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Petrolio, l’attacco iraniano ha messo le ali alle quotazioni

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Le crescenti preoccupazioni relative alle tensioni in Medio Oriente, che sono sfociate nell’attacco missilistico dell’Iran su Israele, hanno condizionato le quotazioni del petrolio, che sono cresciute del 2%. I timori sono legati alle potenziali ripercussioni sulla produzione del greggio nella regione, che potrebbe essere condizionata dall’allargarsi della guerra.

I future sul Brent hanno sfiorato i 75,19 dollari al barile, guadagnando il 2,2% pari a 1,63 dollari; mentre il greggio statunitense West Texas Intermediate (WTI) si è attestato a 71,53 dollari, guadagnando il 2,4% a 1,70 dollari.

Nel corso della giornata di martedì 1° ottobre 2024 entrambi i benchmark sono cresciuti del 5%, per poi chiudere ad un +2,5%.

Le tensioni in Medio Oriente impattano sul prezzo del petrolio

Iran ha dichiarato, proprio questa mattina, che il suo attacco missilistico contro Israele sarebbe terminato. Sempre che non arrivino delle provocazioni. Stati Uniti e Tel Aviv, invece, hanno promesso di reagire a Teheran. I timori che la guerra si possa allargare si stanno ampliando.

Secondo Tamas Varga, intermediario petrolifero PVM, nel caso in cui il conflitto si dovesse allargare potrebbe includere il danneggiamento o la distruzione degli impianti petroliferi iraniani. La minaccia di Teheran è stata abbastanza pesante: qualsiasi risposta israeliana all’attacco porterebbe ad una vasta distruzione. 

Varga ha osservato che la rappresaglia dell’Iran o dei suoi alleati potrebbe colpire le strutture petrolifere saudite come nel 2019 o vedere la chiusura dello Stretto di Hormuz. Ognuno di questi eventi farebbe irrimediabilmente aumentare considerevolmente i prezzi del petrolio.

In un’ulteriore escalation del conflitto, questa mattina l’esercito israeliano ha inviato una serie di unità regolari di fanteria e delle unità corazzate per cooperare alle operazioni di terra nel Libano meridionale contro Hezbollah sostenuto dall’Iran.

Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha programmato per mercoledì una riunione sul Medio Oriente e l’Unione Europea ha chiesto un cessate il fuoco immediato.

Secondo gli analisti di ANZ, la produzione di petrolio dell’Iran ha raggiunto ad agosto il livello più alto degli ultimi sei anni, ovvero 3,7 milioni di barili al giorno.

In una nota Capital Economics ha spiegato che una forte escalation da parte dell’Iran rischia di portare gli Stati Uniti in guerra. L’Iran rappresenta circa il 4% della produzione mondiale di petrolio. Fattore importante da prendere in considerazione è il seguente: la possibilità che l’Arabia Saudita aumenti la produzione nel caso in cui le forniture iraniane dovessero venire interrotte.

Un gruppo di ministri dell’Opec, che include la Russia, si riunirà per esaminare il mercato, senza che siano previsti cambiamenti di politica. Il gruppo è pronto ad aumentare la produzione da dicembre di 180.000 bpd al mese.

Gli analisti di Anz spiegano che qualsiasi accenno alla prosecuzione degli aumenti della produzione potrebbe compensare le preoccupazioni relative alle interruzioni delle forniture in Medio Oriente.

Tuttavia, il ministro del petrolio saudita ha affermato che i prezzi del petrolio potrebbero scendere fino a 50 dollari al barile se i membri dell’Opec non rispettassero i limiti di produzione concordati, ha riferito mercoledì il Wall Street Journal citando i delegati del gruppo dei produttori di petrolio.

Petrolio, le strutture iraniane nel mirino di Israele

Le strutture petrolifere iraniane sarebbero finite nel mirino di Israele. Tel Aviv, infatti, starebbe studiando una risposta significativa all’attacco missilistico subito.

I dettagli e i tempi, ad ogni modo, devono ancora essere decisi. Stando a quanto riferisce il sito di notizia Axios – che ha citato dei funzionari israeliani – tra gli obiettivi di Israele ci sarebbe anche il sistema di difesa aerea iraniano e alcuni personaggi di spicco del regime.

Benjamin Netanyahu, nella giornata di ieri, ha sottolineato come l’Iran abbia commesso un grosso errore. E, per questo, ne pagherà le conseguenze. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha affermato che gli Usa starebbero lavorando con Israele per fornire la propria risposta.

Pierpaolo Molinengo
Pierpaolo Molinengohttps://www.pierpaolomolinengo.com/
Laureato in materie letterarie e giornalista pubblicista iscritto all'Albo dal 2002 [Link di verifica iscrizione all'Albo]. Ho iniziato ad occuparmi di Economia fin da subito, concentrandomi dapprima sul mercato immobiliare, sul fisco e i mutui, per poi allargare i miei interessi ai mercati emergenti ed ai rapporti Usa-Russia. Scrivo di attualità, tasse, diritto, economia e finanza.

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