Parlano Jerome Powell e Christine Lagarde: dall’incontro di BCE nessuna indicazione, ma…

Avatar di Gianluca Grossi
Written by Gianluca Grossi
Attivo come analista economico dal 2009, collaboro con TradingOnline.com dove fornisco approfondimenti sul Forex, sulla macroeconomia e sul mercato azionario, prestando particolare attenzione alle economie in ascesa quali quelle di Turchia, Brasile, Indonesia e Cina. Ricopro inoltre il ruolo di caporedattore per il rinomato giornale online Criptovaluta.it, una risorsa chiave per chi è interessato al settore delle criptovalute e del Bitcoin. Il mio interesse si estende al mercato degli ETF, soprattutto quelli negoziati a New York, mantenendo sempre un'attenta osservazione sulle dinamiche di mercato.
Scopri i nostri principi editoriali

Oggi è stato il giorno più importante dell’incontro annuale durante il quale BCE invita i principali banchieri centrali del pianeta, per parlare di politiche monetarie e di andamento dell’economia. Il giorno più importante perché ha visto la partecipazione del chairman di Federal Reserve, Jerome Powell. In un panel che ha visto anche la partecipazione del capo della banca centrale brasiliana Roberto Campos Neto, c’è stato spazio anche per discutere di outlook sull’inflazione, pressioni politiche e tutto ciò che in questi giorni sta tenendo sulle spine i mercati.

A fare da mite, come sempre, Jerome Powell, che si è sbilanciato poco, se non nel rivendicare l’assoluta indipendenza di Federal Reserve dalla politica, anche in risposta a vecchi attacchi di Donald Trump. Più interessante forse quanto è venuto fuori da Christine Lagarde. Tutto ciò che si è detto però sarà comunque di interesse per chi opera sui mercati ed è in attesa di rivelazioni da parte di chi di fatto sta governando l’economia oggi.

LAGARDE UP POWELL
Dal Portogallo poche novità

Si parla in Portogallo: ecco cosa hanno detto Powell, Lagarde e Campos Neto

Il parterre è quello delle grandi occasioni: difficilmente infatti c’è la possibilità di ascoltare i due banchieri centrali più potenti del mondo, a capo di Fed e di BCE, dallo stesso palco. L’occasione è quella della convention annuale che BCE tiene anche allo scopo di parlare di policy e diversi dei dettagli che sono emersi sono interessanti.

Il primo è che entrambi i banchieri centrali non vedono l’inflazione tornare al target del 2% per il 2025. Da qui ad un anno infatti entrambi vedono un range tra il 2% e il 2,5% e lo riterrebbero un successo dopo che l’inflazione ha dimostrato di essere piuttosto persistente, o meglio sticky, come si dice in gergo tecnico.

Jerome Powell si è spinto a parlare di politica, rivendicando di nuovo l’assoluta indipendenza dell’istituto dalla politica, anche quando questa si fa particolarmente rumorosa. Ha avuto anche spazio per commentare la situazione del deficit degli Stati Uniti, una situazione di deficit insostenibile già sul breve periodo e che costringerà, pena l’arrivo di problemi ben più importanti che si abbatteranno sulla più grande economia del mondo.

Parzialmente simili i toni di Christine Lagarde, che ha però sottolineato come le evoluzioni politiche (il riferimento è chiaramente alla situazione francese) siano oggetto di osservazione da parte di Francoforte, per quanto in realtà il sottinteso sia che di strumenti di politica monetaria al momento ce ne siano pochi a libera disposizione.

A preoccupare, inoltre, sono ancora i servizi, i cui prezzi sembrano soffrire una maggiore fatica nel tornare alla normalità del 2% fissato nel mantra di tutte le principali banche centrali.

Poche indicazioni per i mercati

Nessuna indicazione su futuri tagli ai tassi

Se per diversi commentatori Jerome Powell è apparso come più intenzionato ad aprire a eventuali tagli a settembre (per quanto non sia stato pronunciato niente in tal senso), da Christine Lagarde arrivano esattamente zero indicazioni. La sensazione predominante adesso sui mercati è che BCE dovrà temporeggiare, nel timore di offrire spazio ad un’inflazione sempre preoccupante. Labbra invece completamente cucite da Campos Neto, che vive una situazione politica più tesa con la presidenza e in un contesto assai diverso da quello di Francoforte e Washington.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *