatore di ALESSIO IPPOLITO S.R.L. Editore, un'entità che possiede una rete di oltre 70 siti internet, concentrata sul mondo degli investimenti finanziari. Registrato presso l'Ordine dei Giornalisti di Roma dal 22/02/2022. Attualmente, sono il direttore responsabile della rinomata pubblicazione sulle criptovalute, Criptovaluta.it. A marzo 2023, ho assunto inoltre la direzione di TradingOnline.com, espandendo ulteriormente il mio impegno nel giornalismo finanziario.
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Fact checked by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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Big Tech ha problemi in India, qualcosa che fino a pochi anni fa sarebbe stato difficile pensare. Fino a questo momento, l’ecosistema tech indiano è stato molto legato alle aziende americane come Google, Amazon e Apple: proprio queste tre aziende, però, in questo momento sono pronte a dare battaglia al nuovo decreto sulla concorrenza che il paese si appresta ad approvare. Le nuove misure andrebbero a seguire quelle introdotte dall’Unione Europea nel 2022 e che hanno portato Apple a perdere il monopolio dei download di applicazioni dall’App Store: più concorrenza, un mercato uguale per tutti e barriere alle aziende che provano a barricare gli utenti dentro al loro ecosistema.

Le tre società hanno già comunicato alla stampa, alle autorità indiane e ai propri investitori che si aspettano di perdere risultati in seguito a questa riforma. Si parla soprattutto dei ricavi relativi a servizi come Apple Store, Google Play e Amazon Prime: qualunque forma di abbonamento o di pacchetto che include più di un servizio della stessa società è direttamente minacciato. La notizia ancora più importante è però il messaggio che passa da questa nuova riforma: ora l’India sa di avere la massa critica necessaria per costringere Big Tech a seguire le proprie direttive.

presentazione della notizia su Big Tech che osteggia la riforma antitrust in India
Per Big Tech, si parla di danni per miliardi di dollari nel caso in cui la riforma sia approvata

Pronto il nuovo regolamento sulla concorrenza

Il governo indiano è da tempo al lavoro sul Digital Competition Bill, che potrebbe essere approvato già nelle prossime settimane. Si tratta di una misura che andrebbe a colpire tutte le società con ricavi superiori a $30 miliardi e che hanno almeno 10 milioni di utenti nel paese. Essenzialmente, nel mirino ci sono le Big Tech americane. A queste verrà chiesto, prima di tutto, di non sfruttare più a fine di marketing i dati che gli utenti non rendono esplicitamente pubblici. Inoltre non si potranno costringere gli utenti a restare all’interno di un solo ecosistema, come nel caso delle applicazioni per iPhone che in questo momento possono essere scaricate solo da Apple Store.

Apple è quasi certamente l’azienda che ha di più da perdere con l’introduzione delle nuove misure a tutela della concorrenza, dal momento che trattiene il 30% di tutte le transazioni che avvengono sulle app scaricate dallo store ufficiale. Anche se questa è una fonte relativamente piccola di fatturato per il gruppo, il fatto che la società non debba spendere quasi nulla in cambio della provvigione che trattiene la rente una fonte molto importante di utili. La situazione è simile per Google: potrebbero essere sfidate la posizione di Chrome come browser predefinito e Google come motore di ricerca predefinito per i dispositivi Android.

foto di un iPhone nella schermata principale
L’India è stato il mercato dove Apple è cresciuta di più nel Q1 2024

Festeggiano le startup locali

Big Tech osteggia questa riforma tanto quanto le startup indiane la supportano: nel paese c’è la sensazione che passare questo nuovo atto sulla concorrenza permetterà alle piccole società locali di competere in un’arena competitiva più equa, dove i colossi non sono necessariamente avvantaggiati dal loro controllo dell’hardware utilizzato dagli utenti. In passato la Cina e la Russia hanno preso decisioni simili, che alla lunga hanno portato questi paesi a usare piattaforme di e-commerce, motori di ricerca, browser e persino social media diversi da quelli utilizzati in Occidente. L’India è un mercato con le dimensioni sufficienti per poter seguire la stessa traiettoria, e ora ha anche il peso economico e politico per poter intraprendere questa strada. In passato Big Tech avrebbe minacciato di ritirare i propri servizi dal mercato locale, ma oggi nessuna delle società coinvolte si sente così forte da poter tentare una strada simile nelle negoziazioni.

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